1. MICHELE GUARDÌ CONTRO LE IENE: «SONO FUORI ONDA, DI 14 ANNI FA. C’È UN MANDANTE»
Estratto dell'articolo di www.open.online.it
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«La morale è ciò che la gente vuole e dice, quando gli rode perché sei felice. L’invidioso vuole disturbare questa tua felicità, nel mio caso data da quarant’anni di successi». Michele Guardì, siciliano, classe 1943, regista e autore televisivo dei più grandi programmi Rai, tra cui I fatti vostri, replica ai fuori onda, trasmessi due giorni da Le Iene. E parla oggi con Hoara Borselli, su Libero: «Chi ha mandato in onda questi audio ha scorrettamente preso delle battutacce, delle quali mi sono scusato a suo tempo e di cui mi scuso ancora oggi, che risalgono a quattordici anni fa».
E ancora: «Queste frasi sono state estrapolate da fuori onda delle prime serate de I fatti vostri. Hanno preso queste vecchie cose per applicarlo a ciò che sta succedendo adesso, al dibattitto sulle discriminazioni di genere. Se mi permette, ritengo essere questo un atteggiamento giornalisticamente scorretto». […] «L’attacco che mi stanno rivolgendo è pretestuoso, dietro c’è qualche mandante», spiega il regista.
i fuorionda di michele guardi servizio delle iene
Riguardo alla parola “tro*a” utilizzata nei confronti di una donna Guardì replica: «Per una stupida maniera meridionale di usare gli aggettivi che passano, scappano e non entrano nel merito. Sono soltanto un suono privo di qualunque offensivo significato». E sul “cane“ riferito a Giancarlo Magalli: «Magalli due giorni fa […] è stato intervistato appena si è saputo che sarebbero usciti questi fuori onda. Vuole sapere cosa ha risposto? “Sono modi di scherzare fra di noi. […]».
2. A CHI GIOVA FAR FUORI MICHELE GUARDI'?
Marco Zonetti per Dagospia
Michele Guardì è attualmente al centro di un putiferio mediatico di dimensioni sesquipedali, corredato da polemiche mediatico-istituzionali che mai lo avevano sfiorato in oltre 40 anni di carriera.
Colui che debuttò, da giovane autore, nella squadra del mitologico regista Antonello Falqui e che, nel corso degli anni, è divenuto una sorta di formidabile corazzata a se stante all'interno della Rai, è finito oggetto di un audit interno per una serie di fuori onda con epiteti omofobi e sessisti risalenti a ben 14 anni fa, e rimessi in questi giorni in giro dalle Iene.
In attesa dell'esito dell'inchiesta interna a Viale Mazzini, vi è una riflessione da fare sul caso. Da anni Guardì è garanzia di ascolti elevati per Mamma Rai. A prescindere dai vari conduttori che si avvicendano via via, i riscontri Auditel dei programmi da lui firmati sono sempre - e di gran lunga - superiori alla media di rete.
Ma soprattutto, e non a caso viene soprannominato "Il Papa della Rai", Michelangelo Guardì alias Michele è una portentosa e temutissima struttura a se stante all'interno dell'azienda. Una "potenza di fuoco" micidiale che da anni occupa slot appetibilissimi nei palinsesti con programmi realizzati internamente alla Rai, tagliando così fuori le spesso invadenti società di produzione esterne. Programmi che in ultima analisi, tolgono parecchi punti di share alla concorrenza.
La forza e l'influenza di Guardì sono tali che, con ogni nuova direzione, si cerca di ridurne gli ambìti spazi e di limitarne l'effettivo potere che prescinde da qualunque maggioranza di Governo e da qualunque assetto politico regni a Viale Mazzini.
Senza tirare in ballo ipotesi complottistiche, è lapalissiano che eventuali ripercussioni su Guardì o un ridimensionamento delle sue trasmissioni potrebbero giovare eventualmente alle società esterne nel momento in cui si procedesse alla sostituzione dei suoi programmi con prodotti appaltati; e senz'altro gioverebbe anche alla concorrenza alla quale "il Papa della Rai" ruba da almeno tre decenni, e quotidianamente, preziosi ascolti.
giancarlo magalli michele guardì
Giusto e sacrosanto che l'inchiesta interna a Viale Mazzini faccia il suo corso, e si ribadisce categoricamente la gravità degli epiteti omofobi e sessisti utilizzati da Guardì nei fuori onda, ma la riesumazione di audio vecchi di 14 anni, per i quali egli si era già scusato a suo tempo, è di fatto - se non vogliamo utilizzare la parola "sospetta" - piuttosto peculiare.
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