Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera in chiaro? Seratona, direi. Rete 4 alle 21, 25 propone “Lo squalo”, quello originale, diretto da Steven Spielberg, coi dialoghi meravigliosi di John Milius scritti per il personaggio più bello, quello di Robert Shaw, ovviamente con Roy Scheider e Richard Dreyfuss protagonisti a caccia del terribile squalo assassino. Gnam. Martin Scorsese ci convinse tutto che i colori stavano sparendo dalla pellicola quando ci disse che lo squalo di Spielberg stva perdendo colore.
Ohibò! Cielo alle 21, 20 passa invece “Avere vent’anni” di Fernando Di Leo, con la coppia esplosiva e scostumatissima Gloria Guida e Lilli Carati, in cerca di uomini nell’Italia bella e violenta degli anni ’70, ma pronte anche a divertirsi tra loro nella scena lesbo più hard di sempre del nostro cinema sotto gli occhi di Mastelloni muto. Ho sempre trovato un po’ eccessivi i personaggi maschili, Ray Lovelock, Vincenzo Crocitti, Vittorio Caprioli, Giorgio Bracardi, grotteschi, marionette del tempo.
Ma è un film molto più importante di quanto si possa pensare, soprattutto con quel finale che non vi dirò, ma che al tempo era copsì foprte da venir tagliato di nette dalle copie in distribuzione. Su La7 alle 21, 15 “Mine vaganti” di Ferzan Özpetek con Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Carolina Crescentini, Nicole Grimaudo, ormai un classico della comedy queer pugliese.
Strepitosi Scamarcio e Preziosi gay che vogliono fare coming out lo stesso giorno in famiglia. Ma come ha fatto il padre, Ennio Fantastichini a non rendersene conto? Rai Tre alle 21, 20 passa forse il film più stracult della serata, “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido con Riccardo Scamarcio come Caravaggio scopatore, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Michele Placido, Micaela Ramazzotti. Vediamo cosa ne scrissi. “Ce so’ le baldracche”.
Perfetto! Non posso che adorare questa versione tutta sangue, sesso, schiaffoni e spadate della vita di Caravaggio ideata e diretta da Michele Placido e interpretata da Riccardo Scamarcio, dove, al di là di molti difetti, il regista e il suo protagonista sembrano sposare perfettamente il corpo, la luce e la voracità artistica e sessuale del grande pittore. Puttaniere, mezzo sodomita, violento, attaccabrighe, alla ricerca di un realismo assoluto, qui Caravaggio, ribattezzato di volta in volta Michelino, l’Arcangelo Michele, Michelangelo, offre a Placido e a Scamarcio l’occasione per scatenarsi in una sorta di ricomposizione di un cinema sanguigno post-femminista dove volano frustate e schiaffoni, Caravaggio esibisce il culo nudo a Isabelle Huppert che ne approfitta, ci si tocca il pisello in continuazione, si tira fuori la spada per un punto alla pallacorda e ci si concede perfino un’orgia alla “Games of Thrones”.
Perdoniamo a Placido l’invenzione un po’ banale di un personaggio-narratore, l’ombra del titolo, Louis Garrel con nasone risentito, che nel 1609 indaga per conto del Papa sulla vita smodata di Caravaggio per capire se deve farlo tornare a Roma condonandogli la condanna a morte per l’uccisione di Ranuccio Tomassoni. Un meccanismo alla fine un po’ ridondante, anche se, come nel “Dante” di Avati, utile per frammentare il racconto in più quadri forti.
Gli perdoniamo anche l’ossessione di ricostruire i quadri celebri con personaggi somiglianti, ma Alessandro Haber a testa in giù che fa la Deposizione di San Pietro è un momento davvero stracult, e la banalità di ripetere sempre la giusta luce “caravaggesca” ottenuta dal bravo direttore della fotografia, Michele D’Attanasio, o di dover sempre cogliere il momento della creazione artistica come si faceva nei vecchi film sugli artisti di Hollywood. “Ecco il mio Golia!”.
riccardo scamarcio mine vaganti
Perché Placido e Scamarcio ci credono. Si sentono Caravaggio. Cercano di mettere in scena quella forza. E quindi giù battute triviali e schiaffoni alla Bud Spencer alle donne. Giù elenco di figurine, a volte riuscite, penso al Giordano Bruno favoloso di Gianfranco Gallo, a volte meno, come quello di Artemisia Gentileschi, un po’ buttato lì. La Lena Antonietti di Micaela Ramazzotti traduce in toscano da attrice e (ex) moglie di Virzì la romanità dilagante delle altre modelle-sante&puttane. “La mi’ mamma e la mi’ nonna mi portarono a Roma a 14 anni per offrirmi ai cardinali…”. Ma ha una delle battute migliori del film mentre scopa nella vasca da bagno con Scamarcio/Michele. “Eretico e erectus…”.
Canale 5 alle 21, 20 passa “la ragazza di Stillwater” di Tom McCarthy con Matt Damon, Abigail Breslin, Camille Cottin, Lilou Siauvaud, Deanna Dunagan. E’ un solidissimo, lungo, (2h 19’), complesso dramma familiare a metà tra “Il cacciatore” e il caso Amanda Knox, che fornisce in realtà solo l’ispirazione al film. Che non è visto però dalla parte della simil Amanda, l’americana Allison di Abigail Breslin, chiusa da cinque anni in un carcere di Marsiglia per aver ucciso la sua amante e compagna di casa provocando un enorme caso mediatica tra i due continenti, ma dalla parte del padre.
Un rozzo, semi-muto, introverso Matt Damon nel ruolo del roughnek Bill Baker, che si sposta da Stillwater, dove vive con la mamma, nel profondo sud dell’America trumpiana, per cercare di riportare a casa la figlia che ritiene innocente. Bill Baker a Marsiglia, incapace di parlare francese e di capire a fondo le cose, si lega a una famiglia francese, a Virginie, la fenomenale Camille Cottin di “Chiami il mio agente”, e alla sua adorabile figlioletta di otto anni che non le somiglia per niente, Lilou Siauvoud.
Cerca di riaprire il caso, che la sua avvocatessa francese ritiene concluso, a caccia di un certo Akim, forse l’assassina della ragazza. Ma più che un giallo, un caso giudiziario, Tom McCarthy e Matt Damon, costruiscono il ritratto di un’America contraddittoria, che prega e spara, incapace di far convivere nella realtà gentilezza e violenza.
Di scena non è la ragazza chiusa in carcere, ma il padre, che la stessa figlia descrive come un coglione, come è lei. E’ la loro ottusità americana, ancor più presa di mira riflessa dagli sguardi dei francesi amici di Virginie, a interessarci. Hai votato per Trump? Chiedono a Bill durante una cena. No. Perché non potevo votare. Ero stato in galera.
Sotto il berretto che questo roughneck silenzioso porta sempre non si capisce mai cosa si nasconda, ma è evidentemente il soggetto del film. Malgrado qualche lunghezza, è un ottimo film. Magari non è male (è una speranza, le critiche sono terribili) il fantasy “Jiu Jitsu” di Dimitri Logothetis con Nicolas Cage, Marie Avgeropoulos, Frank Grillo, Marrese Crump, Tony Jaa, Rick Yune, Rai 4 alle 21, 20. La7D alle 21, 20 se la cava con un altro film di Woody Allen, “Tutti dicono I Love You” con Woody Allen, Goldie Hawn, Alan Alda, Julia Roberts, Drew Barrymore, Tim Roth. Me lo ricordo? No. Ricordo molto carina la prima parte di “Modalità aereo” di Fausto Brizzi con Pasquale Petrolo cioè Lillo, Paolo Ruffini, Violante Placido, Dino Abbrescia, Caterina Guzzanti, Rai Uno alle 21, 25.
La storia, di Paolo Ruffini, segue l’idea di cosa può capitare quando il telefonino di un ricchissimo vip finisce nelle mani sbagliate. E il vip, chiuso in un lungo viaggio in aereo nulla può fare per bloccare i manigoldi. Ora, i due manigoldi che stanno usando il suo telefonino, Ivano e Sabino, interpretati da Lillo Petrolo e Dino Abbrescia, oltre a scatenarsi in superfeste con Sabrina Salerno al ritmo di “Boys, Boys”, in seratine con escort e nel ripulirgli il conto in banca, si lanciano anche in malefici tweets che minano la rispettabilità del vip, il giovane industriale di successo Diego Gardini, Paolo Ruffini, che come arriva dall’altra parte del mondo e già un uomo finito odiato da tutto il mondo. Lo salverà dalla rovina una giovane hostess, Violante Placido, ma le cose non torneranno certo a posto una volta rientrato a Roma, visto che un cugino infame, un barbuto e cotonato Luca Vecchi, oltre alla credibilità, gli ha tolto tutto, azienda e denaro.
Lo aiuteranno, assieme alla hostess, proprio i due cialtroni che stavano facendo la bella vita col suo cellulare. Magari funzionicchia in prima serata su Rai Uno. Su Canale 27 alle 21, 10 avete il poliziesco “Insieme per forza” di John Badham con Michael J. Fox, James Woods, Annabella Sciorra, Luis Guzman. Piuttosto raro. Spettacolare “The Hurt Locker”, film di guerra diretto da Kathryn Bigelow, scritto da Mark Boal con Ralph Fiennes, Guy Pearce, David Morse, Jeremy Renner, Anthony Mackie, Christian Camargo.
Vinse sei Oscar, regia, film, sceneggiatura, montaggio, suono… E pensare che era passato un po’ distrattamente a Venezia addirittura nel 2008, vincendo premi minore, ma non della giuria. Rilanciò invece la stella di Kathryn Bigelow e il cinema violento al femminile. Su Iris alle 21, 10 avete invece “Belfagor. Il fantasma del Louvre” di Jean-Paul Salomé con Sophie Marceau, Michel Serrault, Frédéric Diefenthal, Julie Christie. Non era quello che speravamo noi vecchi fans della serie tv in bianco e nero con Juliette Greco.
Cine 34 alle 21 propone invece il sempre trashissimo “Abbronzatissimi 2. Un anno dopo” diretto da Bruno Gaburro per la Penta, cioè Cecchi Gori padre e figlio con aggiunta di Berlusconi. Con Jerry Calà in coppia con Eva Grimaldi, allora protetta Cecchi Gori, una emergente Valeria Marini, lo strepitoso Pier Maria Cecchini già in luce per coattaggine nel primo film, Mauro Di Francesco senza Teo Teocoli, Vanessa Gravina, la grande Marina Occhiena al posto di Alba Parietti come moglie del cornuto Renato Cecchetto, una giovanissima Maria Grazia Cucinotta, fresca di “Indietro tutta”, che solo pochi mesi dopo girerà “Il postino” con Troisi e qui si deve fare largo tra le ragazze più legate alla Penta.
Gaburro si lamentò che ogni giorno sui due film vacanzieri arrivavano nuove ragazze da infilare in qualche scena e non sapeva più dove metterle. Passiamo alla seconda serata con il terribile “Una bella governante di colore” di Luigi Russo con Ines Pellegrini, Renzo Montagnani, Marisa Merlini, Orchidea De Santis, Cielo alle 23, 05, il dimenticabile “The Mask 2” di Lawrence Guterman con Alan Cumming, Jamie Kennedy, Ryan Falconer, Bob Hoskins, Traylor Howard, canale 27 alle 23, 10. Rai Tre alle 0, 35 ripropone il fenomenale “Drive My Car” di Ryûsuke Hamaguchi con Hidetoshi Nishijima, Tôko Miura, Masaki Okada, Reika Kirishima.
insieme per forza 1 avere vent’anni avere vent’anni avere vent’anni. avere vent’anni 2 insieme per forza 2