Marco Giusti per Dagospia
edwige fenech la quattordicesima domenica del tempo ordinario 3
La notizia è che torna al cinema la divina Edwige Fenech a tanti anni di distanza dalla sua ultima apparizione sul piccolo schermo nella serie “E’ arrivata la felicità” (2015) e al cinema in “Hostel 2” (2007). E non si può che essere contenti. Anche se il titolo del nuovo film di Pupi Avati, “La quattordicesima domenica del tempo ordinario” non è certo di quelli che sarebbero piaciuti a Luciano Martino, produttore delle più celebri commedie sexy di Edwige (“Giovannona Coscialunga disonorata con onore”, “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda”) e anche se non ha un ruolo, ahimé, né glamour né così significativo per questo ritorno.
la quattordicesima domenica del tempo ordinario 1
Accettiamo, ovvio, che non siano più i tempi di un ritorno di Giovannona o della Poliziotta o dell’Ubalda, ma, dopo due anni di pandemia e post-pandemia dove - giuro - ogni sera o quasi si è celebrato il rito della rilettura dei suoi film più celebri, da “Top Seansation” a “L’insegnante”, meritava qualcosa di più. Avati, ripeto, oltre a non offrirle poi un gran ruolo, la vecchia fiamma del vecchio e stanco Gabriele Lavia, non la riprende come si dovrebbe, né fa una donna qualsiasi, con capelli un po’ sciatti, inquadrature che non le donano.
edwige fenech la quattordicesima domenica del tempo ordinario 2
Per fortuna che, almeno per la gioia dei feticisti dei piedi, a un certo punto accavalla le gambe e si toglie le scarpe mostrando i piedi. E la doccia non funziona, è rotta. E Lavia le dice da subito che a casa sua non corre nessun rischio di moleste notturne. Capirai. E poi parte un infinito flashback con la storia di Lavia e Edwige giovani in quel di Bologna negli anni ’60 interpretati da Lodo Guenzi e Camilla Ciraolo. Lui è così geloso che inizia a menare solo se qualcuno la osserva anche distrattamente. Ma che film è? Ho pure pagato 8 euro di biglietto alla sala 6 del Barberini per vederlo, mentre Dago mi urlava al telefono di non andarci, di non perdere tempo.
la quattordicesima domenica del tempo ordinario
Entro in sala e subito trovo Massimo Lopez in ciavatte e pigiama che si suicida dalla tromba delle scale. Solo in un film di Avati la gente si uccide in ciavatte… Poi parte un funerale, doppio, mentre arriva Gabriele Lavia con la chitarra per cantare la canzone triste e lagnosa che ci tormenterà per tutto il film, ma viene rimbalzato. All’uscita dalla chiesa incontra Edwige. Con Lavia e Edwige mi sarei immaginato una serie di flashback almeno da erotico intellettuale anni ’80, alla “Scandalosa Gilda” o alla “Sensi”, i film più scatenati diretti e interpretati da Lavia con la sua compagna di allora, Monica Guerritore, un tempo sempre nuda come Edwige.
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Un film Lavia+Edwige girato nei primi anni ’80 sarebbe stato una bomba, ma anche Guerritore+Edwige. Ma stiamo vedendo un film di Avati e non di Lavia. E parte la nostalgia di Bologna anni ’60 secondo Avati, con il gelataio di via Saragozza mal ricostruito con gli effetti speciali visivi alla Parolini, la coppia di amici che sognano di andare a Sanremo, poi uno di loro incontra una giovane Edwige, la sposa e rovina tutto con la gelosia. Quando torna Edwige? Niente… Passa di tutto.
la quattordicesima domenica del tempo ordinario 3
Andrea Santonastaso che fa il ginecologo, Sydne Rome come mamma della giovane Edwige, Patrizia Pellegrino come invitata al matrimonio, mentre Lodo Guenzi, con voce bassissima, interpreta uno dei personaggi più antipatici e molesti mai visti nel cinema italiano. E’ geloso, beve e mena chiunque. Anche uno spettatore al cinema mentre stavano vedendo “La vita agra” di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli da Bianciardi (quello sì che è un film…). Lei un po’ subisce poi lo molla.
edwige fenech la quattordicesima domenica del tempo ordinario 1
Ma Avati avrà vissuto il 68? Quando Edwige torna Lavia va a cantare in una tv privata con tanto di sponsor ridicoli, la porta al ristorante e, anche da vecchio, continua a menare per gelosia in una atmosfera funerea. Nessuno ci spiega di cosa è campato per tanti anni, perché non ha più rivisto lei, come ha fatto a avere una Citroen nuova fiammante se non ha una lira. Boh? Mi spiace solo per Edwige, sprecata in questo disastro dove i vecchi spettatori contano le rughe dei vecchi attori sullo schermo. I suoi film ci hanno accompagnato anche in questi anni terribili. Meritava di più e di meglio dal cinema italiano. In sala.
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