Candida Morvillo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Negli anni ’90, è stata la fidanzatina d’Italia dai golfino pastello nei pomeriggi di Buona Domenica ; nel 2000, il corpo del millennio sul calendario di GQ firmato Fabrizio Ferri. Oggi, Paola Barale fa teatro, (è appena stata protagonista in Tris di cuori di Toni Fornari), fa inchieste alle Iene su maternità surrogata e turismo sessuale e ha scritto un libro sulla menopausa (Non è poi la fine del mondo, Sperling & Kupfer) che ha ispirato una proposta di legge.
Che cosa resta della Paola Barale che fu e chi è la Paola di oggi?
«Se fossi ancora la ragazza che girava la ruota della fortuna in un programma di Mike Bongiorno dovrei preoccuparmi. Le esperienze ci cambiano e io ho avuto una vita piena: lavoro da 40 anni, ho iniziato a 17. Ringrazio l’universo per avermi portato tante opportunità, ma già quando lasciai Buona Domenica nel 2002 quella tv me la sentivo stretta».
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Aveva ragione.
«In quell’intuizione c’era tutto quello che sarebbe successo in tv. In trasmissione, presero a invitare le donne col seno grosso e si discuteva se era vero o rifatto, una cosa che trovo agghiacciante ancora oggi. Era anche un periodo in cui non stavo più bene con il mio marito dell’epoca.
Mi dissi che ero fortunata, avevo guadagnato tanto e che quando hai la possibilità di scegliere la devi onorare. Per cui, me ne andai. Un anno dopo, io e Gianni Sperti ci eravamo lasciati, ma ero passata da essere richiesta tutti i giorni ad avere di colpo nessuna richiesta. Può essere deleterio, se non hai un equilibrio solido».
E lei lo aveva?
«Io non mi sono pentita. Incontrai Raz Degan, ero innamorata persa e iniziai a girare il mondo con lui e lì mi sono accorta che il mondo era più grande di quello che avevo conosciuto. La tv non mi mancava. Sentivo che avevo vissuto sotto una campana di vetro, ma non mi ero goduta la vita. Avevo sempre solo lavorato».
A Fossano, studiava da insegnante di educazione fisica, poi fu scoperta e lanciata come sosia di Madonna.
«Non era la mia attività preferita, ma mamma mi dava una paghetta di cinquemila lire a settimana, mentre per un’apparizione mi davano un milione e avere denaro mi piaceva. Non ho mai ambito alla ricchezza, ma alla sicurezza economica sì.
Andai a vivere da sola, l’anno dopo mi prese Mike. Dopo sette anni, però, stava diventando una specie di lavoro di ufficio e io non sono da ufficio. Quando Canale 5 mi chiese se volevo presentare La sai l’ultima? con Gerry Scotti, accettai, ma mi dissero che dovevo essere io a dirlo a Mike, che era un signore vecchio stile.
Avevamo un rapporto formale, come fra datore di lavoro e dipendente. Glielo comunicai e sembrava che l’avesse presa bene. Torna il giorno dopo e, in studio, davanti a tutti, mi accusa di irriconoscenza, mi tratta malissimo. Non me l’aspettavo. Ebbi una crisi di pianto pazzesco».
Anche Costanzo prese male l’abbandono. Disse in un’intervista che era capricciosa e stava troppo in camerino.
«Non mi fece scenate, ma andai via e il telefono smise di squillare. Non sono esperta in matematica, ma uno più uno fa due. Comunque, non ero capricciosa: ero portatrice di novità non sempre apprezzate. Sono stata la prima a mettere in tv gli abiti firmati invece che quelli dei costumisti. Dolce e Gabbana mi disegnarono 25 look col push up a vista, che non piacevano alla produzione. Ero stata la prima a introdurre il make up lucido invece del cerone e mi dicevano che sembravo sudata».
Nel frattempo, tutte le ragazze la copiavano.
«Quando misi i pullover di Blumarine, ci fu un’impennata delle vendite. Quando m’inventai il foularino al collo, ribattezzato Baralino, se avessi avuto un animo imprenditoriale, sarei diventata ricca. Ma questa ricerca sull’immagine era nuova, malvista. Di me si diceva che avevo “la corte”, ma io parrucchieri, truccatori e stylist li ho pagati anche di tasca mia quando la rete li riteneva troppo cari».
Dopo, Pippo Baudo fece il suo nome per Sanremo e poi non la prese. Perché?
«Il festival o è un trampolino di lancio — e io ero già famosa — o è una carneficina: stai lì una settimana e ti fanno le pulci su tutto. Non gli dissi no, ma non gli dissi neanche un bel sì. Su queste cose, purtroppo, sono un po’ svagata. Pensi che il mio assistente dell’epoca sostiene che, sempre per Sanremo, dissi di no a Fabio Fazio.
Io ricordo solo una mezza telefonata».
Perché non ha mai fatto un reality?
«Ho fatto solo Pechino Express e Ballando con le stelle , ma all’ Isola dei famosi e al Grande Fratello vip ho detto sempre no, perché non ho freni inibitori, se mi parte l’embolo non mi tengo. Provo quasi piacere a dire quello che so che non dovrei dire. A volte, le mie relazioni sono finite per questo, non mi va di farmi andare bene le cose che non mi piacciono. Infatti, sono sola.
Però, da poco, ho un bellissimo chihuahua: Rosita. Anche se aver sentito il bisogno di un cane mi preoccupa: non vorrei che fosse il segnale del bisogno di una relazione sentimentale».
Che c’entra il bisogno di un cane col bisogno di un amore?
«Quando è morto il precedente chihuahua, ho sofferto tanto e non volevo più cani. È successo in coincidenza con la fine della mia ultima storia, per cui mi ero trovata libera e mi ero detta: ora me la godo. Non ho più voluto alcun tipo di possesso, ho venduto anche la moto. In casa, sto in affitto. Ora, prima di andare a prendere Rosita, mi svegliavo la notte sentendomi braccata, mi chiedevo: come faccio se devo partire, se vado in tournée? Poi l’ho vista ed è stato un innamoramento reciproco. Come tornare a un certo tipo di emozioni di cura, vicinanza, legame».
Perché teme tanto un amore?
«Perché l’idea di base mi piace, ma l’idea di un uomo che mi gira in casa mi terrorizza. Ho genitori che stanno insieme da sempre e, fino a dieci anni fa, sono stata sempre fidanzata o sposata, non pensavo che avrei imparato a essere una single felice con tanti amici divertenti. Nella commedia che ho appena portato in teatro interpreto Maria Teresa che ha due mariti e non mi sembra una brutta idea: tanto, un uomo come lo vorrei non esiste. Ma siccome non sono da tradimenti, meglio stare sola come sto».
Ha mai avuto due uomini in contemporanea?
«Mai. Mi è successo di tradire quando un rapporto era agli sgoccioli. Ora, non tradirei più: accetterei la fine del rapporto e lascerei. Se accetti un rapporto che non funziona più, sbagli e non puoi lamentarti se vieni tradito».
Lei fu tradita clamorosamente, da Raz. Con Kasia Smutniak.
«Mi è successo anche di perdonare. Nell’arco di una relazione lunga, ti metti in discussione. Ma, ormai, sono antiperdono, perché ho perdonato e poi ho scoperto che lui ci era ricascato. E lì ho dovuto imparare a lasciare anche se ero ancora innamorata. Da allora, davanti a un uomo, mi chiedo se sta dicendo la verità o è un fake.
Poi: spero ancora di aprire un portone e sbattere contro l’uomo della mia vita, ma quell’uomo non mi metto a cercarlo, non mi manca».
Da quanto tempo è single?
«Dal 2015. Ma questo non significa che non ho avuto qualcuno. Sono per la “situationship” più che per la relationship. È ora che le donne possano ammettere di avere una vita sessuale senza essere giudicate».
Come si spiega le voci che la indicano come bisex o fluida?
«A parte che, idealmente, potrei anche innamorarmi di una donna, un’idea ce l’avrei... Forse perché non sono mai andata a letto con nessuno per lavorare e perché, se non sono in tv, non porto i tacchi, non metto le gonne, sono maschile, e perché avevo la quinta e mi sono operata per avere la terza. Viviamo ancora in una società in una cui, se metti gli anfibi, forse non sei etero e non si capisce perché una non è felice di mostrare seno e sedere».
Un nudo lo concesse per un calendario.
«Mostrarmi non mi è mai piaciuto. Io, dall’ombrellone al bar, non vado in costume, mi vesto. Di calendari me ne avevano offerti cento, accettai quello di GQ perché era per il primo numero di una rivista fino ad allora solo americana: era un progetto nuovo, storico. E scattava Fabrizio Ferri. Farlo fu stupendo. Sul set a Pantelleria erano tutti così gentili e attenti che non mi sono mai sentita nuda».
Perché ha scritto un libro sulla menopausa?
«Perché è un argomento tabù, infatti io l’ho avuta precoce a 42 anni e il libro l’ho scritto solo a 56. Se ne parla poco e le donne non sono aiutate abbastanza ad affrontarla. Da qui la proposta di legge dell’onorevole Martina Semenzato, con l’idea di avere più consultori e terapie».
Fra tre anni compie 60 anni; che effetto fa e come vorrebbe viverli?
«Mi sto abituando, dico sempre: ho quasi 60 anni. Voglio continuare a fare teatro, perché mi dà disciplina e mi piace la vita da zingara. E voglio viaggiare: se c’è una cosa che ha fatto di me una Paola diversa sono i viaggi. Da ragazza, facevo le vacanze, poi ho scoperto la bellezza di partire all’alba on the road, vedere i paesaggi mutare, fermarmi a mangiare in una bettola.
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