Marco Giusti per Dagospia
Modi – Tre giorni sulle ali della follia - locandina
Posso capire perché non stia funzionando al cinema, posso capire una certa diffidenza per Johnny Depp regista, ma “Il coraggioso”, la sua unica regia di lungometraggio uscito 24 anni fa era notevole, o per Riccardo Scamarcio nel ruolo di Amedeo Modigliani, ruolo che già ebbe Gerard Philippe nel lontano “Montparnasse, 19” (1958), iniziato da Max Ophuls terminato da Jacques Becker, ma questo “Modi – Tre giorni sulle ali della follia”, seconda regia di Johnny Depp, scritto da Jerzy Kromolowski (“La promessa”), Mary Olson-Kromolowski, Dennis McIntyre, prodotto da fin troppa gente e da Andrea Iervolino e Lady Bacardi, dopo un inizio un filo sballato, è una grande sorpresa.
Non solo. E’ anche un serio tentativo di ricostruire, con due direttori della fotografia favolosi come Dariusz Wolski (“Napoleon”) e Nic Pecorini, con le scenografie di David Warren (“Sweeney Todd”, “Hugo Cabret”), i costumi di Penny Rose (la saga de “I pirati dei Caraibi”), la vita di Modigliani, della sua amante, la sua giornalista Beatrice Hastings, interpretata da Antonia Desplat, dei suoi amici del cuore Utrillo, cioè Bruno Gouery, e Soutine, cioè Ryan McParland, nella Parigi confusa e sotto la guerra del 1916.
Modi – Tre giorni sulle ali della follia - al pacino sul set
Quattro anni prima della tragica morte di Modigliani e della sua compagnia Jeanne, che qui non compare. Anche se ha un inizio un po’ confuso con un Modigliani-Scamarcio un po’ Jack Sparrow, pronto a sfondare una vetrata di un celebre café per darsi alla fuga, un po’ cialtrone pronto a vendere per nulla le sue tele, i personaggi, a cominciare dallo stesso Modigliani, Beatrice, Soutine e Utrillo, la Rosalie Tobia di Luisa Ranieri, ma anche il gallerista Léopold Zborowski di Stephen Graham e il potente collezionista Maurice Gangnat di Al Pacino, prendono vita e iniziano a funzionare oltre ogni aspettativa. Che, confesso, era scarsa.
E invece il film alla fine funziona. Non si erano mai visti sullo schermo Trillo e soprattutto il geniale Soutine che si porta un quarto di bue in studio pieno di mosche per rifare Rembrandt. La scena con Al Pacino che dà lezione di cosa sia l’arte per l’acquirente e di cosa lo possa essere per l’artista vale metà film.
Modi – Tre giorni sulle ali della follia - luisa ranieri Johnny Depp
Possiamo non gradire del tutto gli incubi della guerra e della morte di Modi, il suo puntare tutto sul ruolo di artista maledetto, ma alla fine funziona bene anche Scamarcio, che riesce a passare dal lato del pittore guascone all’artista in profonda crisi. Non sarà Gerard Philippe, come l’inedita Antonia Desplat, figlia del musicista, non sarà la Lilli Palmer del film di Becker, la palpitante Jeanne era una giovane Anouk Aimée, ma ha il fisico e lo sguardo giusto per il film. Fidatevi. In sala.
Modi – Tre giorni sulle ali della follia - luisa ranieri Modi – Tre giorni sulle ali della follia - riccardo scamarcio Modi – Tre giorni sulle ali della follia - riccardo scamarcio modi. tre giorni sulle ali della follia 2