Marco Giusti per Dagospia
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
Arieccolo il Ragazzo Invisibile. Sono passati tre anni, i lunghi boccoli biondi sono cresciuti e scopre che ha pure una mamma russa invisibile, una sorella torcia, in grado cioè di appicciare il fuoco con le mani, si fuma pure una sigaretta accendendola col dito, per non parlare di una serie di compari speciali che hanno le loro belle caratteristiche, Roccia il forzuto, Morfeo l’incantantore.
Anche se la battuta “Tutti noi abbiamo un lato oscuro”, magari, dopo tanti Batman ce la potevamo risparmiare, salutiamo con affetto Il Ragazzo Invisibile Seconda Generazione, sempre diretto da Gabriele Salvatore e scritto da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, sempre prodotto da Indigo e sempre ambientato in quel di Trieste. Non deve essere facile mettere in piedi un film di supereroi giovanili in Italia, quando sai che il pubblico, soprattutto quello dei ragazzini, è ipercritico e pronto a massacrarti.
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
E non deve essere facile farlo oggi dopo il successo, soprattutto di immagine, del Jeeg Robot di Mainetti, il supereroe coatto adorato proprio dai ragazzi italiani. Inoltre Michele, il Ragazzo Invisibile, interpretato da Ludovico Girardello, è un sedicenne borghese, che nella prima avventura aveva una mamma adottiva poliziotta come Valeria Golino, stravede per una compagna di scuola, Stella, Noa Zatta, molto pariola.
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
E’ davvero lontano dal mondo alla Zerocalcare di Jeeg. Per fortuna, in questo secondo capitolo, Salvatores&Co. gli associano una mamma russa dai capelli bianchi e l’aspetto da vampira perversa come la Yelena di Ksenia Rappaport, sempre un piacere vederla, e soprattutto una sorellina molto più dark, come la Natasha di Galatea Bellugi, sorta di Cara Delevingne italo-finlandese che, come Ilenia Pastorelli, non parla un italiano perfetto, anzi, ma è di per sé un fumetto interessante.
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
Quando si tratta, invece, di mettere su una squadra di Avengers, di persone speciali, le cose si complicano, anche perché si chiamano una serie di soggettoni molto visti nel cinema italiano diciamo di genere, da Ivan Franek a Emilio De Marchi, mentre funzionano decisamente meglio attori mai visti da noi come Katia Mironova come Cinetica, una ragazza capace di spostare gli oggetti, o il forzuto Mikolai Chroboczek come Roccia o la Libellula di Matej Martinak. Anche se poi il lato stracultistico trova nel pippofranco morettiano Dario Cantarelli come Morfeo un suo lato grandioso.
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
Diciamo però che tutto l’intreccio russo che è all’origine della storia degli speciali e dei superpoteri del Ragazzo Invisibile funziona bene, inoltre funzionano sia Ksenia Rappoport che Galatea Bellugi come la nuova famiglia di Michele, tarsferendo il tutto, un po’ alla Jeeg, ma già era così nella prima avventura, nella zona del fumetto moderno. Salvatores si sforza davvero di pensare un film per un pubblico di ragazzi e non di soliti babbioni cinéfili e speriamo che ci abbia preso.
IL RAGAZZO INVISIBILE SECONDA GENERAZIONE
Del resto anche il primo film funzionò più coi ragazzi che coi critici barbuti e, forte di cinque milioni di euro di incasso, arriva a questa seconda avventura con lo stesso meccanismo di Smetto quando voglio 2 e 3. Film che, alla fine, malgrado certi malfunzionamenti, funzionano in sala. Perché sono pensati per un pubblico preciso, come dovrebbe essere un cinema di genere. Ma la strada del cinema di supereroi italiano non è semplicissimo. Molto stracult anche la zazzera del protagonista che è identica a quella del padre Ivan Franek, per non parlare di certe battute in italo-russo… In sala dal 4 gennaio.