Pierluigi Panza per https://fattoadarte.corriere.it/
"Preservatevi dalle insidie delle donne: Questo è il primo dovere della confraternita" ("Bewahret euch vor Weibertücken, Dies ist des Bundes erste Pflicht") si canta in un passaggio di "Die Zauberflote" di Mozart per ora sopravvissuto alle varie censure (femministe, politically correct e declinazioni varie).
Nello "Zauberflote" tutto femminile, ma non femminista, in scena al Festival di Salisburgo le donne all'opera (direttrice Joana Mallwitz, regista Lydia Steiner, scenografa Katharina Schlipf, drammaturga di Ina Karr...) lanciano una bella insidia/sfida alla futura fruizione dell'opera lirica.
Di fronte a proposte grottesche, come quella del compositore Giorgio Battistelli di accorciare le opere tagliuzzandole qua e là per renderle più accessibili ai gggiovani, perché, invece, non le allunghiamo di qualche minuto spiegandole?
Solo qualche minuto per raccontare meglio i passaggi con una voce narrante di prosa, in scena o fuori, o con un testo display. E' quello che stanno facendo nello "Zauberflaute" di Salisburgo: un nonno entra in camera da letto dei tre bambini-genietti dell’opera e legge loro la storia di Tamino & Co. come se fosse una favola, sostituendo o, meglio, aggiungendo ai dialoghi di Schikaneder quelli della regista Lydia Steier e della drammaturga Ina Karr.
Nelle pause musicali il nonno apre un libro e legge introducendo quanto sta per accadere. Intendiamoci: pochi secondi alla volta, in tutto forse un minuto in più della "normale" durata dell'opera.
Facile si dirà, quell'opera è anche una fiaba ed è stato elementare per le donne-mamme che l'hanno diretta farsi venire una pensata del genere. Ma per il melodramma? Per il Barocco? L'opera barocca mette in scena amori mitologici, che ben si presterebbero a un accompagnamento con voce narrante. I libretti del melodramma sono per lo più tratti da drammi o romanzi d'appendice quindi nascono dalla narrativa.
Intendiamoci: l'opera lirica può continuare a essere fruita come concepita da inizio Novecento, ma se qualcosa si vuole sperimentare per renderla più comprensibile al cosiddetto "nuovo pubblico" o, se esistono, ai nativi digitali costretti dai nonni in un teatro d'opera certo la strada non è quella di togliere come proposto da Battistelli, fare a pezzi un'opera d'arte che non ci appartiene per renderla più "corta". Così come, per rendere più comprensibile una pala d'altare il metodo non è togliere qualche Santo minore o qualche scena della Bibbia meno nota. La via è quella di accompagnare nella storia, come ben fatto in questo "Zauberflote".
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