Aldo Grasso per “Sette – Corriere della Sera” - Estratti
fiorello racconta mike bongiorno copertina di sette corriere della sera
«Durante le mie giornate c’è sempre qualcosa che mi rimanda a Mike, qualcosa che ha fatto, qualcosa che ha detto, qualche consiglio che mi ha dato. Mike c’è sempre, per me era ed è immortale, non mi è mai sfiorata l’idea che lui un giorno potesse andarsene».
La breve storia professionale tra Mike Bongiorno e Rosario Fiorello è durata cinque anni: non era un’improvvisata coppia di conduttori, un duo comico nato quasi per caso. Erano due grandi professionisti, due persone che si volevano bene, si stimavano: «Nella mia lunga carriera» diceva Mike «ho incontrato tutti i tipi di artisti, ma vi posso garantire che uno come Fiorello non c’è mai stato. Mi menziona spessissimo e dice che mi vuole molto bene. Anch’io gliene voglio altrettanto».
Quando è avvenuto il primo incontro?
«La prima volta che l’ho incontrato» racconta Fiorello «è stato ai tempi di Deejay Television.
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rosario fiorello con mike bongiorno
«Lo incontrai più tardi» continua Fiorello «quando anch’io cominciavo a essere conosciuto. Era la serata dei Telegatti, ero seduto accanto a Mike che si rivolse a me con queste parole. “Ma lo sai che tu sei proprio bravo, tu potresti andare in America perché uno come te in America avrebbe grande successo.
Lo sai l’inglese? Ah no! E allora devi studiarlo, non puoi non sapere l’inglese”. Un’altra volta l’incontrai, sempre ai Telegatti, e vedo che osserva il mio orologio. In quel periodo, Mediaset pubblicizzava cinque orologi con stemmi nobiliari al prezzo di 99 mila lire e io pensavo che fosse uno di quegli orologi. Mike mi guarda e dice: “Ma qui abbiamo un orologio da intenditore eh, come mai tu hai un orologio del genere eh?»
fiorello in vacanza in sardegna
“Mike, me l’hanno regalato”. “Te lo hanno regalato?”, mi fulminò con aria perplessa. Il giorno dopo io mi fiondo in una gioielleria e dico “scusi ma quanto vale questo orologio?”. Era un Franck Muller Casablanca del valore di 10 milioni delle vecchie lire che il signor Franck Muller in persona mi aveva mandato.
Ma la storia non finisce qui. Passa un anno e una sera Mike bussa al mio camerino, apre la porta, si affaccia, mi mostra il polso cinto da un orologio e dice testuali parole: “Questo è quello da 24 milioni”. Chiude e se va. Mike era fatto così: una volta chiama e mi propone un programma (Fiorello imita la voce di Mike, indistinguibile): “Ho avuto un’idea io e te dobbiamo fare un programma insieme, andremo in America e io ti farò vedere tutti i posti più importanti dell’America dello spettacolo, io ti porterò nei posti più belli e te li racconterò e tu devi essere un ragazzo stupito di quello che ti racconto”.
L’idea era carina, Mike mi avrebbe condotto sul set di Beautiful, avremmo disceso la scalinata di Rocky Balboa, oppure mi avrebbe portato in un semplice supermercato dove mi avrebbe spiegato come sono fatti gli americani. Purtroppo, all’epoca, non sopportavo l’idea di volare in aereo, avevo paura e gli dico: “Guarda Mike, non me la sento”. Non l’avessi mai detto: “Ma come non te la senti e me lo dici adesso, abbiamo già preparato tutto”.
Questo rifiuto se l’è legato al dito e ogni volta che mi vedeva ripeteva: “Sì, sì, parla parla, tu che tu m’hai fatto buttare via un sacco di soldi, non sei venuto a fare il programma con me”. Oramai era diventato un tormentone, anche se quello americano sarebbe davvero stato il nostro viaggio dell’amicizia».
«Senza averlo messo in programma» raccontava Mike «ho partecipato praticamente tutti i giorni al programma radiofonico di Fiorello intitolato Viva Radio Due. Alle tre meno cinque mi chiamava sul telefonino, raggiungendomi nei posti più impensabili. Ogni volta inventavo qualche gag. La popolarità di questo collegamento divenne tale che nei giorni in cui Fiorello non riusciva a raggiungermi, arrivavano telefonate di protesta alla Rai tipo: “Come mai non c’è Mike?”».
Si accalora Fiorello: «Alla radio, a Viva Radio Due, comincio a fare la parodia di Mike tra lo stupore di tutti. Mi dicevano che l’imitazione di Mike Bongiorno l’avevano già fatta tutti.
“Ho capito, l’hanno fatta tutti ma noi la faremo in una maniera in cui non l’ha fatta nessuno” e facemmo questa sorta di Mike un po’ cattivo, un po’ particolare perché lui all’epoca conduceva Genius, un quiz con i bambini. Lo spunto mi venne dato da una sua gaffe: ero a casa e lo vedo con una bambina abbastanza in carne mentre le sta dicendo “Ma tu che cosa fai, eh cosa fai?” E la bambina: “Io faccio danza classica”.
mike bongiorno negli studi mediaset
Di rimando Mike: “La danza classica? Ma tu dovresti fare la lotta libera”. Quando vedo questa scena mi son detto: non è possibile che abbia detto una cosa del genere e invece lui gliela aveva detta eccome. Questo era il mio Mike che chiamavo verso la fine della trasmissione. Si parla tanto delle sue famose gaffe ma lui sapeva esattamente quello che diceva. Sapeva esattamente quando fare, diciamo così, il finto tonto.
Certo lui era al corrente che l’avrei chiamato a quell’ora in diretta: “Pronto Mike”. “Sì, pronto chi è?”. “Mike sono Rosario, lo sai siamo in diretta, cosa stai facendo?” “Ma cosa vuoi che faccia, sto preparando il pranzo”. “E chi lo prepara il pranzo?”. “Lo prepara Din Din”. “Ma chi è Din Din?”. “Ma chi vuoi che sia, è il mio maggiordomo”.
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Mike stava attraversando un periodo poco felice: a Mediaset non lo facevano più lavorare (salvo che per le televendite), in Rai nemmeno lo ricevevano, nonostante avesse pronto un progetto sulla storia della tv italiana. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto condurre un simile programma.
Se nei primi anni Sessanta l’oggetto ideale cui dedicare attenzione critica poteva essere solo Mike, popolarissimo, prima icona televisiva italiana, con la sua immagine da Everyman, da uomo comune in cui l’italiano medio non faticava a identificarsi, nella tv italiana di oggi bisogna ribaltare tutto: intanto perché l’Everyman , grazie ai talk o ai reality, è diventato protagonista assoluto della scena e poi perché, per contrappasso, l’eccezionalità è diventata merce rara, si fatica a riconoscerla, bisogna di nuovo fare lo sforzo di tratteggiarla.
mike bongiorno prima di un immersione all isola del giglio, 1963
«Stavo facendo degli spot per Infostrada e poi per Wind e mi venne l’idea di coinvolgere Mike». Fiorello rivive quei momenti, li rende plastici: «Devo dire che lui si divertiva tantissimo, tra l’altro giravamo degli sport veramente belli con i registi importanti, da Paolo Virzì a Gabriele Muccino, insomma nascevano delle belle storie tra me e lui e devo dire che funzionavano tantissimo. La sera lui mi chiamava per dirmi “allora domani da cosa ci travestiamo”. Gli piacevano gli spot in costume.
Una volta stavamo girando una scena diretta da Virzì in cui noi due eravamo vestiti da barboni, da clochard. Alla pausa, vado a chiamarlo per andare a pranzo, apro la porta della roulotte e resto stupito: “Ma Mike non ti sei ancora cambiato?”. “No non voglio cambiarmi, voglio andare direttamente vestito così al ristorante perché voglio vedere le facce della gente, che cosa pensano quando mi vedono vestito così” (lo spot non era ancora andato in onda, ndr).
mike bongiorno nel 2003 negli studi mediaset con i figli michele, leonardo, nicolo e la moglie daniela
Vestito da barbone, Mike entra nel ristorante e dice “allegria!” e tutta la gente si gira stupita. Era vestito con degli stracci, aveva la faccia sporca e con la felicità di un bambino mi dice: “Hai visto come mi guardano, pensano tutti che sia caduto in disgrazia”. Io mi divertito come un pazzo e mi diverto ancora oggi quando ci penso.
Ma sul lavoro non scherzava, diceva sempre: “Ricordati che la pubblicità è una cosa importante, lo sponsor ti paga perché tu devi fare un lavoro che per lui è fondamentale, quindi impegnati sempre”. È una grande lezione che ho fatto mia: quando faccio la pubblicità cerco di farla al meglio; per una questione morale, perché sono pagato, ma anche per una questione professionale: il prodotto deve piacere anche a me, devo essere convinto di quello che dico, di quello che faccio».
mike bongiorno con la mascotte di canale5
Oggi far bene il proprio lavoro è già una mezza rivoluzione ed è difficile trovare un artista che faccia bene il proprio lavoro come Fiorello, che ci metta tanta passione, tanta perizia, tanto coinvolgimento. Ogni cosa gli riesce facile, con lui ogni cosa acquista un tocco che prima non aveva. La grande capacità di Fiorello sta nel vedere e trattare in modo eccezionale, con uno stato d’animo diverso, le cose normali. Così con Mike, dove sono in gioco amicizia, sentimenti, riconoscenza. Condividere con qualcuno momenti di felicità significa conoscere i recessi della sintonia, dell’incanto, della generosità.
«Quando sono passato a Sky, lo invitai come ospite. Lui, a mia insaputa, si è presentato vestito da Lawrence d’Arabia e, dentro il tendone di Piazzale Clodio, a Roma, si portò dietro un cammello. Io mi vedo Mike vestito da Lawrence d’Arabia che trascina un cammello, si può immaginare il mio stupore.
Ebbene, lui gioiva del mio stupore e quando riusciva a sorprendermi, era l’uomo più felice del mondo. In quel periodo i suoi rapporti con Mediaset si erano guastati, soffriva del fatto che Berlusconi non gli rispondeva al telefono, allora dico ad Andrea Scrosati, allora direttore di Sky: “Perché non rifacciamo Rischiatutto?”. In quel momento Mike aveva bisogno di sentirsi ancora importante. L’idea piacque e cominciammo a mettere in cantiere il RiSkytutto in cui io avrei dovuto fare la parte del Sabino Ciuffino, ma proprio mentre avevamo cominciato le selezioni dei concorrenti arrivò da Montecarlo la brutta notizia e non si fece più niente».
Mike era grato a Fiorello per avergli regalato una sorta di seconda giovinezza, nel momento in cui il mondo della televisione gli aveva voltato le spalle.
«In cinque anni sono accadute molte cose, sul piano professionale e personale. Un giorno Mike mi guarda negli occhi, mi mette una mano sulla spalla, che non è proprio da Mike, no, non è da Mike, mi fissa e mi dice: “Ma lo sai che io ti voglio bene?”. Io rimasi di stucco, una cosa così, detta da uno che era capace di nascondere i suoi sentimenti, era come mi svelasse un segreto. Non ho potuto che rispondergli “Ti voglio bene anch’io, Mike!”.
mike bongiorno sabina ciuffini massimo inardi rischiatutto, 1971
Mike preferisco ricordarlo così, come un compagno di giochi, come quella volta che arrivò in radio portando un rametto. “Che cos’è Mike?”. “Cosa sei tu? Sei un fico e allora io ti regalo questa piantina di fico”. Ho preso quel rametto e l’ho piantato nel giardino di casa. Adesso lo vedo dalla finestra, in questo momento lo sto guardando e come se guardassi ancora Mike».
mike bongiorno lascia o raddoppia mike bongiorno con la seconda moglie daniela zuccoli a cervinia, 1975 mike bongiorno bambino mostra su mike bongiorno a palazzo reale a milano sabina ciuffini mike bongiorno fiorello mike bongiorno