Estratto dell’articolo di Walter Veltroni per il Corriere della Sera
Alberto Sordi era molto divertito dalla storia di John Martin, il trombettiere del generale Custer. Di Giovanni Martini, come realmente si chiamava, nato a Sala Consilina, lo affascinava la faccia tosta, quella che si dice lo avesse portato ad essere colpito da un pugno di Garibaldi perché aveva venduto il di lui cavallo bianco, quella che lo aveva spinto a emigrare verso l’America inseguito dai parenti di una ragazza messa incinta, quella che lo aveva portato ad arruolarsi con il generale Custer, a combattere contro gli indiani, ad essere catturato e poi rilasciato perché entrato nelle grazie di una delle mogli di Toro seduto.
John, Giovanni, fu, non per caso, l’unico superstite della battaglia di Lille Bighorn dove venne raso al suolo dagli indiani il settimo Cavalleggeri. A John fu affidato, nel cuore della battaglia, il compito di portare un messaggio nelle retrovie. Non sapendo bene la lingua Martini salta a cavallo, si piega sul fianco dell’animale, risponde all’attacco degli indiani e consegna il foglio al colonnello Benteen. Torna da Custer e lì, misteriosamente, riesce a salvarsi. Solo lui e un cavallo sopravvivono allo sterminio del Settimo Cavalleggeri. C’è chi dice, ma forse sono solo malelingue, che, vista la mala parata, Martini abbia detto a Custer che andava a cercare rinforzi e si sia volatilizzato. A conferma di questa tesi sempre i pettegoli riferiscono che Martini accampò per due anni un deficit di memoria che purtroppo gli impediva di rispondere a domande su Little Bighorn.
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walter veltroni foto di bacco giovanni martini