LA "CENERENTOLA" DI EMMA DANTE "NON FARÀ DORMIRE SONNI TRANQUILLI" - E' “UNA SCOSSA ELETTRICA CHE RIANIMA LA SOCIETÀ EUROPEA, PARALIZZATA DALLA RESTAURAZIONE. LE PERSONE, REPRESSE, AVEVANO BISOGNO DI SFRENARSI: ROSSINI APRE QUESTA PORTA CHE ERA CHIUSA’’ - DEBUTTO STASERA ALL'OPERA DI ROMA -

Emma Dante: ''Il lavoro di un artista non deve avere dei limiti, ma vedo che l' opera lirica non è pronta: la regia dà ancora fastidio a molti direttori, non siamo liberi. I teatri devono sapere che senza la regia, l'opera muore''....

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S.P. per “la Stampa”

Cenerentola DI EMMA DANTE Cenerentola DI EMMA DANTE

 

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«Non le devi dare un pugno, ma una manata. Apri la mano, tira indietro il braccio. Non così, così!».
Assistere a una prova di regia di Emma Dante significa capire bene cosa intende il giovane soprano Damiana Mizzi - che interpreta una delle due sorellastre - quando dice: «Lei ti porta al limite delle tue possibilità, fisiche e di comprensione del personaggio». La regista e drammaturga palermitana mette in scena Cenerentola. Primo incontro con Rossini e debutto stasera all' Opera di Roma (dove rimarrà in cartellone fino al 19 febbraio).

Difficile raccontare, oggi, una fiaba?
«C' è un solo modo: non pensare che ci siano delle incongruenze, accettare la regola che tutto è possibile. Cenerentola esprime anche il disagio della protagonista: una persona fragile, in una famiglia che la opprime e umilia. Una situazione diffusa. E questa violenza domestica ci sarà. Non farà dormire sonni tranquilli».

Rispetterà il lieto fine di Rossini?
«In parte. Le sorellastre e il padre subiranno una punizione simbolica, diventeranno a loro volta dei servi; vede quelle grandi molle a carica? Saranno messe dietro la loro schiena...».

Come sta andando il corpo a corpo con questa musica?
«Ne sono ostaggio. È invadente per chi la ascolta, si figuri per chi deve metterla in scena.
Il ritmo ti penetra il cuore, i polmoni, il pensiero: stai alla finestra, guardi la gente che passa, la immagini muoversi con la frenesia di Rossini. Non mi lascia mai, nemmeno di notte: me la sogno».
 

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Provi a definirla.
«Una botta di vita. Una scossa elettrica che rianima la società europea, paralizzata dalla Restaurazione. Le persone, represse, avevano bisogno di sfrenarsi: Rossini apre questa porta che era chiusa».
 

Alla prima della Scala, il direttore Riccardo Chailly e i registi Moshe Leiser e Patrice Caurier si sono scambiati insulti. Inoltre, Chailly ha protestato un regista del peso di Graham Vick. Quale il limite che un regista non deve oltrepassare?

«Non c' è un limite. C' è, o non c' è, un dialogo. Se c' è, si può fare tutto. Il lavoro di un artista non deve avere dei limiti, ma vedo che l' opera lirica non è pronta: la regia dà ancora fastidio a molti direttori, non siamo liberi. I teatri devono sapere che senza la regia, l' opera muore».
 

Col direttore di «Cenerentola», il giovane argentino Alejo Pérez, dialogate, oppure...
«Moltissimo. Come con tutto il cast, di straordinaria disponibilità».

Lei è tornata a vivere a Palermo, dirige la «Scuola dei mestieri dello spettacolo» del Teatro Biondo, lavora spesso al Teatro Massimo. Pacificata con la sua città?
«Posso costruire un progetto, la città può vedere il mio lavoro. Per questo sono rimasta, rifiutando di andare a Parigi. Ma Palermo non si vuole bene e io la vivo con amore e con odio».

Per la musica dei suoi spettacoli e dei suoi film, spesso collabora con i Fratelli Mancuso. Che cosa ama di loro?
«Sono l' anima della mia terra. Quando cantano penso alle persone che ho perduto: me le fanno ritornare presenti. Per me, sono la ninna nanna dell' eternità».

 

 

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