Il ministro Sangiuliano ha raccontato al Tg1 di come voleva nominare consulente la sua amante, ma poi - dice - dopo un consulto, ha capito che forse era meglio di no “anche se non c’è giurisprudenza” in merito. La quasi consulente intanto pubblicava storie Ig con i pop corn pic.twitter.com/vJmWSLSsrC
— Vanessa Ricciardi (@VanessaEffect) September 4, 2024
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” - Estratti
(...) Per questo ritorno sulla famosa intervista del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci all’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per capire come abbia rappresentato uno dei momenti più ingloriosi della storia del Tg1. Non per i contenuti, non interessano, ma per la rottura di un patto che è fondamento stesso del concetto di servizio pubblico.
L’intervista è stata inusuale sia per la collocazione (non era mai successo che dopo il tg ci fosse una coda così lunga, una «prima volta» nella storia della Rai) sia per l’argomento di carattere personale.
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Pare sia stata sollecitata dalla premier Giorgia Meloni e ora, da quella sera, hanno buon gioco coloro che usano l’infelice espressione «TeleMeloni» che fino a quel momento poteva apparire solo come una forzatura giornalistica.
Scopo dell’intervista era quello di separare i fatti privati del ministro da quelli del governo: Sangiuliano avrebbe dovuto confessare la sua debolezza, chiedere scusa in modo tale che le sue «scappatelle» venissero rubricate come gossip e non fossero confuse con l’impegno dell’esecutivo.
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Per questo il direttore, a un occhio non particolarmente esperto, pareva aggressivo, quasi avesse assunto una postura da «Belve», uno che non risparmia le domande scomode. In realtà le domande erano concordate, tra i due c’era stato prima un incontro (dichiarato) in cui avevano avuto modo di mettere a punto l’intervista.
L’ex ministro ed ex direttore del Tg2 ha cercato solo di difendersi secondo le modalità di chi è costretto a chiedere scusa in pubblico, modello Chiara Ferragni. Se la televisione viene usata male, si rivela implacabile. Lo sventolare dei fogli con le ricevute della carta di credito, le lacrime finali hanno fatto il resto sul piano della comunicazione: era il telegiornale non Gigi Marzullo o Monica Setta!
Un errore imperdonabile che ha decretato il suicidio politico di Sangiuliano, un’intervista che il Tg1 non avrebbe mai dovuto fare.
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