CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - DAL SITO DELLA “REPUBBLICA”: “UCCIDE MOGLIE E SUOCERA A COLTELLATE NELLA NOTTE. ‘IL FIGLIO 16ENNE CHIAMA LA POLIZIA’, IN CASA ANCHE LA SORELLINA: ‘ARRESTATO’”. COSÌ IMPARA A FARE LA SPIA – “DAL SITO DEL ‘GAZZETTINO’: “PERSONA SCOMPARSA NELLA ZONA DI IMPONZO DI TOLMEZZO, IN PROVINCIA DI UDINE. ‘ANCORA NON SI CONOSCONO LE GENERALITÀ’ DELLA PERSONA SPARITA, SI SA SOLO CHE SI TRATTA DI UNA DONNA DI 45 ANNI, FEDERICA ZARABARA”. RESTA DA DEFINIRE IL NUMERO DI SCARPE…”

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“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)

 

La Repubblica, arrestato per aver chiamato la polizia La Repubblica, arrestato per aver chiamato la polizia

Titolo dal sito della Repubblica: «Uccide moglie e suocera a coltellate nella notte. Il figlio 16enne chiama la polizia, in casa anche la sorellina: arrestato». Così impara a fare la spia.

 

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Monica Ricci Sargentini sul Corriere della Sera: «Dopo aver trascorso 500 giorni da sola in una caverna buia a 70 metri sotto la superficie terrestre vicino a Motril, Beatriz Flamini avrebbe voluto mangiare il pollo arrosto con patate che aveva tanto sognato, invece si è ritrovata davanti una piccola folla che l’applaudiva e le faceva mille domande: “Mi aspettavo di uscire e fare una doccia, non che ci fosse tutto questo interesse”, si è schernita lei».

 

È vero che il contesto potrebbe giustificare il tentativo, da parte di Beatriz Flamini, di prendersi in giro, tuttavia il verbo schernire vuol dire «deridere, dileggiare, con disprezzo insultante» (Lo Zingarelli 2023). Data l’eccezionalità dell’impresa, escludiamo che l’ardimentosa alpinista e speleologa intendesse disprezzarsi e insultarsi.

 

BEATRIZ FLAMINI BEATRIZ FLAMINI

Quindi non ci resta che evidenziare la scelta inappropriata del verbo, che avrebbe dovuto essere «si è schermita». Infatti uno dei significati di schermirsi («assumere un atteggiamento che manifesta riservatezza, timidezza, ritrosia», ibidem) si adatta perfettamente alla reazione di Beatriz Flamini.

 

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Titoli dalla medesima edizione della Verità. Pagina 1: «Ma guarda: a Torino la sinistra sgombra i rom». Pagina 2: «Toh, i dati usati per spaventarci ora son normali». Pagina 5: «Toh, Calenda scopre solo adesso chi è il Bullo». Anvedi, ahó.

 

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Il Gazzettino, non si conoscono le generalita' Il Gazzettino, non si conoscono le generalita'

Toccante annotazione del giovane Giovanni Battista Montini riportata da Giovanni Maria Vian in un articolo su Domani, dedicato a Paolo VI: «Ai familiari indirizza lettere lunghe, con riflessioni dalla prosa che a tratti cattura, come il 23 gennaio 1922 quando la scomparsa di Benedetto XV lo induce meditare sulla “umanità che non sa di vivere se non quando muore”».

 

Tralasciando la a mancante («lo induce a meditare»), la data della missiva in diretta relazione con la scomparsa rischia di creare confusione, perché in realtà il pontefice di origine genovese morì il giorno 22. Quindi, per evitare equivoci, era preferibile scrivere: «Come il 23 gennaio 1922 quando la scomparsa di Benedetto XV, avvenuta il giorno prima, lo induce a meditare».

 

La Stampa, fumetto, in realta' vignetta La Stampa, fumetto, in realta' vignetta

Nel medesimo pezzo, lo storico sbaglia scrivendo dell’«apprendistato di pochi mesi nella nunziatura di Varsavia durante il 1925» perché Montini vi soggiornò nel 1923.

 

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«Salvini e il fumetto della discordia / “Non è arte, ma solo una schifezza”». Con questo titolo, La Stampa registra l’indignata reazione del leader leghista all’esposizione di un lavoro dello spagnolo Luis Quiles al salone Torino comics.

 

Solo che la definizione di fumetto è la seguente: «Piccolo disegno generalmente a forma di nuvoletta che pare uscire dalla bocca dei personaggi di vignette o di racconti illustrati e ne racchiude le battute». Ma nel disegno in questione esce solo (da un pene in stato di erezione) uno schizzo di sperma, che finisce sulla bocca di Salvini, intento a fare il saluto nazista. Più che un fumetto, una vignetta. Disgustosa.

 

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Agon channel - Francesco Becchetti Agon channel - Francesco Becchetti

Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano a proposito della sentenza che condanna l’Albania a versare un risarcimento di 120 milioni di euro all’imprenditore italiano Francesco Becchetti, già proprietario di Agon channel, emittente televisiva di Tirana: «Ora il lodo del 2019 diviene definitivo e il governo albanese 120 milioni a Becchetti e agli altri attori della vicenda. Becchetti ha commentato: “(...) Mi aspetto Giorgia Meloni intervenga immediatamente finché Rama e il suo governo non interromperanno immediatamente la persecuzione”». Strappategli la tastiera.

 

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Il Gazzettino, non si conoscono le generalita' Il Gazzettino, non si conoscono le generalita'

In un articolo su Libero, Francesco Capozza racconta, sulla base delle confidenze di «un cardinale di primissimo piano», le manovre per il prossimo conclave e scrive «Sacro Collegio», che però, per una prudente decisione adottata da Giovanni Paolo II nei primi anni del pontificato, non è più sacro dal 1983.

 

Poi rievoca «la simpatica battuta che disse un cardinale nel 1958, “se eleggessimo lui non avremmo un Padre Santo ma un Padre Eterno”, riferendosi all’allora 56enne Siri». Ma l’arcivescovo di Genova, considerato il delfino di Pio XII, di anni a quel tempo ne aveva solo 52, e soprattutto la battuta risale a tutt’altra epoca.

 

Come racconta Cesare De Agostini in Segregati da Dio. Tutti i conclavi del ’900 (Piemme) a pronunciarla fu il cardinale decano Luigi Oreglia di Santo Stefano, che l’avrebbe riferita a Leone XIII, morto infatti a 93 anni, nel 1903. De Agostini tira in ballo il cardinale Pietro Ciriaci (1885-1966) e racconta che fu Silvio Negro, vaticanista del Corriere della Sera, «a riferire un’osservazione di Ciriaci: se fosse stato eletto Siri, “avremmo non un padre santo, ma un padre eterno”».

 

quotidiani. quotidiani.

Il saggista conferma: «La battuta però era vecchia di almeno cinquantacinque anni. L’aveva detta all’inizio del secolo il decano Luigi Oreglia di Santo Stefano riferendosi all’ultranovantenne Leone». L’aneddoto viene registrato anche dall’autorevole storico Roger Aubert in Storia della Chiesa di Augustin Fliche e Victor Martin (Edizioni San Paolo).

 

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Dal sito del Gazzettino: «Persona scomparsa nella zona di Imponzo di Tolmezzo, in provincia di Udine. Ancora non si conoscono le generalità della persona sparita, si sa solo che si tratta di una donna di 45 anni, Federica Zarabara». Resta da definire il numero di scarpe.

 

 

 

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