Gloria Satta per “il Messaggero”
Un abito a fiori, lo sguardo assorto e la presenza imponente di una regina, la mano poggiata sulla spalla di un ragazzino di colore, alle spalle i quartieri più poveri della Bari vecchia: ecco Sophia Loren nella prima immagine, appena diffusa, di La vita davanti a sé, l'ultimo film interpretato dalla diva due volte premio Oscar, 85 anni e un carisma inalterato.
Ispirato al best seller La vie devant soi dello scrittore francese Romain Gary, premio Goncourt, e diretto dal figlio di Sofia, Edoardo Ponti, il film è stato scritto da Ugo Chiti e lo stesso Ponti, prodotto da Palomar - Mediawan Group, con il supporto di Impact Partners Film Service, Artemis Rising Foundation, Foothills Productions, Another Chapter Productions e Scone Investments. E avrà una diffusione planetaria: sarà infatti Netflix a distribuirlo in esclusiva nella seconda metà di quest'anno nei 190 Paesi del mondo in cui la piattaforma è attiva.
LA SFIDA
«Non potrei essere più felice di collaborare con Netflix per un film così speciale», ha commentato Sophia, «nella mia carriera ho lavorato con tutti gli studios più importanti ma posso dire con certezza che nessuno ha l'ampiezza di respiro e la diversità culturale di Netflix. Hanno capito che non si costruisce una casa di produzione globale senza coltivare talenti locali in ogni paese. Tutti hanno il diritto di essere ascoltati: e il nostro film parla proprio di questo». Ted Sarandos, capo dei contenuti Netflix, si dice «onorato» di accogliere Sophia e definisce La vita davanti a sé «una storia bella e coraggiosa».
Di sicuro rappresenta una nuova sfida per la regina delle nostre attrici che, per la terza volta, si fa dirigere dal secondogenito Edoardo, 47 anni, da bambino accanto a lei come attore nel film di Maurizio Ponti Qualcosa di biondo (1984): il regista avrebbe poi diretto la celebre madre nel 2002, nello struggente Cuori estranei, poi nel 2013 nel mediometraggio La voce umana dal monologo di Jean Cocteau.
LA FORZA DELL'AMORE
Questa volta Sophia, al centro di un cast che schiera anche Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri, Massimiliano Rossi, interpreta un ruolo destinato a rimanere nella galleria delle sue interpretazioni più toccanti dalla Ciociara a Filumena Marturano: Madame Rosa, un'anziana ebrea superstite dell'Olocausto (in gioventù era stata deportata ad Auschwitz) che si prende cura dei figli delle prostitute nel suo appartamento di Bari (nel romanzo era invece Belville, periferia parigina), creando per loro un'insolita ma affettuosa famiglia.
Accoglie anche Momo, un 15enne senegalese che l'aveva derubata. E, malgrado sia in cattive condizioni di salute, ancora inseguita dai fantasmi del campo di sterminio, rifiuta di andare in ospedale per non lasciare i suoi ragazzi da soli. Le ultime parole del romanzo spiegano il senso stesso del film: «Bisogna amare».
GLI OSCAR
sofia loren yvonne de carlo gina lollobrigida
L'ultima apparizione pubblica di Sofia risale all'ottobre scorso, quando a Los Angeles l'attrice consegnò l'Oscar alla carriera alla regista e grande amica Lina Wertmüller, 91 (che l'aveva diretta in Fatto di sangue... e Peperoni ripieni e pesci in faccia), indirizzandole un discorso vibrante, ricco di ammirazione: «Sei una dei più grandi registi di tutti i tempi». Dei suoi Academy, donna Sophia ne ritirò soltanto uno: quello ricevuto nel 1991 dalle mani di Gregory Peck per l'insieme dei suoi film. Nel 1962, quando le assegnarono la statuetta per la Ciociara, rimase invece a Roma. E spiegò poi: «Temevo di emozionarmi troppo».
sofia loren e jayne mansfiled SOFIA LOREN la loren in pausa ascella non depilata di sofia loren SOFIA LOREN SULLA PIZZA SOFIA LOREN la loren in bikini sofia loren vita 1980 own4 sofia loren all aeroporto di ciampino di ritorno dagli stati uniti roma 14 novembre 1961