Estratto dell’articolo di Simone Gallotti per “il Secolo XIX”
Troppi fronti aperti per un giorno solo. Joe Biden ieri ha dovuto fare i conti con due strike: il colpo che l'Iran vuole infliggere a Israele con i missili balistici.
E lo sciopero sulle banchine che sta paralizzando la porta d'ingresso del Paese.
Sul secondo problema ha scelto una linea attendista, per ora soltanto con un avvertimento diretto a entrambi i contendenti: da un lato i portuali americani della East Coast, dall'altro gli operatori degli scali.
IL SECOLO XIX - PRIMA PAGINA DEL 2 OTTOBRE 2024
«ll presidente vuole che le parti si siedano al tavolo e negozino in buona fede, in modo equo e rapido». Non intende quindi utilizzare la legge (il Taft-Hartley Act) che consente di porre fine allo sciopero e che il sistema logistico e quello commerciale gli stanno chiedendo a gran voce.
C'è anche un motivo elettorale […]: Kamala Harris […] è indietro nei sondaggi di gradimento effettuati tra i potenti sindacati americani. Un atto d'imperio la metterebbe in difficoltà rispetto a Trump e per ora l'amministrazione Usa non si farà coinvolgere […]. La durata dello sciopero? «Almeno 5-7 giorni» azzarda la previsione qualche analista.
[…] I picchetti dei lavoratori portuali della costa orientale e della costa del Golfo americana, non si vedevano da quasi 50 anni. Sul piede di guerra ci sono più di 45 mila camalli che da ieri stanno bloccando il flusso di circa metà delle merce complessiva che arriva in America via nave.
Dopo mesi di trattative difficili, i sindacati della la (la International Longshoremen's Association) si sono alzati dal tavolo che li vedeva contrapposti alla United States Maritime Alliance (Usmx).
Chiedevano un aumento salariale di circa il 10% e uno stop all'automazione delle banchine «che toglie posti di lavoro» scrivevano ieri portuali sui cartelli esposti davanti ai varchi dei 36 scali coinvolti nello stop, da New York a Houston.
KAMALA HARRIS JOE BIDEN - CONVENTION DEMOCRATICA A CHICAGO
[…] Lo sciopero bloccherà tutto, dal cibo alle automobili. Più difficile calcolare i danni: gli analisti hanno cominciato a dare i numeri e si va da un range di 300 milioni di dollari al giorno sino a 5 miliardi di perdite ogni 24 ore. In ogni caso, per l'economia americana uno stop prolungato sarebbe un disastro.
Le merci comincerebbero a non arrivare più al consumatore e i prezzi inizierebbero a salire. Siamo entrati inoltre nella stagione in cui i magazzini si riempiono di prodotti che saranno poi venduti a Natale. E una stagione di picco e la mancanza di merce potrebbe minacciare posti di lavoro e potenzialmente alimentare l'inflazione.
Anche l'Italia è preoccupata: l'export verso gli Usa vale complessivamente 67 miliardi di euro (dati Istat 2023), ed è in crescita costante. Dagli Usa ai nostri porti passa invece merce per 25 miliardi di dollari. L'impatto insomma non sarebbe banale.
[…] Il leader dei portuali, Harold Daggett, ha puntato il dito contro gli operatori: nel mirino è finito il gruppo Maersk (con i terminal Apm) perché «non hanno offerto aumenti salariali adeguati e nemmeno accettato la richiesta di fermare i progetti di automazione portuale che minacciano i posti di lavoro».
E che la frattura sia profonda lo si capisce anche dalla strategia dei sindacati, pronti a incrociare ad oltranza le braccia: «Siamo pronti a combattere finché sarà necessario […] » ha tuonato il leader dei portuali.
L'associazione delle imprese ha tentato di scongiurare lo stop e nelle ultime ore è arrivata ad offrire un aumento dei salari del 50%. Ma non è servito. […] Centinaia di lavoratori portuali hanno così manifestato a New York e New Jersey, uno dei più grandi tra gli scali interessati. Intanto in rada le navi cominciano a fermarsi: ieri davanti a New Yorke agli altri porti, c'erano già 38 portacontainer all'ancora. Domenica erano solo tre.
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GIANLUIGI APONTE GIOVANNI TOTI
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