Marco Giusti per Dagospia
Dopo l’incasso di ieri, 244 mila euro con 27 mila spettatori, presumo tutti napoletani o quasi, quello che vogliamo sapere non è tanto il segreto di Liberato, cioè conoscere il nome e il volto dell’artista mascherato che dal 2016 fa sognare i suoi, che, no… non lo saprete alla fine del film, è ovvio, ma il segreto del film, appunto “Il segreto di Liberato”, diretto da Francesco Lettieri, già regista dei suoi celebri videoclip, e Giorgio testi, il perché ha scosso così tanto il pubblico dei ragazzi.
Magari è un film evento, magari vende al pubblico più giovane un sogno. Di certo quello che vediamo non è né un film-concerto di Liberato, né la sua vera storia, né un documentario sul suo successo. Come lo fai a raccontare un cantante che canta senza identità? E’ un mischione, un montaggione, di elementi diversi. Un po’ di idee di Liberato su Napoli, che ricasca in pieno nelle mitologie tanto odiate da Massimo Troisi e Pino Daniele e oggi identità assoluta anche di napoletani trapiantati a Roma come Paolo Sorrentino, ‘0 munaciello, il sangue di San gennaro, Parthenope, il Napoli dello scudetto.
Un po’ di concerti sparpagliati, il tour tra Parigi e Berlino. Un po’ di documentario dove parlano Francesco Lettieri, il suo regista, i suoi collaboratori, i discografici, Bomba edizioni, ma non parlano di lui, parlano di quello che hanno fatto loro rispetto a lui, ed è la parte più interessante e accattivante del film anche perché animata su disegni di LRNZ e costruita un po’ come un anime giapponese, un po’ di (speriamo) vera vita di Liberato, tra le passeggiate col nonno musicista, doppiato da Nando Paone, e le avventure giovanili amorose al liceo con la sua fidanzatina Lucia, doppiata da Simona Tabasco, in versione.
Con Liberato che, per non farsi riconoscere anche in versione cartoon, ha un ciuffone che copre tutta o quasi la faccia. Ma la parte animata, anche perché nelle altre non c’è tanta storia e non è così interessante alla fine il racconto di chi ha lavorato con lui, ha una sua vitalità che fa del film un oggetto più interessante di quel che temevamo. E rende fresca, giovanile, una storia di successi melodici che dai tempi delle Piedigrotta a Napoli continua a tramandarsi di generazioni.
Con tutto il suo repertorio, oltre che di mitologie alla Sorrentino, anche di celebri canzoni napoletane, “Era de maggio”, “Tammuriata nera”, che formano una sorta di circolarità tutta napoletana tra il passato e il presente di Napoli città canora. Insomma, non se sia un gran film, forse non è nemmeno propriamente un film, ma almeno non ha la pesantezza che spesso ha il cinema. E poi ha le canzoni di Liberato. In sala.
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