IL VENERDÌ NERO DELLA 'MANOVRA DEL POPOLO' SI CHIUDE CON 22 MILIARDI BRUCIATI A PIAZZA AFFARI (-3,5%) E UNO SPREAD A 267. PIÙ BASSO DEL PICCO DI 281 TOCCATO IN GIORNATA, MA 30 PUNTI BASE SOPRA ALLA CHIUSURA DI IERI - CONFINDUSTRIA E SINDACATI IN REALTÀ SONO CAUTI: ''NON BISOGNA SBAGLIARE LE MISURE'', E CALENDA ATTACCA GLI INDUSTRIALI
- BORSA: PER MILANO VENERDÌ NERO, SOTTO PRESSIONE BANCHE
(ANSA) - Venerdì nero per Piazza Affari con il mercato che mal digerisce la nota di aggiornamento al Def che prevede per i prossimi 3 anni un deficit-pil al 2,4%. A fine giornata è profondo rosso per tutto il listino con il Ftse Mib che lascia sul terreno il 3,72% a 20.711 punti. Il Ftse All Share, l'indice che rappresenta tutte le azioni del listino milanese, perde il 3,51%, mandando in fumo oltre 22 miliardi di euro di capitalizzazione.
Sotto tiro finiscono i bancari con perdite da capogiro comprese tra il 9,43% di Banco Bpm e il 6,73% di Unicredit. Non sono da meno le vendite sulle aziende che hanno una partecipazione pubblica. Tra le più bersagliate Poste (-4,28%) che si riavvicina ai valori della quotazione. Tra le altre Snam e Tim perdono il 4%, Leonardo il 3,5% Terna il 3,04%, Eni l'1,51%. L'unica che tiene è Saipem (+0,68%). Lo spread tra il Btp e il Bund chiude in rialzo a 267 punti base da 235 punti, col tasso sul decennale al 3,13%.
- INDUSTRIA-SINDACATI CAUTI, ORA NON SBAGLIARE MISURE
(ANSA) - Più che tenuta dei conti pubblici e sfiducia dei mercati, con lo spread che sale e Piazza Affari che crolla, a preoccupare via dell'Astronomia è che la mossa di alzare il deficit al 2,4% possa essere poi giocata male dal Governo. Confindustria teme che possa far "danni" invece di investire le maggiori risorse disponibili per le priorità: crescita e lavoro. Così è cauto il leader degli industriali, Vincenzo Boccia: nessun grido d'allarme sul deficit, parla anzi di "nervosismo eccessivo" dei mercati;
E chiarisce: "Si può fare più debito pubblico" ma "lo sforamento del deficit nella 'Manovra del popolo' porterà più crescita e lavoro? Questa è la vera domanda. Perché il problema non è soltanto più debito o meno debito, ma come lo usiamo". Va dimostrato anche all'Europa che non sarà solo "spesa ordinaria e spreco". Già ieri, prima del varo del Def in Consiglio dei Ministri, il presidente di Confindustria aveva anticipato la sua linea: al Governo "auguro di non fare danni e di investire sulla crescita".
Ed è un approccio in sintonia con la linea di Cgil, Cisl e Uil. Questo non vuol dire che agli industriali sia piaciuta la scena dei festeggiamenti dal balcone di Palazzo Chigi: non si festeggia per il via libera all'aumento del deficit ma, fatta questa scelta - è il senso del clima in via dell'Astronomia -, ci sarà da festeggiare solo se e quando si tradurrà in misure efficaci e quindi nei risultati di cui il Paese ha bisogno: crescita e lavoro".
E' duro l'ex ministro Carlo Calenda che conosce bene Confindustria per aver lavorato in via dell'Astronomia al fianco di Luca Cordero di Montezemolo, e che dopo aver già parlato di "voce flebile" e "mancanza di coraggio" aggiunge: "Il giorno in cui la Borsa è in caduta libera e lo spread schizza Confindustria critica il nervosismo dei mercati e finge di non conoscere i contenuti del Def pur di non prendere posizione sul Governo. Mai vista una debolezza così. Gli imprenditori italiani meritano di meglio".
Anche dal fronte sindacale l'attenzione si è già spostata dal Def alla Legge di Bilancio: "Le scelte di sforamento del rapporto deficit/pil devono rispondere alle necessità del Paese e non al mero consenso elettorale, come la flat tax", avverte la Cgil, che chiede "un confronto urgente" con i sindacati. Per la leader della Cisl, Annamaria Furlan, "pochi decimali in più o in meno servono se fanno ripartire il Pil e cioè la crescita e di conseguenza l'occupazione". E la Uil, con il segretario generale Carmelo Barbagallo, chiede misure "per ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni, per fare investimenti e per discutere di assistenza e previdenza".