FULVIO ABBATE - ZERO MAGGIO A PALERMO
Tratto da "Zero maggio a Palermo" il romanzo d'esordio di Fulvio Abbate, apparso per la prima volta nel 1990, e da ieri di nuovo in libreria ripubblicato da La nave di Teseo
Lo zio Ho non c’e piu da un anno. I gloriosi combattenti vietnamiti pero non hanno atteso neppure un giorno per intitolargli un sentiero. Lui anche da vecchio aveva occhi da studente indocinese presto emigrato in Francia; quegli occhi li ricordo perche stavano sulla prima pagina che L’Ora gli ha interamente dedicato quando e morto. Mi immagino le sue prime conversazioni a Parigi.
Sul sentiero di Ho Chi Minh l’aviazione del generale Westmoreland ha sganciato molte bombe, i vietcong comunque non si sono mossi, e ancora adesso restano invisibili dove nessuno puo vederli in faccia: si scorge appena qualche bocca di mitragliatore e nient’altro, tra la lussureggiante vegetazione del delta del Mekong.
SUCA si legge interminabilmente sui muri del piazzale. E la scritta che a Palermo viene tracciata su ogni parete bene in vista. La scritta di benvenuto. C’e chi la maschera con imbarazzo aggiungendo un po’ di vernice dello stesso colore, ma inutilmente, perche suca ricompare il giorno dopo.
Suca puo anche essere trasformata: la S diventa un otto, la U e la C due zeri, soltanto la A resta tale, e alla fine di quest’operazione si legge 800A, ossia la stessa offesa, se e vero che molti palermitani talvolta scrivono direttamente in questo modo. Se chiedo a un palermitano di scrivere qualcosa senza pensarci troppo, poco importa come, puo avere un gessetto o un cervello elettronico, lui non ha dubbi, perche la prima cosa che gli viene in mente e soltanto suca.
ALBERO DELLA LETTERATURA DEL NOVECENTO - ZERO MAGGIO A PALERMO ROMANZO DI FULVIO ABBATE
Ovviamente esiste la dialettica, quindi l’umanita che vive a Palermo si divide in due categorie: quelli che scrivono suca e gli altri che cancellano suca. Questi ultimi, come Sisifo, sono i palermitani piu infelici, i vinti, perche, come e evidente guardando i muri, suca vince sempre: su insegne e saracinesche, cassonetti dell’immondizia, porte e anche monumenti; ne riappaiono a centinaia e di tutte le dimensioni, suca brevissimi a matita o di lampostyl, e suca giganteschi immersi in un diluvio di vernice.
Non e importante che suca accompagni un nome, suca non ha genere, non e maschile ne femminile, e solo di rado ha bisogno di un volto certo cui rivolgersi: suca e come un punto fisso dello spazio e puo bastare, come ogni insulto, anche soltanto a se stesso. Si sa che prima o poi qualcuno leggera, soprattutto uomini perche, questo si, suca e un insulto maschile, rivolto castamente al mondo degli uomini, nonostante esprima una cosa che si desidera quasi sempre venga fatta da una ragazza. Talvolta suca e accompagnato dalla raccomandazione FORTE, ma il SUCA FORTE non muta l’essenza dell’offesa, piuttosto fa comprendere senza fatica cos’e il plusvalore.
Tra i suca che si trovano nel piazzale, quello visibile anche dal mio balcone, benche nascosto dalle ombre dei portici, e segnato con la vernice gialla spray. Non e tra i piu grandi che mi sia capitato di notare, e discreto senza pero dimenticare il suo compito crudele.
I negozianti, nonostante l’abbiano davanti, evitano di cancellarlo, devono aver pensato che ne comparireb- bero altri ben piu giganteschi e solenni: ne hanno cosi fatto un amuleto che li salva da tutti gli altri suca che potrebbero crescere come rampicanti, perche suca, come il muschio, vive sui muri anche dopo essersi seccato, quindi per anni e anni aspetta di sbiadire senza mai cancellarsi. Nel piazzale c’e comunque anche dell’altro che fa dimenticare le brutte parole, penso ai manifesti del mio partito che conducono verso nuove riflessioni, portandomi la voglia d’intervenire alle assemblee della sezione con discorsi preparati