DAGOREPORT
meme su papa francesco e la frociaggine 2
Cos’è successo in Vaticano dopo il Dago-scoop sul discorso della “frociaggine” fatto da Papa Francesco di fronte a più di 200 vescovi, in un incontro a porte chiuse? Dalla curia trapela “sgomento”: gli alti prelati, non proprio simpatizzanti bergogliani, si sentono in imbarazzo, perché non sanno come giustificare e spiegare le sparate del pontefice, da quella sulle “checche” all’ultima sul “chiacchericcio” come “roba da donne”.
Gli hater porporati di Bergoglio lo descrivono come in preda a un “delirio di onnipotenza”, un “vecchio peronista latino-americano”, uno “che fa come vuole sapendo che non gli accadrà nulla”, “interessato solo alla visibilità sui giornali”. Paragonano le sue gaffe a quelle di Joe Biden, declassandoli a “due vecchi rincoglioniti” sprigionando veleno sulla provenienza: “Gli argentini? Il peggior popolo del mondo: sono mezzi italiani, mezzi spagnoli, ma si credono inglesi”.
In questi giorni di gaffe, gli addetti ai livori vaticani ripescano il vecchio giudizio dell’allora superiore generale della Compagnia di Gesù, Peter Hans Kolvenbach, che avrebbe considerato il giovane Bergoglio come “inadatto” per fare il vescovo (vedi articolo a seguire.)
La tensione Oltretevere si taglia con l’ostia, e l’ala tradizionalista del Vaticano mastica doppiamente amaro puntando lo sguardo al prossimo conclave: in pole position per la successione a Francesco c’è Matteo Maria Zuppi.
Il presidente della CEI è il candidato naturale a raccogliere il testimone del pontefice argentino, incarna un ideale di Chiesa progressista e, da buon bolognese, ha anche un ottimo rapporto personale con Romano Prodi. L’affondo di Zuppi contro il premierato, condito da una dura risposta stizzita da parte di Giorgia Meloni ha contribuito a dare al cardinale un’aura di bergogliano ortodosso.
La sua eventuale elezione al soglio di Pietro appare blindata dall’attuale composizione del Collegio cardinalizio, nel quale Papa Francesco ha piazzato molte porporelle care al suo cuore. Dei 137 cardinali elettori che dovranno decidere chi sarà il prossimo pontefice, 99 sono stati nominati da Bergoglio.
matteo maria zuppi alla manifestazione di cgil e uil a bologna
La partita, dunque, sembra già scritta, eppure i catto-conservatori d’Oltretevere coltivano ancora una speranziella: confidano nella “libera uscita” dei cardinali bergogliani una volta che il Papa sarà passato a miglior vita. Quando, come si suole, verranno dati tre colpi di martelletto sulla fronte del Pontefice deceduto per accertarne il trapasso, non ci sarà più il “Sovrano assoluto” dello Stato vaticano a comandare. A quel punto, sperano i cardinali di destra, i nominati da Francesco potrebbero sentire di avere le mani libere e mettere il loro voto nuovamente in gioco, lasciando allo Spirito Santo la responsabilità di incanalarlo.
IL SUPERIORE DI BERGOGLIO: "NON ERA ADATTO A FARE IL VESCOVO"
Estratto dell’articolo di Giuseppe Aloisi per www.ilgiornale.it – 6 gennaio 2018
murales di evyrein su papa francesco e la frociaggine
Bergoglio sarebbe stato considerato "inadatto" a fare il vescovo daI generale della Compagnia di Gesù. Quest'ultimo avrebbe avuto più di qualche riserva sull'investitura dell'argentino. I primi mesi del 2018 e gli ultimi del 2017 sono stati accompagnati da una serie di pubblicazioni biografiche sul pontefice.
E così, in molti si sono messi a cercare lo "scandalo" o comunque una notizia che avesse un particolare risalto nella storia personale di Francesco. Tra i libri pubblicati, ha sicuramente scandalizzato "Il Papa Dittatore": un testo scritto da "Marcantonio Colonna", che è probabilmente uno pseudonimo, secondo cui l'allora superiore generale della Compagnia di Gesù, l'olandese Peter Hans Kolvenbach, avrebbe avuto serie perplessità su un uomo di Chiesa in particolare [...]
IL PAPA DITTATORE - MARCANTONIO COLONNA
"Il testo della relazione non è mai stato reso pubblico, ma il seguente resoconto è stato rilasciato da un sacerdote che ha avuto accesso ad essa prima che scomparisse dall’archivio dei gesuiti. Padre Kolvenbach accusava Bergoglio di una serie di difetti, che vanno dall’uso abituale di linguaggio volgare alla doppiezza, alla disobbedienza nascosta sotto una maschera di umiltà e alla mancanza di equilibrio psicologico. Nell’ottica di una sua idoneità come futuro vescovo, la relazione ha sottolineato che come provinciale era stata una persona che aveva portato divisione nel suo ordine", ha scritto Colonna, secondo quanto riportato da Sandro Magister.
L'autore de "Il Papa Dittatore" ha poi sottolineato altri aspetti della storia in questione in un'intervista a La Verità: Padre Kolvenbach avrebbe affermato che Bergoglio mancasse di "equilibrio piscologico", che fosse di carattere "subdolo" e che avesse diviso più che unito ai tempi del provincialato gesuita. Il dossier in questione sarebbe stato diffuso all'epoca nella Congregazione per i vescovi, ma sarebbe stato successivamente "occultato". [...]
VIA FROCIS - MEME BY EMILIANO CARLI
Un altro libro, però, proverebbe gli attriti tra il gesuita Bergoglio e i vertici della Compagnia. In "Aquel Francisco", gli autori Javier Cámara e Sebastián Pfaffen hanno raccontato di come i "suoi avversari", scrive Magister, "arrivarono addirittura a far circolare la voce che Bergoglio fosse stato mandato in esilio a Córdoba "perché malato, pazzo".
Le vicende ecclesiastiche di Francesco all'interno della Compagnia, insomma, sarebbero state condite da una serie di accuse. Difficile, praticamente impossibile, comprendere se fossero prive di fondamento.
Lo stesso Francesco, in un'intervista a La Civiltà Cattolica, ha dichiarato questo: "Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Ma non sono mai stato di destra". La verità, in definitiva, potrebbe stare nel mezzo: il dossier potrebbe essere esistito davvero, ma potrebbe, d'altro canto, aver trovato origine nelle antipatie provate dalle alte cariche gesuite in passato nei confronti di Bergoglio.
Gli "antibergogliani", specie i più tradizionalisti, intanto, non hanno esitato a diffondere il contenuto del libro di Colonna. L'occasione, del resto, era ghiotta: poter suppore che il tanto osteggiato pontefice fosse considerato "inadatto" a fare il vescovo.
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