“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
«Norvegia, Lituania, Danimarca, Estonia, Islanda, Finlandia saranno guidate da donne. Sei donne prime ministre in Europa. Non era mai successo». Così comincia un commento di Elena Stancanelli sulla Stampa.
elena stancanelli foto di bacco
E Angela Merkel, ancora in carica quando è uscito l’editoriale, dove la mette? Le sei citate da Stancanelli rappresentano meno di un quarto della popolazione della Germania. Inoltre non si capisce la ratio dell’elenco. Non segue l’ordine alfabetico, né quello per popolazione (in tal caso, con i suoi 5,7 milioni di abitanti la Danimarca avrebbe dovuto figurare al primo posto), né quello per superficie, né quello cronologico (Kaja Kallas è diventata primo ministro dell’Estonia pochi giorni fa, quindi il suo Paese avrebbe dovuto figurare al primo o all’ultimo posto).
l appello di angela merkel ai tedeschi per il natale
Senza contare che si dovrebbe includere anche Ursula von der Leyen, la quale, in qualità di presidente della Commissione europea, governa l’intera Ue.
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In un sommario a corredo di un articolo su Georges Simenon, il Domani scrive: «La diffusione dei suoi libri è arrivata a 700 milioni di copie».
Il dato, però, come si può leggere nel pezzo, si riferisce alla tiratura, non alla diffusione, e risale ai primi anni Novanta. Quindi Domani pubblica, su Simenon, cifre dell’altrissimo ieri e per di più sbagliate.
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Da Avvenire: «Una rosa per la fidanzata. Patrick George Zaki, il ricercatore ventinovenne egiziano che si trova in prigione nel suo Paese dal 7 febbraio 2020, ha potuto ricevere ieri almeno la visita della sua ragazza e le ha donato il fiore simbolo dell’amore».
Da mesi leggiamo su tutti i giornali che il giovane è stato arrestato in quanto gay. Evidentemente Avvenire conosce cose ignote ai comuni mortali, a cominciare dalla più sorprendente: sotto il regime di Al Sisi, i prigionieri, benché detenuti da quasi un anno, possono acquistare in cella rose per le fidanzate.
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Su Anteprima è comparso il seguente aforisma, attribuito all’attore Corrado Guzzanti, figlio di Paolo, il famoso giornalista: «Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti». Ma sarà davvero di Guzzanti junior? Una ricerca su Google restituisce ben 18.100 risultati che attribuiscono questa frase a Luigi Pirandello.
Molti autori, per esempio Andrea Accorsi e Daniela Ferro nel libro I personaggi più malvagi della storia di Milano, sostengono che Pirandello la scrisse in Uno, nessuno e centomila. Falso: nel romanzo in questione la parola «maschere» non compare affatto (vedere l’edizione curata da Giancarlo Mazzacurati per Einaudi nel 1994).
Né risulta che Pirandello abbia mai usato il sostantivo «maschere» in uno dei suoi 80 articoli pubblicati dal Corriere della Sera. Il mistero continua.
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Il Fatto Quotidiano pubblica un servizio di Gianni Barbacetto sui «discepoli di Pio Pompa» che «adesso pontificano sui servizi segreti».
Tra i referenti del «grande manovratore sotterraneo dell’informazione negli anni del berlusconismo», egli indica «giornalisti come Renato Farina, Luca Fazzo, Claudia Fusani, Claudio Antonelli», cioè «proprio alcune delle firme che in queste settimane hanno scritto di Conte, servizi e caso Barr».
E dettaglia: «Antonelli su Libero ipotizza che Conte, sconfitto Trump, “abbia perso la sponda degli Usa”». Si dà il caso che Antonelli lavori alla Verità dal settembre 2016. Sempre sul pezzo, questo Barbacetto.
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Brani scelti da un articolo firmato da don Antonio Mazzi sul Corriere della Sera: «Per cui mentre ieri tutta la riflessione si rivolgeva: su quale senso dare ai doveri, oggi senza trascurare il peso dei doveri, prima bisogna insieme, riflettere su quale senso possano avere questi desideri immensi e sconfinati».
«Come potete far si che le vostre amicizie vere e profonde non vengano confuse con avventure disordinate e sconsacratorie? Come far si che i vostri affetti dirompenti e il vostro bisogno di essere amati coincida con l’impianto della volontà adeguato e con la capacità da parte vostra di dotarvi di strumenti autocorrettivi?». Sono tutte questioni su cui il reverendo non ha saputo porre l’accento.
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Titolo della Verità: «Egiziano sfascia chiesa col machete. L’uomo, pregiudicato senza fissa dimora, si è accanito con una lama di mezzo metro su una statua di San Francesco a Roma». Ma il Poverello non stava d’abitudine ad Assisi? In tal caso bastava scrivere: «A Roma si è accanito» eccetera.
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L’Osservatore Romano pubblica un bando di concorso del Pontificio istituto di archeologia cristiana per la cattedra di Epigrafia classica e cristiana. In calce, accanto alla firma del rettore, «prof. mons. Stefan Heid», vi è il timbro della prestigiosa istituzione, con tanto di indirizzo della sede di Roma: «Via Napoleone III°».
Ma accanto ai numeri romani l’esponente (°) non va mai messo: serve solo quando, per indicare l’ordinale, si ricorre alle cifre arabiche (1°, 2°, 3°). E per fortuna che lì studiano l’epigrafia classica.
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Donatella Di Cesare commenta sulla Stampa la notizia della condanna a morte di Lisa Montgomery, eseguita negli Stati Uniti con un’iniezione letale: «Se qualcuno ci narrasse puntualmente la storia grammatica di questa donna di cinquantadue anni...». Della serie: vale più la grammatica della pratica.