Marco Giusti per Dagospia
Ora. Lo so che il film ha troppi finali. E non sempre sono risolti. Ma riconosco a “Trap”, ultima fatica di M. Night Shyamalian, una grande eleganza formale, tutta la prima parte del film, con la trappola tesa al serial killer chiamato “The Butcher”- “Il macellaio”, durante il concerto della pop star Lady Raven, cioè Saleha Shyamalan, figlia del regista, è di altissimo livello, per non parlare della fotografia di Sayombhu Mukdeeprom, il direttore della fotografia dei film di Luca Guadagnino, che inquadra i personaggi dritto in faccia evitando il campo-controcampo, o mezza faccia.
E gli riconosco ancora, dopo tanti film, più o meno riusciti, la grande capacità di muoversi sempre, scena dopo scena, verso direzioni e situazioni diverse. Come se stare chiuso nella stessa pelle, in trappola, fosse un impedimento creativo. Così. Da una parte abbiamo un bravo padre di famiglia, Cooper, cioè Josh Hartnett, non un grande attore, ma un solido attore americano con tre figlie femmine a casa nella vita (per questo Shyamalian, anche lui padre di tre figlie femmine lo ha scelto). Cooper, che abita a Philadelphia (ricostruita a Toronto), ha portato la figlia maggiore, Ariel Donaghue, al concerto della sua vita per sentire la cantante pop Lady Raven.
Solo che veniamo a sapere nei primi dieci minuti di film (quindi non è uno spoiler) che Cooper ha una doppia vita, che sul telefonino spuntano immagini di un uomo che lui tiene in ostaggio chissà dove, e che tutto il concerto di Lady Raven non è altro che una trappola per catturare il serial killer più ricercato del momento, “The Butcher”.
E che a capo delle operazioni della polizia, la super profiler che ha ordito la trappola, c’è, ma guarda, la mitica Hayley Mills, l’attrice ragazzina della nostra infanzia disneyana, protagonista di film come “Pollyanna”, ma soprattutto “Parent Trap” (vi ripeto il titolo?) di David Swift, dove si sdoppiava in due gemelle diverse. Ecco perché la fissa dell’inquadrare mezze facce… E, come se non bastasse, Hayley Mills fu la mitica Susan Harper inseguita col coltello da un ragazzo con la doppia personalità (rieccoci) in “Twisted Nerve” di Roy Boulting, che io ricordo benissimo, ma che qualsiasi fan di Tarantino conosce per il celebre fischiettio assassinio riutilizzato per l’arrivo di Daryl Hannah in “Kill Bill Parte uno”.
Così. Da una parte abbiamo un serial killer dalla doppia personalità che ha portato la figlia al concerto e deve capire come cavarsela dalla trappola che gli hanno costruito, da un’altra abbiamo un intricato groviglio di figlie femmine, madri, vive e morte, pronte a riportare all’ordine la mente disturbata del protagonista. Mettiamoci anche che The Butcher, perfetta immagine del maschio bianco trumpiano, uccide solo bravi democratici, afro-americani, asiatici, persone civili che si diverte a vedere torturati. Che le donne del film sembrano tutte unite nel metterlo in trappola. Da vedere. In sala.
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