E' MORTO ALL'ETA' DI 68 ANNI FRANCO DI MARE: GIORNALISTA, INVIATO DI GUERRA, EX DIRETTORE DI RAI3 - MENO DI UN MESE FA RIVELÒ DA FAZIO (E CON UN'INTERVISTA AL "CORRIERE") LA MALATTIA: “HO UN TUMORE CHE NON LASCIA SCAMPO, UN MESOTELIOMA. MI RESTA POCO DA VIVERE. 'OGGI CI SI CURA E SPESSO SI GUARISCE. DA QUESTO NO” – “NEI BALCANI HO RESPIRATO LA MORTE. UNA PARTICELLA DI AMIANTO. NE BASTAVA UNA, MAGARI L’HO INCONTRATA A SARAJEVO NEL 1992 O NEL 2000” - L'ATTACCO AI VERTICI RAI E LE NOZZE, DUE GIORNI FA, CON LA GIOVANE COMPAGNA, CONOSCIUTA A SAXA RUBRAUN EX DIPENDENTE RAI CHE AVEVA DENUNCIATO L'AMIANTO A VIALE MAZZINI E' MORTO PER LO STESSO TUMORE DI DI MARE...

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FRANCO DI MARE A CHE TEMPO CHE FA RIVELA: HO UN TUMORE MOLTO CATTIVO

 

FLASH! È MORTO FRANCO DI MARE  (adnkronos)

franco di mare a che tempo che fa 1 franco di mare a che tempo che fa 1

 

(ANSA) -  È morto Franco Di Mare, lo annuncia la famiglia con una nota. ''Abbracciato dall'amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall'affetto degli amici più cari oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare. Seguirà comunicazione per le esequie''. 

 

FRANCO DI MARE SI È SPOSATO: NOZZE DOPO 8 ANNI DI FIDANZAMENTO

Carlotta di Santo per www.dire.it - 15 maggio 2024

 

Franco Di Mare e Giulia Berdini si sono sposati. Dopo otto anni di fidanzamento il giornalista Rai, 68 anni, è convolato oggi a nozze con la sua compagna, classe 1991, che lavora per una società di ristorazione.

 

franco di mare giulia berdini franco di mare giulia berdini

La loro relazione è nata nella sede Rai di Saxa Rubra, dove lei era responsabile del catering del bar interno. “La donna che ha avuto la forza di sopportarmi, perfino quando non mi sopportavo neppure io”, aveva raccontato il giornalista nel corso di una intervista per mettere a tacere i commenti sulla loro differenza d’età (36 anni). Franco Di Mare ha già alle spalle un matrimonio con una donna di nome Alessandra, con la quale ha cresciuto la figlia di Stella, adottata a 10 mesi di vita quando il giornalista era inviato di guerra a Sarajevo.

 

Lo scorso 28 aprile Di Mare, ospite da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ per presentare il suo libro ‘Le parole per dirlo’, si era collegato da casa e aveva affrontato l’intervista con l’ausilio di un respiratore, rivelando di essere affetto da mesotelioma pleurico, un tumore “molto cattivo” provocato dall’esposizione all’amianto. Il giornalista, ex inviato di guerra, ha legato a quella esperienza l’insorgere delle sua malattia: “Sono stato a lungo nei Balcani tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio.

 

FRANCO DI MARE - FRONTIERE SPECIALE UCRAINA FRANCO DI MARE - FRONTIERE SPECIALE UCRAINA

Ogni esplosione- aveva detto a Fazio- liberava nell’aria infinite particelle di amianto”. Poi il passaggio di Di Mare con il suo rammarico nei confronti di chi si è allontanato dopo la scoperta della malattia: “Tutta la Rai. Tutti i gruppi dirigenti si sono dileguati”.

 

 

FRANCO DI MARE, LA MIA MALATTIA E IL SILENZIO RAI 'RIPUGNANTE'

(ANSA) - ROMA, 28 APR - Franco Di Mare, con un respiratore automatico che ''mi permette di essere qui'', in collegamento a Che tempo che fa, ''nonostante io abbia preso un tumore molto cattivo, si prende perchè si respirano particelle di amianto senza saperlo e una volta liberata nell'aria la fibra, ha un tempo di conservazione di sè lunghissimo e quando si manifesta è troppo tardi. Dire che con questo finiscono le speranza non è vero, perchè la scienza va sempre avanti''.

 

FRANCO DI MARE E LA FIDANZATA GIULIA FRANCO DI MARE E LA FIDANZATA GIULIA

''Sono qui a festeggiare una soluzione che potrebbe essere scoperta, speriamo che ci sia una soluzione e che non sia così lontana'', dice con un filo di voce. Commosso Fabio Fazio, che ricorda che oggi è il giorno dei lavoratori vittime dell'amianto e presenta ''Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi'', il libro di Franco Di Mare, giornalista Rai, che è stato anche direttore di Rai3, che esce per Sem.

 

Per la malattia, dice il giornalista, c'è bisogno che ci sia l'idea di comunità intorno al malato, ''quando qualcuno si ferma ad aiutare gli altri lì nasce la comunità degli umani''. Nel libro si intreccia la sua storia di vita con l'esperienza del momento e la sua terribile malattia. ''Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi il mio arbitro non ha fischiato ancora'', dice accolto da un grande applauso.

 

FRANCO DI MARE - LE PAROLE PER DIRLO FRANCO DI MARE - LE PAROLE PER DIRLO

Chiede Fazio spiegando che alla fine c'è rammarico, per chi si è dileguato? ''Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti. Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l'elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si potrebbe fare. Non riesco a capire l'assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono legate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante''.

 

FRANCO DI MARE: «HO UN TUMORE INGUARIBILE LEGATO ALL'AMIANTO, MI RESTA POCO DA VIVERE. LA COSA PIÙ DOLOROSA? DIRLO A CHI AMI»

Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - 28 aprile 2024

 

«Ero seduto davanti alla sua scrivania. “Houston, abbiamo un problema”, mi disse il professore. “Francesco, non so come dirtelo. In questo momento vorrei tanto essere l’animatore di un villaggio e non un dottore. Hai un mesotelioma. Aggressivo". "Quanto?" "Alto grado"».

franco di mare a che tempo che fa 4 franco di mare a che tempo che fa 4

 

Ha capito subito.

«Sapevo bene cos’era. Mi sono piegato in avanti, muto, con le mani sulla testa. E il prof si è incazzato. “Ehi! E che è adesso? Si reagisce, si combatte, vedrai che ce la facciamo”».

 

Franco Di Mare, 68 anni, ex inviato di guerra e conduttore tv, deve dosare il respiro, quando parla. «Ho un tumore che non lascia scampo. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Però non mollo. Confido nella ricerca». Accanto a lui c’è una grossa bombola con le rotelle, che lo segue ovunque vada. Nel naso ha un tubicino trasparente. «È un diffusore di ossigeno, è lui ora il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte. Da una decina di giorni invece non posso più staccarmi. Sono legato come gli astronauti. A guardarlo bene assomiglia a R2-D2, il robottino di Guerre Stellari». Il cagnetto Lili gli saltella intorno.

franco di mare foto di bacco franco di mare foto di bacco

 

Lo chiama per nome, il suo nemico.

«Quando ero piccolo, in famiglia si abbassava la voce: “Quella persona ha un brutto male”. Come se, nominandolo, il mostro ti entrasse in casa. Io invece sono diretto. Ho un cancro. Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi».

 

«Perché a me?». Lei ha trovato la risposta.

«Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».

 

AUDIZIONE DI FRANCO DI MARE IN COMMISSIONE VIGILANZA AUDIZIONE DI FRANCO DI MARE IN COMMISSIONE VIGILANZA

Ci ha scritto un libro che esce domani: «Le parole per dirlo» (Sem, Feltrinelli).

«Per raccontare le guerre fuori da me e quella dentro di me. Un piccolo dizionario esistenziale. Senza pietismo. È il mio testamento».

 

Un pomeriggio qualunque di tre anni fa.

«Ero seduto qui su questo divano, guardavo un programma scemo in tv. Una fitta terribile mi è esplosa tra le scapole, una coltellata. Credevo fosse un dolore intercostale. Invece era il collasso della pleura, uno pneumotorace. Pensai: non è niente, passerà. Ho cambiato posizione, mi sembrava di sentirla meno. Ci ho dormito su, però respiravo male. […] Dopo 20 giorni così, mi decisi a fare dei controlli al Policlinico Gemelli».

 

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[…] «Mi hanno sottoposto a delle prove sotto sforzo. Dopo una sono svenuto. Di corsa in sala raggi per una radiografia. Al posto del polmone destro c’era il nulla. […] La cassa toracica per metà era vuota. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, non è bastato. Lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice. Prima però hanno fatto una biopsia del tessuto. E infine la diagnosi che non mi lascia scampo».

 

Mesotelioma, appunto.

«La malattia era contenuta nella pleura, a parte due puntini in cui era perforata. E da lì, maledizione, il tumore è uscito. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita. Poi però, sei mesi fa, c’è stata una recidiva. Si è presentata allo stesso modo. Una fitta acutissima. Stavolta a sinistra. Respiro con un terzo della capacità polmonare».

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Non può più stare senza questo macchinario.

«Fino a venti giorni fa uscivo a fare la spesa. Due passi. Al massimo tenevo con me il respiratore portatile, che pesa 15 chili. Ma dura un’ora e devi sperare che non si blocchi. Una notte è successo, me la sono vista brutta. Ora non ho più autonomia. Ero un uomo molto attivo. Guardi, sto in ciabatte perché ho i piedi così gonfi che non mi entrano le scarpe, io che da buon napoletano ero sempre elegante».

 

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[…] Il momento più brutto di questi ultimi tre anni.

«Dover dire a chi ami che il male è curabile ma non risolvibile. Puoi allungare il termine del giorno, non procrastinarlo all’infinito. Il tempo che abbiamo è prezioso, te ne accorgi solo quando te ne stai andando. E decidi di non sprecarne più nemmeno un istante».

 

Scrive: «Noi malati abbiamo sguardi più profondi e leggeri di voi sani».

«Perché guardiamo gli altri con occhi diversi, più indulgenti, comprensivi».

 

«Chi è malato si innamora del mondo».

«Nella malattia il tempo è rallentato, impone il suo ritmo, sei più attento, vedi cose che prima trascuravi. Oggi mi piaccio molto di più. E mi faccio rabbia. Non potevo essere così anche prima? Dovevo aspettare di ammalarmi?».

 

Ha rimpianti?

«No, ho avuto la fortuna di fare il lavoro che sognavo, di vivere cento vite».

 

[…] Odia il suo tumore?

«No. Capisco che è un aspetto di me, uno dei tanti. Il male fa parte della natura. Ma io non sono la mia malattia».

 

 

È sdegnato dai vertici Rai.

«Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta».

 

Silenzio.

«Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».

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[…] Nonostante tutto.

«Faccio una vita bellissima, sa? Sto con le persone che amo. Le mie care sorelle. Sono protetto e accudito, mi sento un piccolo sultano. Ci fissiamo sempre col primo amore - il mio, al liceo, fu una ballerina del San Carlo - ma il più importante è l’ultimo, che ti accompagna nei passi finali. Per me è Giulia. Stiamo insieme da otto anni. Tra noi ce ne sono più di 30 di differenza, prima si notava meno». La bella ragazza bruna si avvicina: «Amore, senti freddo?».

 

E ha intorno tanti amici.

«Ci vogliamo bene. Vengono a cena. L’altra sera ho cucinato linguine alla salsa di pane con calamaretti spillo. Fame ne ho tanta, con tutto il cortisone che prendo. Gli oncologi mi hanno concesso un calice di vino rosso a sera».

 

Il calendario lo guarda?

«No, il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza, però sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me. E sono vivo per miracolo. Durante una sparatoria tra bande in Albania, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto perché mi sono chinato a prendere una batteria nella borsa. Mi ritengo un uomo fortunato».

Mariusz Marian Sodkiewicz Mariusz Marian Sodkiewicz

 

 

EX DIPENDENTE RAI MUORE DI MESOTELIOMA (LO STESSO TUMORE DI FRANCO DI MARE): AVEVA DENUNCIATO L'AMIANTO IN VIALE MAZZINI

Estratto da www.leggo.it

 

Aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma contro la Rai per il tumore causato dall'amianto, secondo lui sviluppatosi a causa della presenza del materiale nelle sedi dell'azienda pubblica. Ora, per quel tumore, l'ex dipendente Mariusz Marian Sodkiewicz ci è morto.

 

L'uomo, che aveva 62 anni, aveva presentato lo scorso marzo una denuncia alla Procura di Roma chiedendo «di individuare e giudicare i dirigenti responsabili per la mancata protezione dei dipendenti esposti all'amianto» nella sede romana di Viale Mazzini della Rai. A dare la tragica notizia ci ha pensato l'Osservatorio Nazionale Amianto, da «tempo da tempo impegnato a fare chiarezza sulla presenza del "killer silente" negli edifici della televisione di Stato». [...]

 

Dello stesso cancro aveva parlato Franco Di Mare a "Che tempo che fa". «Ho un tumore molto cattivo», aveva detto visibilmente provato e con un tubicino per l'ossigeno. «Questo tubicino che mi corre sul viso è un tubicino legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette di essere qui a raccontare, a parlare con te. Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria e si prende tramite la respirazione di particelle di amianto». [...]

 

 

 

 

franco di mare franco di mare FRANCO DI MARE A UNOMATTINA FRANCO DI MARE A UNOMATTINA

 

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