1. DE BENEDETTI FOR PRESIDENT! SUL PALCO AL FIANCO DI FLORES, LANDINI E BARCA E FA IL NO-GLOBAL: “PIÙ SOLDI PER LA SCUOLA E MENO SPESE MILITARI E MISSIONI ALL’ESTERO” 2. ANCORA! “PATRIMONIALE PER I RICCHI E CONTRATTI A COSTO ZERO PER I NEOASSUNTI” 3. FABRIZIO BARCA, CARO A KING GEORGE NAPOLITANO, E’ PRONTO PER IL CAMPIDOGLIO 4. LANDINI NON SI ESPONE SULLE PRIMARIE, FLORES CONTINUA A “ENDORSARE” RENZI 5. L’ILVA? “NAZIONALIZZIAMOLA!” CDB: RIVA PRIMO AZIONISTA DI ALITALIA PER LA POLITICA 6. ALTRO GIRO, ALTRO VIDEO, ALTRO CAFONAL: LA FORNERO PIAGNENS E FOTTE, VISTO CHE COME MINISTRO DEL LAVORO NON HA UN CAZZO DA FARE, PRESENTA IL LIBRO DI POLITO CON ALTRI SFACCENDATI (MIELI E FLORIS) E FA UN’ALTRA GAFFE: "CI SONO ANCHE FIGLI UN PO' VIZIATELLI, TROPPO ABITUATI A CERCARE VIE DORATE, MA SONO ANCHE QUELLI CHE QUANDO VANNO A CERCARE UN LAVORO, TROVANO SOLO PEZZI E BOCCONI DI LAVORO"

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Video di Veronica del Solda' per Dagospia
Testo di Francesco Persili per Dagospia


 

 

1. L'APERITIVO PER IL DUELLO TV? UN BEL PISTOLOTTO DI DE BENEDETTI!
«Amo questa città e sentire persone che stimo fare il mio nome per il Campidoglio è un onore». Al teatro Ambra alla Garbatella, Fabrizio Barca prima di salire sul palco per dibattere con Carlo De Benedetti, Landini e Flores D'Arcais, risponde al responsabile cultura del Pd Matteo Orfini che aveva rilanciato il nome del ministro come possibile candidato sindaco di Roma.

Al di là delle smentite di rito («Non credo che quello di sindaco sia il mestiere più adatto a me») sono iniziate all'interno del Pd le grandi manovre per coinvolgere il responsabile della Coesione Territoriale (che non ha mai votato alle primarie del Pd e non voterà al ballottaggio) nella corsa al Campidoglio. Il papà, Luciano, partigiano e collaboratore di Berlinguer, è stata una figura storica del Pci, il figlio, Fabrizio, passa per essere fra i ministri più apprezzati del governo, è molto stimato da Napolitano e Veltroni e ha quel profilo che non dispiace ai giovani turchi (oltre che a Zoro e Conciata De Gregorio).

Potrebbe essere quello dell'economista, anche per la sua attenzione all'inclusione sociale (che lui preferisce al termine equità) il nome su cui una parte del Partito democratico potrebbe puntare per costruire un'alleanza con SeL e altre forze alla sua sinistra? Il ministro (per ora) non ne vuole sapere: «Posso dire che lavorerò fino all'ultimo giorno utile per questo governo».

Con un rappresentante del governo (Barca), Flores D'Arcais ha chiamato a discutere del tema "Come rimettere in moto il Paese in un mondo globale", anche un imprenditore (De Benedetti) e il segretario del "sindacato più combattivo che c'è oggi in Italia" (Landini). «Ma finiamo per le 20.30?» si chiede in sala il giornalista dell'Espresso, Marco Damilano. Il confronto in tv tra Renzi e Bersani è l'appuntamento che nessuno vuole perdere.

«Ritmi televisivi», promette dal palco Flores D'Arcais ma già dalle prime riflessioni sulle ragioni dei mancati investimenti in Italia ci si rassegna alla prevalenza del pensiero lungo e della riflessione tornita. «Il problema non è il costo del lavoro, quello che manca al nostro Paese è un orizzonte», la prende larga De Benedetti, già tessera numero uno del Pd, che attribuisce al «forte decadimento dell'establishment» un elemento di penalizzazione per il nostro Paese.

«La geografia del mondo è cambiata irreversibilmente, il peso del mondo si sta spostando verso Est e, nell'Occidente, verso gli Stati Uniti, l'Europa conta sempre di meno anche politicamente», prosegue il presidente del Gruppo L'Espresso che dallo scenario generale passa al caso Italia «che continua a sentirsi al centro del mondo anche se rappresenta solo lo 0,85 per cento della popolazione mondiale». L'Ingegnere snocciola dati e riprende le analisi già svolte nel suo pamphlet (‘'Mettersi in gioco'') sul lavoro mentre riafferma la centralità del sapere come fattore per restituire competitività al sistema Italia.

«Invece che spendere soldi per attività militari e missioni all'estero come quella in Afghanistan» - attacca CìDìBì - per costruire il futuro bisognerebbe tornare ad investire nella scuola e nel sapere. «Le società che creano disagi crescenti non sono sostenibili», l'industriale "eretico" cita lo storico Paul Kennedy per ribadire la necessità di una patrimoniale mentre per abolire la precarietà propone un contratto "a costo zero" per i neoassunti che nei primi tre anni non preveda imposte per il lavoratore e contributi in capo al datore di lavoro (fatta salva la libertà di licenziamento). De Benedetti racconta anche di aver affrontato la questione anche con il ministro del Lavoro che gli ha risposto picche.

Non ha parlato di Berlusconi, né di Pd, l'Ingegnere ma sulla situazione dell'Ilva si è detto d'accordo con Landini che aveva parlato di «commistione di interessi» a proposito del ruolo giocato dai Riva nell'acquisto di Alitalia. Se Riva è il primo azionista di Alitalia, lo fa per ottenere benevolenza politica, chiarisce De Benedetti che sul futuro dell'impianto propone un sequestro conservativo (o esproprio proletario, secondo Flores D'Arcais), la riduzione della capacità produttiva e la messa a norma del sito.

«Non va dimenticato che la responsabilità di costruire quell'impianto ex Italsider è stata dello Stato, poi con la privatizzazione Riva è stato abile nel comprarlo a poco e farci i soldi». E dunque? «Lo Stato deve prendere la responsabilità che viene dal suo passato di risanare. Poi chiede a Riva di pagare il conto. Se Riva lo fa, nulla quaestio, altrimenti mette in vendita l'impianto».

Il rischio è che l'Ilva di Taranto - colpita da una tromba d'aria che ha causato danni, feriti, crolli con un operaio disperso - si possa trasformare in una bomba sociale. «Il governo ha il diritto-dovere di intervenire per far applicare le leggi. Servono parecchi miliardi di euro per mettere a posto quel sito affinché produca senza più inquinare», Landini ricorda come la famiglia Riva sia ancora proprietaria dell'impianto e quindi «spetta a loro tirare fuori i soldi» ma non esclude un coinvolgimento diretto dello Stato.

Una nazionalizzazione provvisoria? «In una situazione straordinaria come questa si può pensare sia a forme di prestito con obbligo di restituzione oppure ipotizzare un intervento statale diretto, seppur transitorio, per mettere a norma l'impianto e dare un futuro alla siderurgia del nostro Paese».

Dopo il tweet simpatizzante di Briatore al termine di una puntata di Santoro, Landini trova sulla vicenda Ilva punti di accordo anche con De Benedetti. La Fiom è ormai (anche) un soggetto politico. Alle prossime elezioni sosterrà o promuoverà una sua lista? «Queste sono sciocchezze totali. La Fiom è un sindacato e continua a fare attività sindacale. Certo, abbiamo le nostre idee e pensiamo che uno dei problemi della politica in questo momento sia proprio quello di non rappresentare il lavoro. C'è bisogno di qualcuno che lo faccia». In questa prospettiva, meglio il Pd di Bersani o di Renzi?

«Ho le mie idee ma le tengo per me. I cittadini hanno una testa per decidere, non hanno bisogno di sapere quello che pensa il segretario della Fiom». Invece Camusso, leader della Cgil, ha tenuto a dire come la pensava anche ad urne aperte: «Ognuno ha il proprio modo di fare...»

Chi, invece, non si dice pentito del provocatorio endorsement pro Renzi è Flores D'Arcais che fa notare come anche Margherita Hack favorevole al primo turno a Vendola ora sia propensa a votare il sindaco di Firenze: «Non penso che Renzi sia di sinistra - puntualizza il direttore di MicroMega - ma non penso neppure che Bersani sia meno di destra di Renzi. Le loro posizioni politiche sono piuttosto simili ma ambedue distanti dalle mie».

Flores si richiama ai valori di Giustizia e Libertà e torna a vagheggiare «un partito d'azione di massa». Ma c'è spazio per questa offerta politica? «Sì, enorme anche se mancano i catalizzatori che non possono essere inventati a tavolino». Chi potrebbe recitare un ruolo guida? «La Fiom, la forza più autenticamente riformista che c'è in questo Paese». Chissà se per Landini anche queste sono sciocchezze.

2. ILVA:FORNERO, NON MANDARE AL MACERO 20.000 POSTI LAVORO
(ANSA) - "Dobbiamo fare in modo che in questo stabilimento, senza che chiuda, ci sia il recupero delle condizioni ambientali compatibili con la salute e non si mandino al macero 20.000 posti di lavoro". Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sull'Ilva. "Non possiamo permettercelo e non è accettabile per queste persone".

"Dobbiamo salvare il loro lavoro e la loro salute", ha detto Fornero, rispondendo ad una domanda di Giovanni Floris durante la presentazione del libro 'Contro i papa'' di Antonio Polito. La situazione dell'Ilva "mi preoccupa e molto", ha aggiunto. "Dobbiamo preoccuparci del lavoro di queste 20 mila persone e dobbiamo preoccuparci della loro salute. Non l'uno o l'altro", ha insistito il ministro, che a proposito della tromba d'aria che si è abbattuta sulla città di Taranto e sullo stabilimento dell'Ilva ha detto: "Oggi anche la natura sembra si accanisca".

Fornero ha anche sottolineato che "questo governo si è trovato a fare i conti con molte eredità negative", rispondendo alla domanda se la "preoccupa essere ministro del Lavoro in un Paese in cui succede quello che sta succedendo a Taranto".

3. FORNERO, DELUSA DA QUALCHE POLITICO, MA NON DIRO' CHI
(ANSA) - "I politici? Sì, qualcuno mi ha delusa più di altri. Ma non dirò chi": così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha risposto ad una domanda di Giovanni Floris durante la presentazione del libro di Antonio Polito.

4. FORNERO, IO NON CONTRO IMPRESE, SONO FONTE OCCUPAZIONE
(ANSA) - "Non cercate di farmi apparire come un ministro che è contro le imprese. E' falso. Le imprese sono l'unica vera fonte di lavoro. E' storia passata che il lavoro possa venire solo dal settore pubblico". Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, durante la presentazione di un libro alla stampa estera. Parlando della riforma del mercato del lavoro, Fornero ha ribadito i due obiettivi dell'intervento, "rendere il mercato del lavoro più inclusivo e dinamico", ed è tornata a sottolineare la necessità di "passare dalla protezione del posto di lavoro alla protezione del lavoratore". E quindi di puntare sull'occupabilità delle persone e così "fare in modo che chi si trova in una condizione di disoccupazione transiti velocemente verso una nuova occupazione"

5. FORNERO CONTRO I GIOVANI "VIZIATELLI"
Da "il Giornale"

Volano epiteti e insulti. A raffica. In prima linea, sempre e comunque, il ministro del Welfare Elsa Fornero che, oltre a non soffrire i giornalisti e, più in generale, gli organi di stampa, se la prende ogni due per tre con i giovani. Non a caso, dai liceali agli universitari, quando riempiono le piazze per protestare contro il governo Monti, il bersaglio numero uno è la titolare del Lavoro.

"Ci sono anche figli un po' viziatelli, troppo abituati a cercare vie dorate, ma sono anche quelli che quando vanno a cercare un lavoro, trovano solo pezzi e bocconi di lavoro", ha detto ieri la Fornero intervenendo alla presentazione del libro Contro i papà di Antonio Polito. All'inizio dell'incarico al ministero del Welfare, la Fornero si era buttata nella riforma del mercato del lavoro e aveva intrapreso una sacrosanta crociata contro l'articolo 18 e contro l'immobilismo voluto, per decenni, dai sindacati e dalla sinistra radicale.

Già le celebri frasi "il posto fisso non è un diritto" e "il posto fisso è una pura illusione", ampiamente sostenute dal premier Mario Monti, hanno aperto un lungo contenzioso tra la Fornero e i giovani. "Chi sono oggi i precari?", si è chiesta ieri la Fornero per poi darsi, a stretto giro, una risposta: "Magari sono anche questi figli di papà che hanno preso pezzi e bocconi del mercato del lavoro".

Il ministro ha, tuttavia, lanciato un avvertimento affinché i media e l'opinione pubblica non generalizzino dal momento che i giovani sono diversi e "non si può parlare di loro come un tutt'uno". "Se c'è una cosa rispetto alla quale credo di non avere problemi con la mia coscienza - ha concluso il ministro del Welfare - è il lavoro fatto per contrastare il precariato".

 

 

 

Sala conferenze Stampa Estera Polito Fornero Floris e Mieli Polito Floris e Mieli Polito Battista Mieli Polito autografa il Libro del Ministro PierLuigi Battista Polito Antonio Paolo Mieli Paolo Mieli Libro di Polito Giovanni Floris Ministro Fornero e Antonio Polito Giovanni Floris e Patrizia Ravaglioli Giovanni Floris e Elsa Fornero Giovanni Floris Elsa Fornero e Paolo Mieli

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