CHE LA FORZA SIA CON NOI! - IL NUOVO EPISODIO DELLA SAGA DI “STAR WARS”, “GLI ULTIMI JEDI”, HA INCASSATO IN DUE SETTIMANE OLTRE 52,5 MILIONI DI DOLLARI - MA NON TUTTI SANNO CHE IN ORIGINE L'OPERA FU CONCEPITA DA GEORGE LUCAS COME UNA SORTA DI CICLO BRETONE IN CHIAVE SPAZIALE (CON TANTI SIMBOLISMI LEGATI ALLE TRADIZIONI ORIENTALI)

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Michelangelo Socci per “la Verità”

 

Era il 1976 quando, nel bel mezzo del deserto tunisino, il demoralizzato e giovanissimo regista George Lucas si misurava con le riprese iniziali del primo episodio di Star Wars.

A quel tempo, nessuno aveva scommesso un dollaro sul film. Per la sua realizzazione, la 20th Century Fox aveva concesso un budget ridotto all' osso.

 

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Tuttavia, contrariamente alle fosche previsioni di allora, Star Wars riscosse un immediato e inaspettato successo mondiale. Dal 1977 il fenomeno Guerre Stellari si è espanso al punto da diventare, fra gli anni Settanta e Ottanta, una trilogia e poi un' esalogia con i tre film degli anni Duemila, che approfondiscono le vicende anteriori ai fatti narrati nelle prime pellicole. A partire dal 2015, è iniziata la produzione di una nuova trilogia non più diretta o prodotta da Lucas, ma che continua a riscuotere un successo clamoroso.

 

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L'ultimo episodio della stessa, intitolato Gli ultimi Jedi e diretto da Rian Johnson, è uscito un paio di settimane fa e ha già incassato 52.5 milioni di dollari. Le discussioni intorno al film intasano il Web. Le teorie dei fan, che tentano di spiegare i numerosi punti interrogativi lasciati aperti dal film, si sprecano.

 

Ma quante di queste tengono conto del background culturale che ha originariamente generato l'immortale opera di Lucas? Uno splendido libro appena uscito di Paolo Gulisano e Filippo Rossi, La forza sia con voi (Ancora), decifra questo straordinario mondo di storie e di richiami letterari e mitologici.

 

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Guardando Star Wars, infatti, si rischia sempre di cadere nell' errore di ridurre Guerre Stellari a una semplice serie fantascientifica come Star Trek. Invece, spiegano Gulisano e Rossi, Star Wars è molto di più. È una sorta di epica. L'ultima epica espressa dalla modernità, in cui i confini da esplorare appaiono infiniti, oltre l'iperspazio, ma che in realtà sono anche i confini altrettanto vasti dell' animo umano». D'altronde è stato lo stesso Lucas a definire Star Wars: «Una divertente opera di fantasia, non sul futuro fantascientifico, più vicina ai Fratelli Grimm che a 2001: Odissea nello Spazio».

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«La scienza», aggiungono Gulisano e Rossi, «è lo scenario indistinto, una vaga seppur effettiva scenografia contro la quale si svolge la storia». Il filo che unisce tutta l' immensa saga è la forza: «Un campo energetico creato da tutte le cose viventi, l'energia vivente dell' universo ma anche l' espressione della tensione umana verso il soprannaturale». «È proprio la Forza», osservano i due autori, «a fare di Star Wars un'opera più vicina al fantasy di John Ronald Reuel Tolkien e Clive Staples Lewis che alla fantascienza di Isaac Asimov o Frank Herbert».

 

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Questo non deve stupire. Infatti tra le letture che hanno maggiormente influenzato il giovane Lucas, c'erano le antiche saghe epiche come il ciclo bretone arturiano o moderne come Il Signore degli Anelli, che lo affascinarono al punto da farlo accostare, negli anni universitari, agli studi sul mito e la fiaba svolti da Vladimir Propp. Le leggende arturiane hanno tanto contribuito allo sviluppo della storia, che Lucas affermerà a più riprese che Guerre Stellari va interpretato come «una rielaborazione in chiave spaziale dell' epica cavalleresca del medioevo europeo».

 

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Secondo Gulisano e Rossi, la principale analogia fra Star Wars e il ciclo bretone sta nella figura dei Cavalieri Jedi, garanti della pace e valorosi combattenti vincolati all' obbedienza di un rigido codice morale (il Codice Jedi), proprio come i Cavalieri della Tavola Rotonda. Il grande protagonista della saga è Anakin Skywalker, giovane ragazzino trovato per caso da due Jedi su un pianeta deserto e dotato di straordinari poteri.

 

Concepito misteriosamente dalla madre che, pur «non conoscendo uomo», si è trovata incinta dell' amatissimo figlio. Secondo Gulisano, Anakin Skywalker è la rilettura in chiave moderna della storia di Perceval. Come lui, Anakin è infatti cresciuto «isolato dal mondo, solo con la madre che lo tiene all'oscuro sulla cavalleria e sulle guerre. Il ragazzo un giorno vede dei cavalieri (Jedi) nella foresta, guidati da un fiero capitano. Ne rimane affascinato e decide di diventare come loro». Entrambi abbandoneranno le rispettive madri. Questo distacco sarà decisivo per entrambi.

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Nel caso di Anakin, la morte della madre, unita all'incomprensione da parte dei cavalieri, all' amicizia col senatore Palpatine che si rivelerà essere il maligno Darth Sidious (il despota dei primi film) e al sofferto amore per la senatrice Padmé Amidala, lo porteranno al tradimento dei Jedi decretando la fine del loro cavalierato. Con la scomparsa dell'Ordine Jedi, la Galassia cade sotto il dominio del malvagio imperatore Darth Sidious e del suo fedele apprendista Darth Vader (che altri non è che Anakin Skywalker).

 

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La trilogia degli anni Settanta è la storia del figlio di Anakin, Luke Skywalker, che con una sgarruppata compagnia di contrabbandieri e principesse, salva l' universo. Qui entrano in gioco Tolkien e il suo Signore degli Anelli, che secondo le nostre due guide «viene declinato in chiave giovanile e piratesca.»

 

Gli amici del giovane protagonista sono ben lungi dall'essere la «stimata e rispettosa Compagnia dell' anello. () Eppure è una Compagnia che ricorda quella di Tolkien: Luke sembra un Aragorn più giovanile ma non meno decisionista; Leia ha l'atteggiamento sprezzante e un po' altero del nobile elfo Legolas; Han Solo riassume i tratti indipendenti e grossolani del nano Gimli; Chewbecca offre il supporto saldo di un Sam; Obi-Wan, oltre all' ovvio Gandalf, ha un che dell' ambiguo e tragico Boromir; 3Po è il sollievo comico di Pipino e Merry; R2 porta il fardello del potere assoluto, i piani della Morte nera (l' arma devastatrice del malvagio imperatore, ndr), come il puro Frodo».

 

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L'antico cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi, come il mago Gandalf di Tolkien, dirige la sgangherata compagnia, sacrificandosi per essa ma proteggendoli sotto forma di spirito, «variando ma non modificando» come osserva Gulisano, «la stessa vicenda simbolica di Gandalf il grigio».

 

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Nel giovane Luke Skywalker, cresciuto come il padre su un desertico pianeta remoto e sconosciuto, Gulisano intravede analogie con la vicenda dello stesso re Artù: «Un ragazzo che non conosce le proprie origini, che non sa di essere figlio ed erede di re Uther Pendragon, fintanto che non incontra un saggio maestro che gli sarà da guida indispensabile nella strada che porta alla regalità, Merlino». Il Merlino di Luke è il già citato Obi-Wan Kenobi, grazie al quale il giovane Skywalker si trova coinvolto nella grande avventura della sua vita.

 

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La trama delle simbologie s'infittisce se si considera anche la grande influenza che esercitarono su Lucas gli scritti di Joseph John Campbell, che lo avvicinarono allo studio delle religioni e delle tradizioni orientali, anch'esse centrali in tutti gli episodi di Star Wars. Come spiega Gulisano: «La saga è profondamente filonipponica e orientaleggiante, cosa che negli anni Settanta è meno scontata di quanto non sia oggi».

 

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Insomma, c'è un vero e proprio universo di significati e richiami che, celandosi dietro all' intramontabile storia degli Skywalker (i pellegrini del cielo), rendono Star Wars la grande Odissea del nostro tempo, l'epopea vincente di un manipolo di ribelli sciamannati che, come scriveva Alan Dean Foster, «si trovarono nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato e naturalmente divennero eroi».

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