Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Ultimo giorno. Mentre Cher a 78 anni ancora domina la scena nella serata AmFAR, la serata benefica di ricerca fondi per combattere l’Aids, presentata da Demi Moore, 61. Delle bambine. E i film presentati qui in gran pompa escono quasi contemporaneamente in sala con risultati non proprio sorprendenti. “Furiosa” di George Miller con Anya Taylor Koy era primo ieri in Italia con 118 mila euro e 16 mila spettatori, ahi, “Marcello mio” di Christophe Honoré con Chiara Mastroianni ottavo con 11 mila euro, 1.762 spettatori, quando “Ennio Doris” è ancora 11° con mille spettatori… Ecco. Potevamo mandare “Ennio Doris” a Cannes…
In Francia, “Furiosa” è stato visto mercoledì da 46 mila spettatori e “Marcello mio”, al secondo posto, da 13 mila. Insomma…. Domani, finalmente, conosceremo i vincitori della Competition e di Un Certain Regard. Intanto alla Quinzaine, dove non c’è un vero concorso, c’è però già un vincitore. E’ lo spagnolo “Volveréis” di Jonas Trueba, segnalato come Miglior Film Europeo. Alla Semaine de la Critique, dove il concorso c’è, vince un film argentino, alla faccia di Milei e della sua politica suicida, “Simón de la montaña” diretto da Federico Luis. Vanno recuperati.
Nel concorso i film che sono stati più amati dai critici internazionali, e non per questo saranno amati dalla giuria, sono alla fine pochi. “Emilia Perez” di Jacques Audiard, il musical crime trans messicano adorato anche dal pubblico che Netflix ha appena comprato, come diritti di piattaforma per America e UK. “Anora” di Sean Baker, scatenata commedia dove il figlio svitato di un oligarca russo che fa una vita di sballo a New Tork sposa una escort e scatena la reazione di tutta la famiglia. “Grand Tour” di Miguel Gomes, sofisticata rilettura della fine del sogno dell’imperialismo europeo in Asia vista attraverso la fuga di un funzionario inglese inseguito dalla futura moglie.
E, infine, “All We Imagine As Light” di Payal Kapadia, definito oggi da Peter Bradshaw “a glorious film”, e amato da tutti i critici più importanti, storia di tre donne nella Mumbai di oggi alle prese con la vita e l’amore. Formalmente impeccabile. Un film assolutamente superiore. Si leggono echi del cinema di Wong Kar Wai,di Alice Rohrwacher per la costruzione dell’immagine. Erano almeno trent’anni che non si vedeva un film indiano in concorso e questo, diretto da una regista, con un’altra storia di donne, potrebbe fare il colpaccio a Cannes o vincere comunque un grosso premio.
Il melodramma francese di tre ore “L’amour ouf”, definito giù sul poster “una commedia romantica musical ultra violenta”, su un gruppo di amici in due diversi momenti della loro vita, diretto da un attore molto amato come Gilles Lellouche, scritto anche dalla Audrey Diwan di “L’evenement”, con star come François Civil, Adéle Exarkopoulos, Raphael Quenad, Mallory Wanecque, presentato ieri sera con qualcosa come 15 minuti di applausi finali, record assoluto di Cannes, esaltato dall’industria francese, è stato brutalmente massacrato invece dalla critica internazionale e non credo possa aspirare a molto.
Il concorso si chiude oggi con gli ultimi due film, l’iraniano “The Seed of the Sacred Fig” di Mohammad Rasoulof, il regista scappato dal proprio paese con tanto di viaggio avventuroso visto che stava per essere arrestato e farsi otto anni di carcere (“Non posso credere di essere qui” ha detto), e Michel Hazanavicius, che presenta “La plus précieuse des marchandises”, stravaganza a cartoni animati.
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