Divorzio a Las Vegas di Umberto Carteni
Marco Giusti per Dagospia
Rispetto a “Divorzio a Las Vegas” di Umberto Carteni, che esce questa settimana di mezza-chiusura Covid con 300 copie (buona fortuna!), non so se mi ha colpito di più la recensione (una palla e mezzo) di Paolo Mereghetti con tanto di battute sul cosa avrebbero detto del film Lubitsch-Wilder e Michele Massimo Tarantino (ma cosa devono dire, Paolo?), il nudo casto ma generoso (culo+tette) della mia amica adorata Andrea Delogu al suo primo ruolo da protagonista o l’anteprima del film con mascherina, che è stata poi l’unica anteprima-evento che si sia vista a Roma.
andrea delogu divorzio a las vegas
Mi verrebbe voglia di rimandarvi al nudo di Andrea, gettato lì distrattamente tra una scena e l’altra, o alla scena del cazzone mobile cavalcato da Luca Vecchi in quel di Las Vegas, ma devo dire che sia l’anteprima a Roma che la recensione di Mereghetti mi hanno molto colpito.
Anche perché ci riportano per un attimo alla normalità di come si viveva il cinema in Italia, scazzi critici compresi, prima che ci chiudessero o ci mettessero le mascherine. Bei tempi. “Divorzio a Las Vegas” è stato ideato e girato in un periodo totalmente Covid-free in quel di Las Vegas e in quel di Roma come una qualsiasi commedia giovanile per un pubblico non di sessantenni, come siamo io e Mereghetti, pesantemente ancorati a Lubitsch e a Michele Massimo Tarantini.
Un pubblico che cerca nel cinema qualcosa di allegro, veloce, di facile. Per questo i tanti sceneggiatori, che non conosco, e il regista, che non conosco, presumo che abbiano pescato le idee per il film più nella commedia americana di oggi, “Un giorno da leoni”, diciamo, piuttosto che nei classici anni ’30 e ’40, che dubito abbiano visto, con l’idea però di staccarsi il più possibile dalla dipendenza vanziniana o cinepanettonistiche del nostro cinema.
Luca Vecchi - Divorzio a Las Vegas
Quando vedi le prime immagini di Las Vegas o la bella faccia inedita per il cinema di Andrea, pensi che in qualche modo un film come questo possa segnare il superamento degli stereotipi vanziniani o delle commedie natalizie di Aurelio De Laurentiis con Boldi e Christian. Tutto appare più moderno, anche se presto si sente, invece, il bisogno di un copione più solido, in questo ha ragione Mereghetti, proprio alla Vanzina.
Perché erano gli unici in grado di far funzionare un film, al di là della sua resa, dall’inizio alla fine. Quello che un po’ schiaccia “Divorzio a Las Vegas”, la storia è tutta nel titolo, al di là dei confronti con Lubitsch e Tarantini, è proprio il confronto continuo col cinema dei Vanzina, che abbiamo ripassato senza volerlo fare nei lunghi mesi di lockdown. Non c’è stato giorno senza un loro film sulle reti in chiaro…
Così quello che ci sembrava un superamento, anche giusto, dopo tanti anni di dominio assoluto, della commedia vanziniana, in qualche modo finisce per giocare un po’ a sfavore. Purtroppo. Perché il film, ripeto, maldestro nella narrazione, è decisamente più moderno del solito, e Andrea, che è mia amica, ma anche una bellissima ragazza, magari sarà un po’ acerba, ma porta nel film una leggerezza che poche altre attrici di professione, più seriose, avrebbero saputo portare. E questo contamina un po’ tutto.
giampaolo morelli andrea delogu divorzio a las vegas
All’anteprima avevo accanto Ugo Porcelli e Renzo Arbore, vecchie volpi televisive, io sono vecchio ma ho poco della volpe, che la pensavano nello stesso modo rispetto a Andrea e al film. Che, al di là del valore della commedia, è comunque qualcosa che ci libera da un po’ di tensione, di ansia, che è leggero e divertente quanto basta. Con tanto di Giampaolo Morelli, Ricky Memphis, Grazia Schiavo e della new entry Luca Vecchi, anche lui molto legato a Stracult, che si poteva sviluppare un po’ di più. Una leggerezza, insomma, post-vanziniana, ma che avrebbe davvero guadagnato proprio da una bella rilettura vanziniana. Due palle e mezzo…
divorzio a las vegas andrea delogu divorzio a las vegas giampaolo morelli divorzio a las vegas