“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
margherita cagol col marito renato curcio
La Stampa dedica «al boom economico vicentino del Cinquecento» un’intera pagina a firma di Fiorella Minervino, dal titolo «Splendida Vicenza fra genio e impresa». In apertura, un’enorme immagine con la seguente didascalia: «Mulini galleggianti sull’Adige vicino a Castelvecchio e al Ponte Scaligero in un quadro di Bernardo Bellotto, 1745 circa».
Avendo occupato Verona soltanto nel 1866, con cinque anni di ritardo sull’Unità d’Italia, i piemontesi tuttora ignorano che l’Adige non bagna Vicenza e che Castelvecchio si trova nella città scaligera e non in quella berica.
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alberto franceschini renato curcio
Concetto Vecchio sulla Repubblica: «Studiano a Trento Renato Curcio e Mara Cagol, i futuri fondatori delle Brigate Rosse, il che nella vulgata fa della facoltà la culla del terrorismo italiano.
Ma le Br nasceranno a Milano nel 1970, dove i due studenti innamorati si saranno stabiliti dopo aver abbandonato l’università. Cagol morirà in un conflitto a fuoco nel 1976».
Premesso che la studentessa in questione si chiamava Margherita Cagol (Mara era il nome di battaglia che assunse dopo essere entrata in clandestinità), fu uccisa al termine di uno scontro armato con i carabinieri nel 1975, non nel 1976, precisamente il 5 giugno, a Melazzo (Alessandria), dove teneva prigioniero l’industriale Vittorio Vallarino Gancia, rapito dalle Br.
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«Il patrimonio edilizio a rischio nonostante i miliardi spesi» è il titolo di un editoriale del Corriere della Sera nel quale Gian Antonio Stella chiede: «Ricordate il punto di partenza? Era il 27 ottobre del 2017, il giorno dopo il terremoto di Visso, due giorni prima di quello devastante di Norcia». Lo ricordiamo benissimo: era il 27 ottobre del 2016, un anno prima.
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Dall’Ansa: «Mosca, Kiev lancia 4 Himars su Svatovo, in Lugansk». Gli Himars (High mobility artillery rocket system) sono sistemi d’arma costituiti da grandi camion sui quali è installato un complesso multiplo di lanciamissili.
Quindi gli Himars lanciano razzi di precisione. Pensiamo che persino per gli Stati Uniti, grande potenza militare, sarebbe troppo costoso e abbastanza inutile sparare in aria i camion con tutti i missili. È più o meno la storia degli obici. Molti pensano che siano dei proiettili, mentre l’obice è un pezzo d’artiglieria con caratteristiche intermedie fra cannone e mortaio. Anche quello difficile da lanciare.
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Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, non delude mai. In un suo articolo, infarcito di citazioni che manco il cardinale Gianfranco Ravasi, menziona fra gli altri Alessandro Manzoni e Dante Alighieri.
La Repubblica, missile a lunga gittata
Secondo lui, «il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare», avrebbe detto don Abbondio nei Promessi sposi. E Dante: «Nel mezzo del cammino di nostra vita». Ma Monda, come spesso gli accade, arronza, perché Manzoni scrive: «Il coraggio, uno non se lo può dare».
E Dante, ovviamente: «Nel mezzo del cammin di nostra vita», con il secondo sostantivo tronco. Certo, Monda è anche professore, però di religione, nelle scuole, e questo spiega tutto. Senza offesa per i docenti, s’intende.
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Titolo dalla pagina Facebook della Repubblica: «Missile abbattuto dagli ucraini precipita in Moldava». Caspita, dev’essere stato un missile a lunga gittata: la Moldava è un fiume dell’Europa centrale che scorre per intero nella Repubblica Ceca e confluisce nell’Elba a oltre 1.100 chilometri (in linea d’aria) da Kiev. Più probabile che sia precipitato in Moldavia, nazione confinante con l’Ucraina.
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Titolo dalla pagina Facebook del Fatto Quotidiano: «Resta incastrato fino all’ascella nel water della discoteca». Il testo soprastante conferma: «Braccio incastrato nel water: lungo intervento per liberarlo. È successo a Torino». La notizia è corredata dalla foto di un gabinetto alla turca, quello costituito da un vaso di ceramica inserito nel pavimento, su cui ci si accoscia. Il water closet è invece il vaso di maiolica del gabinetto all’inglese. Fra Erdogan e Carlo III c’è una certa differenza.
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Commentando sul Foglio la richiesta del console ucraino a Milano, Andrii Kartysh, il quale «chiede alla Scala di soprassedere al Boris Godunov di Sant’Ambroeus» in quanto opera russa, Alberto Mattioli parla del «Boris forse più bello visto in vita mia, nel ’94 a Salisburgo con un Abbado piramidale», soffermandosi poi su «Kasper Holten, il regista danese dello spettacolo milanese, già tenutario in patria di uno strepitoso Anello del Nibelungo». Piramidale. Tenutario. È nato il Gianni Brera della lirica.
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Il Fatto Quotidiano, la turca diventa il water
Titolo del Fatto Quotidiano, a corredo di un commento di Maddalena Oliva sul discorso in Parlamento del neopremier Giorgia Meloni: «È la prima, ma parla di donne (e madri) 3 min.». Concisione a parte, invero assai poco tacitiana, messa giù così sembra che vi siano donne (e madri) che sono tali soltanto per 3 minuti.
Poi che cosa diventano? Bastava scrivere: «Ma parla per 3 minuti di donne (e madri)». Il titolo veniva troppo lungo? Beh, allora potevate cambiarlo.
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Armando Torno sul Sole 24 Ore parla di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (ma nessuno dei personaggi citati nell’articolo ha il nome, solo il cognome). A un certo punto riporta una frase del filosofo: «“Die Kunst, ist und bleibt, nach der Seite ihrer höchsten Bestimmung für uns ein Vergangenes” (“L’arte, in conformità alla sua più alta determinazione, è e rimane per noi qualcosa di passato”)». Citazione inesatta. Quella corretta è: «In allen diesen Beziehungen ist und bleibt die Kunst nach der Seite ihrer höchsten Bestimmung für uns ein Vergangenes».