“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto
da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti”
e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
«Comunque nemmeno in Occidente il lavoro è sempre stato un valore. San Paolo lo definisce “uno spiacevole sudore della fronte”», scrive Massimo Fini sul Fatto Quotidiano. Non si capisce da dove l’ottantenne editorialista abbia tratto la fantasiosa citazione posta fra virgolette.
A prescindere dal fatto che l’aggettivo spiacevole non figura mai nella Bibbia e che il sostantivo sudore compare solo quattro volte (pronunciato da Dio nella Genesi; nel salmo 127; in Ezechiele 44, 18-20; nel Vangelo di Luca 22, 44), in san Paolo gli unici due riferimenti alle tribolazioni quotidiane sono i seguenti: «Ci affatichiamo lavorando con le nostre mani» (1 Corinzi 4, 12) e «Né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi» (2 Tessalonicesi 3, 8). Se ne deduce che il buon Fini ha poca voglia di lavorare: preferisce copiare da Internet proposizioni fasulle.
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Incipit del servizio di Libero sull’ora legale, firmato da Claudia Osmetti: «Torna l’ora legale e tornano (puntualmente) anche le discussioni attorno all’ora legale. La cattiva notizia è che domattina dormiremo novanta minuti in meno». L’ora legale e mezza.
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«“Caro Fedez, forse la tua Ferrari Roma non è la prima, forse è la seconda...”. Federico Dotto, padovano, imprenditore nel ramo dei restauri e “foodblogger”, risponde via social al cantante milanese che due giorni fa ha pubblicato su Instagram una storia per mostrare la sua nuova “Ferrari Roma”, una rielaborazione in chiave moderna del bolide del Cavallino uscito nel 1954».
Così comincia un servizio di Roberta Polese sul Corriere del Veneto. E comincia male, perché non è mai esistita una Ferrari Roma datata 1954. Il modello della casa di Maranello fu presentato per la prima volta alla stampa internazionale solo dopo 65 anni, nel novembre 2019.
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Incipit del pezzo d’apertura sulla prima pagina della Repubblica: «I test piscoattitudinali chiesti per i magistrati dalla Destra scatenano una vasta opposizione, dal Centrosinistra ai giudici stessi». Magistrati retrocessi a pescatori?
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Titolo dalla prima pagina del Giornale: «La Normale di Pisa blocca il bando tra Roma e Tel Aviv». Ma il corrispettivo di Roma, capitale d’Italia, è Gerusalemme, capitale di Israele, non Tel Aviv, come peraltro correttamente evidenziato all’interno nel servizio di Andrea Cuomo, il quale specifica che si tratta di una «ritorsione contro l’offensiva di Gerusalemme nella Striscia di Gaza».
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Il Giornale Tel Aviv diventa capitale
Titolo da The Post Internazionale: «“Mio marito mi ha chiesto una relazione aperta, in due giorni ho avuto 2000 match su Tinder”». La notizia compare nella sezione Esteri. Ci sembra giusto: non si tratta più di affari interni alla coppia, bensì aperti a mezzo mondo.
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Sul Corriere della Sera, Giovanna Cavalli intervista Bobby Solo, 79 anni. Il cantante le parla del suo flirt con Olghina di Robilant (la quale, ormai settantenne, ce lo descrisse così in un’intervista: «Io avevo 31 anni, lui 22. Era un sentimentalone tremendo. Non gli andava bene nessuna. Ma se gli scombinavi il ciuffo, diventava carino. Aveva un bel fisico. Una volta ha sfondato l’abbaino e mi è entrato in casa dal tetto. Credeva che fossi chiusa dentro con un altro»).
Tpi relazioni clandestine estere
Racconta Bobby Solo: «Che storia, con Olghina di Robilant, la regina della Dolce Vita. Sapeva fare l’amore. Mi ha consumato, ero ridotto a 55 chili, sono svenuto in sala di registrazione, mi fecero iniezioni di Supradyn». Dubitiamo che sia stato possibile. Il Supradyn non è un farmaco, bensì un prodotto da banco che non può essere iniettato, un integratore alimentare venduto sotto forma di compresse, granulato effervescente in bustine e caramelle gommose. Bobby Solo può inventarsi tutte le panzane che vuole, ma una giornalista sarebbe tenuta a non bersele e a non propinarle ai lettori.
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L’Ansa riferisce una statistica della Cgia di Mestre: «Nel 2022 i giovani che in Italia hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 465.0001, pari all’11,5% della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni».
A parte l’astrusità del dato numerico, inficiato da un «1» di troppo, a noi pare che si vada a scuola (primaria, secondaria, superiore) dai 6 ai 18 anni mentre dai 19 ai 24 (e più) si va all’università. Quindi se si considera la cifra degli abbandoni scolastici, per calcolare la percentuale sul totale bisogna basarsi sul numero dei giovani tra 6 e 18 anni e non su quello degli ipotetici universitari.
stefano lorenzetto per la quinta volta nel guinness dei primati
Un giorno qualcuno ci spiegherà perché tutti gli organi d’informazione prendano sempre per buona qualsiasi cosa pubblichino la Cgia di Mestre in campo sociale e del lavoro e la Fondazione Gimbe in campo sanitario. Forse perché queste due organizzazioni non istituzionali rilasciano comunicati già bell’e pronti che non richiedono ulteriore lavoro redazionale?
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Titolo dal sito dell’Unità: «Elezioni in Serbia, a Belgrado si torna al voto dopo le proteste per brogli delle opposizioni». Di solito le elezioni vengono truccate da chi già detiene il potere o lo conquista, non dalle opposizioni. Poi leggi il testo e scopri che il voto «era stato fortemente criticato dalle opposizioni: avevano denunciato infatti brogli da parte della maggioranza». Pertanto il titolo giusto doveva essere: «A Belgrado si torna al voto dopo le proteste delle opposizioni per i brogli».
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Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Roma, runner 37enne travolto e ucciso da un’auto davanti all’ingresso di Villa Borghese». Sommario: «Alla guida dell’auto un 26enne, trasportato al policlinico Umberto I per i test su droga e alcol. La polizia al lavoro per identificare la vittima, che non aveva con sé alcun documento». Sarebbe interessante capire come sia stata indovinata l’età del morto senza averlo potuto identificare.