“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Mario Bernardini, figlio di Sergio, che fu patron della Bussola, storico locale della Versilia, intervistato da Chiara Maffioletti del Corriere della Sera racconta il modo in cui suo padre arruolò Renato Carosone: «Allora i cantanti prendevano 60 mila lire a serata. Mio padre ne offrì 190 mila. Il costo di un appartamento di allora. Aveva rotto il mercato».
Carosone inaugurò la stagione estiva della Bussola nel 1955 e 190.000 lire dell’epoca, rivalutate secondo l’indice Istat, corrispondono a 3.293 euro di oggi, con i quali, più che comprare un appartamento, puoi a malapena far tinteggiare due stanze.
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Domenico Quirico sulla Stampa: «Guardavamo, nel Novecento, il corpo e la maschera di Leonid Breznev esposti come un oggetto inerte sulla balaustra della piazza Rossa. Ti veniva voglia di metter la mano nella redingote per sentire se il cuore batteva regolarmente».
Tralasciando il tempo imperfetto del verbo (batteva) anziché congiuntivo (battesse), riteniamo altamente improbabile, per non dire impossibile, che il segretario del Pcus si sia mai affacciato al terrazzo del Cremlino vestendo la giacca lunga fino al ginocchio indossata come soprabito nel Settecento e nell’Ottocento, detta anche finanziera perché era la divisa d’ordinanza degli uomini di finanza e dei banchieri, cioè dei capitalisti odiati da Breznev.
Aggiunge Quirico: «Se l’America pretende di dettare la linea, di scegliere i buoni e i cattivi, ha il dovere di restare fedele al mito tutto in stampatello». O in maiuscolo? Sergio Fabbrini nell’editoriale di prima pagina sul Sole 24 Ore: «Tuttavia, se nel 2019, le due destre (Conservatori europei e Identità e Democrazia) avevano ottenuto, insieme, 118 seggi, con le elezioni del 2024 ne hanno ottenuti 131. In percentuale, si tratta di un aumento dell’1,5 per cento». Non ci pare proprio: l’incremento è dell’11 per cento.
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Angelo Panebianco parla della Cina in un editoriale sul Corriere della Sera: «Più male riescono a fare agli occidentali e meglio è per l’impero celeste». Nell’espressione più male evidentemente male va inteso come sostantivo ma, pur corretta, la frase è brutta e sarebbe stato meglio scrivere: «Maggior male riescono a fare agli occidentali e meglio è per l’impero celeste».
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Titolo della Verità per un editoriale del direttore Maurizio Belpietro: «D’Alema in affari con Tirana strappa un colloquio al Colle: “Per te sempre volentieri”». Sommario: «Secondo “Open”, Baffino gestisce investimenti in Albania».
Ma nel testo Belpietro non parla di Open, si limita a citare Franco Bechis. Quanti sapranno che è l’attuale direttore del giornale online fondato da Enrico Mentana? Traballante anche la punteggiatura del periodo in questione, riferito a D’Alema: «Infatti, mentre sul Colle gli viene steso il tappeto rosso, a Tirana, dove secondo Franco Bechis, avrebbe aperto una società di consulenza per favorire gli investimenti, ha le porte spalancate». Dopo Bechis non serviva la virgola.
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Il coltissimo Mephisto Waltz nella sua rubrica sul Sole 24 Ore si occupa del «Premio Nobel Claudia Sheinbaum». La neoletta presidentessa del Messico non ha mai vinto l’ambito riconoscimento: ha solo avuto un ruolo nell’Intergovernmental panel on climate change, al quale è stato conferito il premio Nobel per la pace nel 2007.
Più avanti, Waltz ne parla come della «candidata di “Fuerza y Corazón por México”, come dire Dio, padre e famiglia». Semmai sarà Dio, patria e famiglia. Poi cita «due donne, la Giorgia nazionale e Elly Schlein, di colpo sugli scudi, a sorpresa persino dei compagni di viaggio».
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Abbiamo visto esempi di genitivo meno pedestri. Infine il povero diavolo osserva che «Renzi dovrebbe cambiar modi, togliersi quell’aria beffarda da “toscanaccio” (che Montanelli al contrario magistralmente porgeva) e gli ammiccamenti in telecamera, che a suo tempo affondarono Fanfani».
Nelle tre o quattro occasioni in cui ci capitò la fortuna di sedere a tavola con Indro Montanelli, il grande giornalista ci è sempre sembrato garbato e prudente nell’eloquio, quasi timido. Tuttavia temiamo che non si sarebbe trattenuto dal dare del bischero a Mephisto Waltz.
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Titolo dalla Verità: «L’Europa è in fissa con le auto elettriche ma non sa nemmeno quanta CO2 emettano». Il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia non registra né il sostantivo fissa né tantomeno la locuzione in fissa, ma solo «idea fissa, pensiero fisso: fissazione, monomania, ossessione, allucinazione» e «prendere la fissa: andare soggetto a una fissazione o a un’infatuazione».
Fissa è presente come sostantivo nello Zingarelli 2025 quale forma familiare: «Pensiero fisso, idea ossessiva, fissazione: avere una fissa». Per cui essere in fissa pare oggettivamente difficile.
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Roma Today, la battigia diventa banchina
Incipit di Enrica Roddolo sul Corriere della Sera: «Ottobre 2023. Leonor di Borbone giurava sulla Costituzione, la Carta Magna della Spagna». Ma non si chiamava Magna Carta (propriamente Magna charta libertatum)?
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Sempre Enrica Roddolo a proposito della principessa Kate: «Poiché i tempi di recupero saranno ancora lunghi, ma la lettera induce a un cauto ottimismo». Logica vo cercando.
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Roma Today, testata online, pubblica la foto di un’auto in spiaggia con il muso semiaffondato nell’acqua e titola: «Auto in mare: trovata vettura sulla banchina della spiaggia». A giudicare dalla foto ci sembra che l’auto si trovasse sulla battigia, o sul bagnasciuga, per i nostalgici. Di sicuro non sulla banchina.