CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! – DAL SITO DELLA “REPUBBLICA”: “GLI SCIENZIATI BATTONO IL RECORD MONDIALE PER IL PESCE ‘PIÙ PROFONDO’ MAI FILMATO”. LA PROFONDITÀ DI PENSIERO DEI PESCI SUPERA QUELLA DEI GIORNALISTI CHE FANNO I TITOLI CON I PIEDI, ANZI CON LE ZAMPE – FRANCESCA CALEARO, ALIAS MADAME, INTERVISTATA SULLA “STAMPA”: “SE UNO VA SUL PALCO DI SANREMO E BESTEMMIA NON ‘CENTRA’ NULLA”. NON SAPEVAMO CHE ESISTESSE UNA BLASFEMIA IN GRADO DI COGLIERE IL BERSAGLIO...

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“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)

 

 

GIORGIO CALABRESE GIORGIO CALABRESE

«Il professore Giorgio Calabrese lo conosciamo un po’ tutti: è il dietologo di Porta a porta, di Medicina 33, è il presidente del Comitato nazionale sulla sicurezza alimentare del ministero della Salute e, soprattutto, è uno che le cose le dice schietto», esordisce Claudia Osmetti su Libero.

 

Che dialoga con Calabrese sullo sdoganamento degli insetti per l’alimentazione umana. Osmetti: «Be’, non è che i grilli non siano esseri viventi se la mettiamo su questo piano...». Calabrese: «Appunto. Però non vengono percepiti come animali. Se proponessero di aumentare la produzione di latte o di uova sarei anche d’accordo. Così non uccidi la mucca o la gallina. Ma se si vira sugli insetti, sempre di omicidio si tratta». Grillicidio aggravato.

 

la repubblica, il pesce piu?? profondo la repubblica, il pesce piu?? profondo

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Titolo dalla sezione La Zampa del sito della Repubblica: «Gli scienziati battono il record mondiale per il pesce più profondo mai filmato: oltre 8300 metri sotto il livello del mare». La profondità di pensiero dei pesci supera quella dei giornalisti che fanno i titoli con i piedi, anzi con le zampe.

 

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A proposito di piedi. Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Malgrado le buone intenzioni identitarie incorrono nella tentazione del forestierismo a ogni pié sospinto». Qualunque cosa significhi la frase, la forma tronca di piede ha l’accento grave, non acuto: piè.

 

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Luca Dondoni sulla Stampa intervista Francesca Calearo, alias Madame, e le fa pronunciare la seguente frase: «Se a uno scappa una bestemmia in un bar in Veneto, giocando a briscola, è in un contesto che capisco. Se uno va sul palco di Sanremo e bestemmia non centra nulla ed è un pazzo». Non sapevamo che esistesse una blasfemia in grado di cogliere il bersaglio.

 

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madame 1 madame 1

Il coltissimo Mephisto Waltz stavolta vorrebbe superare sé stesso, quindi conclude la sua rubrica sul Sole 24 Ore con una sentenza latina: «Sic desinit in piscem». Purtroppo per lui, il sic non c’entra nulla. La frase esatta, tratta dall’Ars Poetica di Quinto Orazio Flacco, è questa: «Ut turpiter atrum desinat in piscem mulier formosa superne» (sicché una donna, bella superiormente, finisca in uno sconcio pesce).

 

Desinit in piscem (finisce in pesce) «si dice a proposito di cosa che risulti comunque inferiore alle intenzioni o a quanto prometteva in principio», come specifica la Treccani. Orazio alludeva, secondo i princìpi dell’estetica classica, all’opera d’arte che pecchi per mancanza d’unità, cioè d’armonia e rispondenza tra le parti.

 

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la fiat 500 del papa la fiat 500 del papa

Titolo dalla prima pagina della Repubblica: «Attentato a Tel Aviv / Sei turisti feriti / ucciso un italiano». Il morto è meno grave dei feriti?

 

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Scheda redazionale a corredo di un’intervista con don Antonio Mazzi, a firma di Stefano Lorenzetto, sul Corriere della Sera: «Nel 1956 è stato ordinato sacerdote a Ferrara». Didascalia nella stessa pagina: «Mazzi venne ordinato sacerdote a Ferrara, nel 1955». Buona la seconda.

 

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Nella sua rubrica Buongiorno, sulla prima pagina della Stampa, Mattia Feltri «a proposito di inglesi» ne cita «uno intelligente, George Bernard Shaw». Benché trasferitosi a Londra all’età di 20 anni, nel 1876, lo scrittore era irlandese, essendo nato a Dublino. Tutt’al più, britannico. Definire inglese un irlandese è come dare del pisano a un livornese.

 

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MATTIA FELTRI MATTIA FELTRI

«Tra le sue fila ha sempre annoverato qualche personalità di rilievo», osserva Ernesto Galli della Loggia, a proposito della destra, in un editoriale sul Corriere della Sera, incappando così in una delle sviste più ricorrenti segnalate da questa rubrica.

 

La stessa in cui incorre lo scrittore Stefano Massini sulla Stampa, parlando del centurione che, secondo la tradizione, trafisse con la lancia il costato di Gesù crocifisso: «Si percepiva il pericoloso crinale che separa i fatti dalla versione dei fatti, e quindi occorreva un Longino che non da discepolo, ma dalle fila della controparte, ponesse a futura memoria quel sigillo autoptico».

orazio, ars poetica orazio, ars poetica

 

Nel significato di ranghi, il plurale di fila è file: «Militare nelle file di un partito, serrare le file» (Lo Zingarelli 2023). Il plurale fila con valore collettivo si usa soltanto quando si parla di filamenti, oppure della trama di un ordito, o di un intreccio in senso metaforico.

 

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Luca Crovi sul Giornale: «Jo Squillo passa il microfono ad Eugenio Finardi che chiarisce a tutti chi era l’eclettico Gianni Sassi, anima della Cramps, al quale le definizioni di discografico e pubblicitario andavano sicuramente strette: “Era un’artista situazionista”». Il gender dilaga.

 

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Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera, racconta: «Alle dieci e mezzo del mattino la Cinquecento bianca targata SCV1 del Papa esce dal Gemelli». Con tutta evidenza, Vecchi non era presente alla scena: la Fiat 500 Sport utilizzata dal Santo Padre è targata SCV 01321, quindi è stata immatricolata dallo Stato della Città del Vaticano 1.320 veicoli dopo la SCV 1.

 

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madame con il livido madame con il livido

In uno dei dotti articoli che Giovanni Maria Vian pubblica la domenica su Domani, nei quali è solito scrivere papa e chiesa – nel senso di istituzione – in minuscolo (il che appare per lo meno strano, trattandosi del direttore emerito dell’Osservatore Romano), si legge: «Ma per livello e tenore la risonanza della lettera ha sùbito superato i confini dell’“ultima Thule”».

 

Scelta bizzarra accentare un avverbio che in questa frase non può essere confuso con subìto, tanto più che Vian non usa mai mettere l’accento sulla i quando invece adopera il participio passato del verbo subire. Nel medesimo pezzo non manca ovviamente chiesa, minuscolo, ripetuto per ben cinque volte.

 

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Fotonotizia dal Corriere della Sera: «Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, appena dimesso dopo oltre 3 giorni in ospedale, festeggia la domenica delle Palme nel giardino della sua villa». Che significa «dopo oltre 3 giorni»? Potrebbero essere 4, 12, 36, 300. Comunque siamo contenti per lui: benché un po’ oltre i 3 giorni canonici, la risurrezione quest’anno è avvenuta con una settimana di anticipo. Anche se poi si è reso necessario un altro ben più drammatico ricovero.

 

 

 

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