Marco Giusti per Dagospia
Il pubblico italiano, come quello inglese, non ha mai smesso di amare le vecchie comiche di Stanlio e Ollio, che ha sempre visto e rivisto in tv. A differenza di quello americano, che si è rapidamente scordato di loro. Per questo sarà interessante vedere come il nostro pubblico risponderà a questo affettuoso film sulla celebre coppia. “Mi ami?” chiede Ollio. “Certo che ti amo”, risponde sua moglie Lucille. “Ma come fai a amare un ciccione come me?” gli chiede lui.
“Non ti permette di esprimerti così su mio marito”, chiude lei. Benvenuti nel mondo di Stan Laurel e Oliver Hardy, delle loro mogli, Lucille e Ida, del loro manager Bernard Delfont, che li seguì nella loro lunga tournée in Inghilterra. Diciamo subito che l’aspetto più sorprendente di questo precisissimo biopic sulla più celebre coppia comica del 900, Stanlio e Ollio, diretto dall’inglese John S. Baird, scritto da Jeff Pope, tratto da un romanzo, ma anche dalle fondamentali biografie di John McCabe, è proprio la credibilità dei Mr. Laurel e Mr. Hardy interpretati dall’inglese Steve Coogan e dall’americano John C. Reilly.
Grazie anche al trucco, certo, la somiglianza è pazzesca, ma grazie anche alla recitazione dei due attori che riescono non solo a ricostruire la precisione delle gag dei due comici, ma riescono a renderli veri e commoventi. Nel 1953, l’anno in cui tutto il film si svolge, a parte due scorribande iniziali nel 1937, mentre girano I fanciulli del West con Hal Roach produttore e James W. Horne regista, e nel 1947, quando Ollio rimasto da solo sotto contratto con Roach è costretto a “tradire” l’amico girando con Harry Langdon Zenobia, Stanlio e Ollio sono due comici vecchi e malati che hanno visto tempi migliori. Quelli del vaudeville, del muto, delle grandi comiche sonore degli anni ’30.
Ma i loro lungometraggi degli anni ’40 con la Fox e la MGM, fuori dallo stretto controllo del genio di Mr Laurel, sono stati dei disastri. E da lì è iniziato il declino, unito alle passioni di entrambi per l’alcool, le donne, il gioco. Si rimettono insieme, un po’ malconci, per un tour europeo, gestito da Bernard Delfont, che sarà il loro ultimo tour assieme. Un tour di grande successo, anche se interrotto dalla cattiva saluta di Ollio. Ma, come sempre accade nel mondo dello spettacolo, gli attori vivono solo sul palcoscenico e lì mettono in scena se stessi e i loro personaggi.
Quando si tratta di una coppia, poi… Il film è piuttosto fedele come ricostruzione dei rapporti tra i due, dei rapporti matrimoniali, Ollio se la vede con la minuscola e decisa Lucille Hardy, interpretata da Shirley Henderson, Stanlio con la prepotente Ida Laurel, interpretata da Nina Arianda. E è perfetto anche nella messa in scena del loro spettacolo teatrale itinerante.
Va detto però che sceneggiatore e regista si prendono la libertà di unire sotto la stessa tournée, datata 1953, tre tournée inglesi diverse, quella del 1947, quella del 1952 e quella del 1953. Le due settimane al Palladium di Londra e l’idea di fare al cinema un “Robin Hood” comico con una piccola produzione inglese, fa parte, ad esempio, della tournée del 1947. Anche l’arrivo delle mogli a Londra è del 1947.
La cancellazione del tour per i problemi al cuore di Ollio sono invece della tournée del 1953, ma il tutto accade a Plymouth, non a Londra. Le due comiche che vediamo rappresentate, cioè “A spot in trouble”, con la stazione, e “Birds of feather”, con Stanlio che arriva con uova soda e noci a trovare Ollio all’ospedale, fanno parte di due tournée diverse. Il viaggio verso l’Irlanda non potrebbe essere alla fine di tutto, perché nessuna tournée finì così. Nel film, per ovvi motivi di pratica, le tre tournée sono state unite per raccontarci una storia.
Che è più o mena quella descritta, anche se pure Stanlio ebbe non pochi problemi fisici, che finirono con un’operazione alla prostata, e Ollio già sapeva nel 1953 di avere problemi di cuore. Ma la storia di Stanlio che seguita a scrivere il copione di “Robin Hood” e di altri sketch per la coppia è vera. Come la geniale battuta recitata da Ollio/Frate Tuck sul “rubare ai poveri per dare ai poveri… così si elimina l’intermediario”. O quella tra Ollio e Lucille che vi ho già descritto. In tutto questo il film è uno splendore, ben scritto, ben girato, e benissimo interpretato. In sala dal 1 maggio.