Marco Giusti per Dagospia
Preparate i fazzoletti, perché la gentilezza, soprattutto di questi tempi, è un’arma infallibile. E la gentilezza associata ai bambini è un’arma ancora più infallibile. Arriva anche da noi, forte del successo inaspettato e clamoroso americano, 109 milioni di dollari in cinque settimane, questo commovente e riuscitissimo Wonder, diretto da Stephen Chobsky, già autore del non dimenticato Noi siamo infinito nonché sceneggiatore della Bella e la Bestia disneyana.
Il film, tratto dall’omonimo romanzo del 2013 di strepitoso successo scritto da R.J.Palacio, e interpretato da un megacast perfetto, Julia Roberts e Owen Wilson come genitori amorevoli, Izabel Vidovic come la sorella maggiore con qualche problema, e Jacob Tremblay, il bambino di Room, come protagonista nel ruolo di August Pullman detto Auggie, il bambino con una terribile deformazione facciale, sommerge lo spettatore di buoni sentimenti e di sensi di colpa, ma è anche molto divertente.
Questo, grazie anche al lavoro che Chobsky e i suoi sceneggiatori, Jack Thorne e Steven Conrad, fanno sul testo originale, ma anche grazie alla cura del regista nel dirigere gli attori bambini, c’è anche il Noah Jupe di Suburbicon come Jack Will, il miglior amico di Auggie, e nel continuo capovolgere le situazione più drammatiche vissute dai piccoli protagonisti in situazioni di commedia. Saranno i loro sguardi, la loro gentilezza a far accettare a Auggie se stesso.
Giustamente è stato scritto che non è un film sul dolore del vivere con una malformazione, addirittura facciale, che è poi quella di Auggie, proprio mentre sta affrontando i suoi primi giorni di scuola nella pur democratica e civile New York, adorato e protetto dalla sua famiglia, quanto su quello che noi stessi, più o meno “normali” scegliamo di vedere.
Se Auggie, per non affrontare lo sguardo degli altri bambini su di lui, sceglie di guardare in basso, vedendo le loro scarpe, gli altri bambini, poco a poco, si rendono conto di poter convivere con lui vedendolo in un modo diverso, da un’altra angolazione. Se la meraviglia, il wonder del titolo, è il carattere di Auggie e la sua capacità di portare gli altri bambini a vederlo in modo diverso e quindi a migliorarsi umanamente, la meraviglia è anche il sentimento di pace e di unione tra persone diverse quando si rendono conto che tutto questo è possibile.
Per questo il romanzo e il film sono costruiti sì attorno a Auggie, che è una sorta di sole rispetto ai componenti della sua famiglia, ma dando spazio soprattutto alle voci esterne, il suo amichetto Jack Will, la sorella Via, l’amica della sorella, ecc. Ognuno di loro ha una serie di problemi che in qualche modo la presenza eccessiva di Auggie contribuisce a far esplodere, ma anche a curare.
E ognuno di loro cerca di spostare lo sguardo del mondo su di sé, giocando sulla forza magnetica di Auggie come freak. Anche se giocato con un bel po’ di zuccherume e di effettoni, Wonder rimane un film intelligente e benissimo costruito che si lega benissimo a Noi siamo infinito. E i piccoli attori, da Jason Tremblay a Noah Jupe sono magnifici. In sala dal 21 dicembre.