VISCO INFERNO – DOPO IL CASO DI MENESTRINA ASSUNTO DA ZONIN COME DIRETTORE FINANZIARIO ALTRI TRE ISPETTORI PROVENIENTI DA BANKITALIA SONO FINITI A LAVORARE ALLA CORTE DI POP VICENZA (IN UN CASO DOPO AVER FATTO I CONTROLLI) -IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE D'INCHIESTA CASINI AVEVA PARLATO DI PORTE GIREVOLI “TRA BANCHE VIGILATE E VIGILANTI”

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ALTI TRE ISPETTORI DI BANKITALIA FINITI A LAVORARE ALLA CORTE DI ZONIN
Francesco Bonazzi per la Verità

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Altri tre ispettori di Bankitalia finiti al lavorare alla corte di Zonin Dopo il caso di Menestrina, svelato ieri dalla «Verità», spuntano i nomi di Lio, Onofri e Romito, assunti dal gruppo Pop Vicenza, provenienti dalla vigilanza di Bankitalia. In un caso proprio dopo aver fatto i controlli francesco bonazzi per la Verità La girandola delle «porte girevoli» tra Popolare di Vicenza e Banca d' Italia non si ferma più. Dopo il caso di Lucio Menestrina, svelato ieri dalla Verità, abbiamo individuato altri tre ispettori assunti da Gianni Zonin direttamente dal serbatoio strategico di Banca d' Italia. Sono Mario Lio, Giancarlo Onofri e Francesco Romito.
 

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Nel caso di Lio, si tratta di un' assunzione che si realizza proprio in seguito a una verifica da lui portata a termine per conto di Via Nazionale, proprio nella banca dove poi approderà. Le rassicurazioni di Ignazio Visco non bastano più. Per toccare con mano la vischiosità dei rapporti tra la Popolare di Vicenza e la Banca d' Italia basta ricordare un episodio del 19 settembre 2013. Quel giorno, in un palazzo di via del Tritone, esempio tipico del «barocchetto romano», va in scena la pomposa inaugurazione della sede romana della Bpvi. Alla presenza di un impressionante numero di «autorità», tra le quali spiccava l' allora ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, Gianni Zonin presenta ufficialmente il nuovo consigliere per le relazioni nazionali e internazionali della banca.
 
Si chiama Giannandrea Falchi e naturalmente proviene dai ranghi di Via Nazionale, dove è stato il segretario particolare di Mario Draghi. Ignazio Visco era già governatore da due anni. Non solo, ma dopo il caso di Lucio Menestrina, svelato ieri dalla Verità, adesso emergono altri esempi di quelle «porte girevoli» che Visco ha improvvidamente minimizzato deponendo in Parlamento, come se si fosse trattato solo di tre casi isolati (Falchi, Mariano Sommella e Luigi Amore).
 
Secondo quanto raccontano tre distinte fonti interne all' istituto che il governo Renzi ha fatto sparire in Intesa Sanpaolo, nel corso degli ultimi tre lustri l' ex presidente Zonin si era cautelato con almeno altri tre ingaggi dallo strategico serbatoio della vigilanza di Bankitalia.
 

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A Vicenza, li chiamavano i «negoziatori», perché quando arrivavano le (rare) ispezioni di Via Nazionale, loro erano schierati in prima fila a cercare di capire di che informazioni avevano bisogno gli ispettori. Banca d' Italia si è difesa sostenendo che nessuno degli assunti ha mai svolto ispezioni in Popolare di Vicenza. Vediamo. Il caso che dovrebbe far riflettere maggiormente Bankitalia è quello del palermitano Mario Lio, classe 1969, ex ispettore che entra in Banca Nuova come vicedirettore generale a cavallo tra il 2003 e il 2004. Banca Nuova era la controllata siciliana della Bpvi, il cui organico è stato negli anni inzeppato di parenti di magistrati, politici e ufficiali delle forze dell' ordine. A Palermo spiegano che Lio sia stato assunto poco dopo una verifica ispettiva fatta dallo stesso proprio in Banca Nuova.
 
Di questo particolare non c' è conferma ufficiale, ma in fondo poco importa. Di Lio, Zonin e l' allora dg di Banca Nuova, Francesco Maiolini, avevano apprezzato il potenziale «relazionale». E infatti Lio è stato utilizzato come «interfaccia» per tutti gli accertamenti ispettivi di Bankitalia dal 2009 in poi. Un alto dirigente dell' epoca racconta alla Verità: «L' ispezione a cavallo tra il 2007 e il 2008 (governatore Mario Draghi, ndr), guidata dal dottor Lattuca (Carmelo, di Agrigento, ndr) aveva fatto emergere una serie di carenze e mancanze tali dall' aver portato l' organo di vigilanza a sanzionare il direttore generale, tutto il cda e il collegio sindacale di allora. Era quindi necessario correre ai ripari. Allora fu portato a Vicenza il dottor Lio, che in tandem con il dottor Sommella "curarono" la risposta a Banca D' Italia».

assemblea pop vicenza assemblea pop vicenza

 
Lio, licenziato la scorsa estate, è stato potentissimo a Vicenza. Lo ha raccontato Adriano Cauduro, che era il suo capo, proprio a questo giornale: «Francesco Iorio è stato nominato amministratore delegato (a maggio 2015) su segnalazione di Mario Lio, ex dipendente di Banca d' Italia e vicedirettore generale di Banca Nuova, dove proteggeva gli interessi siciliani, e del quale, appena arrivato a Palermo come direttore, ho chiesto la rimozione. Su questa mia richiesta, più volte reiterata, né Iorio né, in seguito, Salvatore Bragantini, si sono mai pronunciati» (intervista a La Verità, 18 luglio 2017). I più anziani, a Vicenza, ricordano che all' inizio del ventennale regno di Zonin sulla popolare vicentina, il primo ex ispettore di Bankitalia ingaggiato per tenere i rapporti con i controllori di Via Nazionale si chiamava Giancarlo Onofri, consulente ai tempi del dg Piero Santelli, nella seconda metà degli anni Novanta. Altro caso forse meno grave, ma non meno illuminante, è quello del consulente bancario Giovanni Grossi, figlio di Salvatore «Sasà» Grossi, ex dirigente ispettore di Banca d' Italia.
 

VISCO E MATTARELLA VISCO E MATTARELLA

Giovanni Grossi è stato capo dell' audit interno di Bpvi dal 2000 al 2005, poi è stato a fare lo stesso mestiere per due anni e mezzo nella sfortunata Banca Italease di Massimo Faenza, che a luglio 2007 è stata azzerata da Bankitalia (crac da 14 miliardi di euro), e quindi è ritornato a lavorare per Bpvi in varie controllate e oggi è consulente per i problemi delle banche di Laura Bottici, senatrice dei 5 stelle. Anche nel 2009, la Popolare di Vicenza aveva il problema di ricucire con la vigilanza di Bankitalia. In seguito alla citata ispezione, c' era tutta una serie di adempimenti da portare avanti e allora ecco entrare in campo Francesco Romito, palermitano e amico di Lio, anche lui scuola Banca d' Italia. Romito diventa subito uno dei consulenti più ascoltati dallo stesso Zonin. Nel frattempo viene trasferito a Francoforte e poi lascia la Bce nel 2014 dopo gli stress test che promuovono «con riserva» Popolare Vicenza e Veneto Banca. In base al codice deontologico di Bce non poteva rientrare in banca e quindi al suo ritorno viene assunto come partner in Ernst&Young.
 
A giugno 2015, Romito approda ancora in Popolare di Vicenza come consulente di Francesco Iorio e di Zonin, ormai a un passo dalle dimissioni. Il lavoro più importante, Lio e Sommella lo hanno fatto con la visita ispettiva del 2012 guidata da Giampaolo Scardone. È l' ispettore stesso che ha dichiarato di aver un rapporto di amicizia ultra trentennale con Sommella, quando è stato sentito dai pm di Vicenza che indagano per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Quell' ispezione del 2012 è quella che non ha visto le famose «baciate», nonostante dall' interno alcuni dirigenti le avessero segnalate. Due anni dopo, gli ispettori hanno visto tutto. Ma li aveva mandati Francoforte.

 

 

 

 

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BANKITALIA HA TENUTO NASCOSTO L'ISPETTORE ASSUNTO DA ZONIN

 

Francesco Bonazzi per la Verità

 

Una precisazione di breve respiro. Chiamata in causa dal procuratore capo di Vicenza, Antonio Cappelleri, e dal presidente della commissione parlamentare d' inchiesta, Pierferdinando Casini, la Banca d' Italia ha negato il fenomeno delle «porte girevoli» tra banche vigilate e vigilanti.

 

Ha risposto sui tre casi emersi nell' audizione di Cappelleri, negando che vi sia stato alcun conflitto d' interessi solo perché nessuno dei tre dirigenti in questione aveva svolto attività ispettiva alla Vicenza di Gianni Zonin, ma ha taciuto sul ben più imbarazzante caso di Lucio Menestrina, che La Verità è in grado di raccontare, documenti alla mano.

 

La scorsa settimana, Cappelleri aveva ricordato che gli ispettori di Via Nazionale avevano trovato alla Popolare di Vicenza ben tre ex colleghi. E ha fatto i nomi di Giannandrea Falchi, Mariano Sommella e Luigi D' Amore.

 

Domenica scorsa, in un' intervista a Repubblica, Casini ci ha messo il carico da 11: «Sta emergendo una rete di anomalie e complicità». E ha spiegato a chi si riferiva: «Sono stati evidenziati dei comportamenti scorretti. Ad esempio, il tentativo costantemente posto in essere dai vigilati di catturare i vigilanti».

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Richiesto di entrare nello specifico, ha aggiunto: «Non è certamente un bel vedere il fatto che dirigenti della Banca d' Italia siano passati in corsa ai vertici delle banche oggetto delle indagini».

Forte della riconferma in arrivo per altri sei anni, il governatore Ignazio Visco lunedì ha diffuso un' ampia nota, finita sui maggiori giornali come una sorta di smentita della strana coppia Casini&Cappelleri.

 

Di Luigi Amore si scrive che ha lavorato per la filiale di Modena di Bankitalia per sei anni (1992-1998), per poi andare in un' altra banca e infine essere assunto solo nel 2006 a Vicenza come capo dell' audit interno. Mariano Sommella ha lavorato in Banca d' Italia tra il 1979 e il 2008 «senza mai diventare dirigente» e senza mai ispezionare la Vicenza, e si è trasferito alla corte di Zonin come segretario generale nel 2008. Giannandrea Falchi dal 1993 al 2007 è stato alla guida delle delegazioni di Bankitalia a Parigi e New York ed è rientrato in Italia per svolgere il ruolo di capo della segreteria particolare del direttorio. Insomma, era un uomo di fiducia di Mario Draghi. A settembre del 2013 ha iniziato un rapporto di consulenza con la Bpvi per i rapporti istituzionali e Visco tiene a farci sapere che la sua decisione è stata sottoposta anche all' esame del comitato etico interno. Insomma, niente «porte girevoli», sostiene Via Nazionale.

E invece ha ragione Casini.

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A Vicenza ha lavorato anche un certo Lucio Menestrina, ex ispettore di Via Nazionale, poi assunto da Zonin addirittura come direttore finanziario della Popolare. E tra le banche ispezionate da lui figura anche la Bpvi. Menestrina è un avvocato fiorentino di 53 anni, assunto in Banca d' Italia il primo febbraio del 1991. Dal 2 novembre 1998, si legge nel suo curriculum vitae, ha prestato servizio come ispettore in banche anche di grandi dimensioni e spesso come responsabile del team ispettivo. E sfogliando i faldoni delle vecchie ispezioni a Vicenza, ecco che salta fuori anche lui. Menestrina è uno dei sei controllori che vanno alla Popolare tra il 27 febbraio 2001 e il 5 luglio dello stesso anno e concludono il loro lavoro esprimendo un giudizio complessivo «parzialmente favorevole».

 

E poi, ecco che lo ritroviamo alla Popolare di Vicenza come direttore finanziario dal primo luglio 2004 al novembre del 2005. Non esattamente una posizione di poco pregio.

 

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 7 protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 7

Ma che cosa diceva il verbale di quell' ispezione del 2001? Gli ispettori di Bankitalia mettevano in luce alcuni aspetti negativi, come la gestione «verticistica» del sempiterno Zonin, denunciata con coraggio e lucidità dall' avvocato Gianfranco Rigon per quasi 20 anni. Esaminati i verbali dei cda, a pagina 34 gli ispettori scrivono: «Fatta eccezione per l' avvocato Rigon - vice presidente fino al 1999 e in seguito in totale contrapposizione al cavalier Zonin - che interviene con frequenza nel dibattito e che ha votato contro alcune scelte compiute negli ultimi anni, non emerge dalle verbalizzazioni l' esistenza di una reale dialettica all' interno del consesso, caratterizzato altresì da uno scarso ricambio».

 

Ma è già a pagina 3 del rapporto che si poteva leggere di cosa sarebbe «morta» la banca: «Le modalità di determinazione annuale da parte del Consiglio del prezzo di emissione e di rimborso delle azioni sociali, fissato per l' esercizio 2001 in L. 85.196 (euro 44), non sono ispirate a criteri di oggettività, ma esprimono il risultato di un compromesso di valutazioni dei singoli consiglieri».

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Del resto l' imprenditore Maurizio Dalla Grana, che nel 2014 ha il coraggio di chiedere in assemblea se per caso sono stati accordati prestiti per sottoscrivere gli aumenti di capitale della banca, nel 2003 aveva denunciato pubblicamente che i bilanci della Bpvi erano falsi. Andrebbe fatto ispettore onorario.

Insomma, come si vede anche da questa ispezione del 2001, pur tra tante acrobazie, emerge l' individuazione dei problemi che avrebbero poi portato la banca al collasso.

 

Ma con Banca d' Italia spesso non si capisce se è un modo di spronare i banchieri di turno a migliorare la gestione, oppure un semplice escamotage per mettersi la coscienza a posto in caso di guai. Di sicuro, l' interrogativo potrà essere posto a Carmelo Barbagallo, il responsabile della vigilanza di Bankitalia che sarà sentito domani in Commissione. Il quale magari ricorderà anche le porte girevoli dell' ex collega Menestrina.

 

 

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