Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
È più imperdonabile essere donna o di destra?
«È un bel match. Ma credo che sia più imperdonabile essere conservatori, o di destra, come dice lei».
La critica che la ferisce di più?
«Il gioco è sempre lo stesso: distruggere il proprio nemico attaccandolo sulla sua competenza tecnica, cercando di smontare una preparazione costruita in decenni — studio da quando ho 6 anni e da 12 lavoro come direttore d'orchestra. È il meccanismo Mia Martini: a forza di dire che portava sfiga sappiamo la fine tragica che ha fatto. Ma penso che se c'è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono». [...]
Beatrice Venezi in Voci fuori dal coro (dal 16 aprile su RaiPlay e RaiPlay Sound) dà luce a otto compositrici geniali e libere che hanno fatto la storia della musica. Potrebbe assomigliare a un programma femminista.
«Figurarsi. Mi accusano di non essere sufficientemente femminista perché voglio farmi chiamare direttore o maestro, al maschile. Laura Boldrini disse che aveva “un problema serio che dimostra poca autostima”. Il femminismo dovrebbe essere una questione concreta, non ideologica, a sostegno delle istanze femminili. Invece è banalmente legato alle controversie lessicali».
giorgia meloni beatrice venezi
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Tre musicisti dell'Orchestra Sinfonica Siciliana l'hanno accusata di essere inadatta al suo ruolo, i suoi gesti sarebbero stati «incoerenti con la musica».
«L'espressione della propria opinione è più che legittima e anche io spesso potrei avere da ridere sulla qualità di alcuni musicisti con cui mi trovo a lavorare. Qui parliamo di tre soli musicisti, che per altro non hanno ruoli apicali, e so che non si può raggiungere l'unanimità di consenso. E comunque gli altri 70 non hanno avuto nulla da eccepire».
Nei loro confronti sono stati presi provvedimenti disciplinari: li ha chiesti lei?
«Mi è stata addossata anche questa responsabilità, ma io l'ho scoperto — come tutti — dai giornali. Immagino ci siano, come in ogni contratto, dei vincoli — che io non conosco — che censurano certi atteggiamenti. Riuscire in qualunque azienda. Far ricadere su di me la decisione di un'istituzione in cui non ho alcun ruolo mi sembra francamente eccessivo. Ci ho visto un attacco personale, se non politico».
In che rapporti è con Giorgia Meloni?
«Ci conosciamo da tempo, ben prima che diventasse un personaggio di spicco nella politica. È una persona per cui nutro stima, innanzitutto umana. Ma — ripeto — non abbiamo mai avuto un rapporto politico».
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Lei è consulente del ministro Sangiuliano. È naturale che ogni suo passo sia messo sotto la lente di ingrandimento...
«Io non faccio politica, non ho una tessera di partito. Il mio ruolo al ministero è sensibilizzare la politica a determinate problematiche di un settore che è stato lasciato per decenni in una sorta di autogestione. Penso di potere dare il mio contributo a un sistema che in alcuni casi è storto e perverso: sono un'idealista e l'interesse collettivo ha prevalso su quello personale».
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