“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
corriere della sera, past lives spacciato per under the light
Incipit di un editoriale firmato da Lina Palmerini sul Sole 24 Ore: «Una partenza in retromarcia. Non capita a tutti ma a Schlein è toccato un dietrofront prima ancora di ingranare la marcia».
A parte il fatto che una marcia Elly Schlein deve averla giocoforza ingranata per poter andare all’indietro (la marcia indietro, appunto), ci pare che la differenza fra retromarcia e dietrofront consista nel fatto che nella prima si rincula da una posizione raggiunta, nell’altra s’inverte il senso di marcia. Insomma, non sono sinonimi: in una procedi di culo, nell’altra arretri di faccia. Certo, in taluni casi non si nota la differenza.
esquire, copertina agosto 1936
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Titolo dal sito della Repubblica: «Putin ha solo due settimane di tempo per affondare in territorio ucraino prima del 9 maggio». E se la notizia uscisse il 2 maggio, ne avrebbe una sola, pensa un po’.
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Gli orari secondo Stefano Zurlo, sul sito del Giornale: «Sono le 1742 del 19 aprile»; «quella mail, delle 1742 del 19 aprile»; «un’altra mail che parte alle 1741». Devono aver introdotto l’ora illegale senza avvisarci.
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«Report ha fatto i conti sull’operazione immigrati in Albania e ha scoperto “una lunga serie di incongruenze”», rivela Antonio Fraschilla sul sito della Repubblica, anticipando i contenuti di uno scoop del programma di Sigfrido Ranucci su Rai 3. «Dalle carte consultate emerge che a fronte dei 36mila migranti prospettati dalla Meloni, i due centri di accoglienza albanesi arriveranno ad ospitare al massimo 2822 migranti, considerato che la capienza massima è di meno di mille persone.
la repubblica, solo due settimane
E i costi sono già fuori controllo: la costruzione dei due centri è passata da 35 milioni a 65 e rischiano di crescere ulteriormente visto che il termine dei lavori è stato già prorogato da maggio ad aprile».
Sorvolando sul fatto che i due centri di accoglienza, la cui capienza massima è inferiore a 1.000 persone ciascuno, riusciranno invece a ospitarne 2.822, di solito in Italia, e anche in Albania a quanto ci risulta, aprile viene prima di maggio, e dunque prorogare i lavori da maggio ad aprile, nel corso del medesimo anno, è qualcosa di sconvolgente. Un vero scoop nello stile di Report.
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«Scorsese progetta un film su Frank Sinatra con Di Caprio», titola La Stampa. Sembrerebbe la notizia dell’anno e infatti compare anche su altri giornali (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno). Peccato che risalga al 1997, quando il regista Martin Scorsese, affiancato dallo sceneggiatore Nicholas Pileggi, secondo la stampa mondiale era già al lavoro sulla biografia – allora non si chiamava ancora biopic – negli studi della Warner Bros a Los Angeles.
Il cantante di My way sarebbe stato interpretato da John Travolta, o Hugh Grant, o Peter Lawford, mentre veniva dato per certo Tom Hanks nel ruolo di Dean Martin. L’anno seguente Scorsese affidò il ruolo di Sinatra a Travolta, già pronto a perdere almeno 20 chili con una dieta in tre fasi: succo d’arancia diluito con acqua e niente cibo, poi verdure, infine legumi. Parrebbe la riedizione del Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet di Federico Fellini, vagheggiato dal 1965 e mai girato.
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past lives nel trailer ufficiale
Un articolo di Tiziano Fratus sulla Verità termina così: «La terra, non il guadagno, il profitto, gli skei. La terra...». Nel corso degli anni ci siamo appuntati i nomi di molti giornalisti che hanno scritto sghei al posto di schei (Gad Lerner, Chiara Beria di Argentine, Nico Orengo, Roberto Cotroneo, Jenner Meletti, Michele Smargiassi, Stefano Marroni, solo per citarne alcuni), tanto da aver costretto persino il Grande dizionario della lingua italiana e la Treccani a registrare un vocabolo che nessun veneto, fin dai tempi del Regno Lombardo-Veneto (1815-1866), ha mai pronunciato: tutti dicono sempre e solo schei, visto che la parola deriva dall’espressione Scheidemünze (moneta divisionale) impressa sugli spiccioli dell’Impero austroungarico. Ma gli skei di Fratus, scrittore e poeta nato a Bergamo e che dunque dovrebbe conoscere le genti della Serenissima, sono una novità assoluta. Avrà pensato a uno sketch.
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Nell’introdurre una puntata di Piazza pulita dedicata all’informazione, Corrado Formigli ripete per tre volte «mìdia» in luogo di «media». La parola mass media è composta dall’inglese mass (massa) e dal plurale latino di medium (mezzo). La prima pronuncia accreditata dallo Zingarelli 2024 è «mass media», non «mass mìdia», e siccome Formigli lavora per La7, non per la Bbc, potrebbe attenersi alla lingua italiana.
Già nel 1986, in Siamo tutti latinisti (Rcs), Cesare Marchi avvertiva: «Media è uno dei tanti vocaboli arrivati dal latino attraverso l’inglese, e pronunciato, erroneamente, mìdia». Del resto, non s’è mai sentito qualcuno dire «mìdium» invece di «medium», pur essendo questo vocabolo, derivato dall’aggettivo latino medius, presente tanto nel dizionario inglese quanto in quello francese.
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PAPA FRANCESCO E JOSEPH RATZINGER
Nella rubrica Vaccabolario che tiene sul mensile Arbiter, Stefano Lorenzetto censura il direttore di Esquire per la decisione di sostituire la e finale con lo schwa, al fine di «raccontare la contemporaneità in una logica non binaria» (e pensare che fin dagli anni Trenta la rivista si qualificava con la dizione «The magazine for men» nella testata). Solo che lo chiama Giovanni Audiffredi e subito dopo Audifreddi. Corretto il lapsus calami, rimane la censura.
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Il Corriere della Sera, nella pagina degli Spettacoli, pubblica un servizio su Under the Light, il film di Zhang Yimou che ha sfidato la censura cinese. Peccato che la grande foto pubblicata a corredo del pezzo, indicata anche nella didascalia come una scena tratta da Under the Light, si riferisca invece a un’altra pellicola: Past Lives della regista Celine Song.
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sigfrido ranucci servizio di report su daniela santanche 18 novembre 2012
Su Quotidiano Nazionale, testata di Resto del Carlino, Nazione e Giorno, il vaticanista Giovanni Panettiere scrive del conclave da cui il cardinale Joseph Ratzinger uscì Papa: «Nel 2011 “Limes” pubblicò il diario di un anonimo porporato presente sei anni prima in Cappella Sistina». Panettiere ricorda male: il numero della rivista che ospitò stralci del diario uscì nel settembre del 2005, pochi mesi dopo il conclave di quell’anno, non nel 2011.
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Titolo dal Corriere della Sera: «Bombe d’acque, grandine e rientri a ostacoli in città». Le bombe d’acqua non bastano più.