Estratto dell’articolo di Federico Capurso per "la Stampa"
il cda della rai davide di pietro, roberto natale, simona agnes, giampaolo rossi, federica frangi, antonio marano e alessandro di majo
Nello stesso giorno in cui il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte intona il de profundis del campo largo, a viale Mazzini si insedia il nuovo Consiglio d'amministrazione della Rai. E c'è un filo rosso che sotterraneamente unisce questi due momenti.
L'assemblea degli azionisti ha nominato il consiglio composto da Simona Agnes, Alessandro di Majo, Davide Di Pietro, Federica Frangi, Antonio Marano e Roberto Natale, ed è poi stato indicato il consigliere Giampaolo Rossi – fedelissimo di Giorgia Meloni – per la posizione di Amministratore delegato. Lo stesso Rossi ha indicato Roberto Sergio come direttore generale, mentre il Cda ha eletto a maggioranza Simona Agnes presidente Rai, come chiedeva Forza Italia.
roberto sergio giampaolo rossi
La nomina di Agnes, però, ha bisogno del voto favorevole da parte dei due terzi dei componenti della commissione parlamentare di Vigilanza per diventare effettiva. Deve quindi essere votata anche da un pezzo delle opposizioni ed è qui che entrano in gioco i Cinque stelle, che da settimane trattano con Fratelli d'Italia per trovare un accordo.
La decisione di Conte e di Avs di non partecipare all'Aventino deciso dal Pd sulle nomine Rai entra in questo solco. Rappresenta la prima spaccatura nel fronte delle opposizioni, creata per dare il via alla partita che si incardina intorno alla nomina di Agnes. In cambio del via libera, i Cinque stelle chiedono però la direzione di un telegiornale. Non gli basta una vicedirezione. E vogliono la testa di un direttore preciso, Mario Orfeo, per poter occupare il Tg3 e strapparlo al Pd. […] Sembra però che su questa strada stiano incontrando più resistenze del previsto.
L'accordo quindi non è ancora chiuso. Agnes, infatti, ieri ha ricevuto il voto contrario proprio dai consiglieri indicati dal Movimento e da Avs, Alessandro Di Majo e Roberto Natale. Con una precisazione, però, che entrambi si premurano di sottolineare: i loro "no" «non rappresentano una bocciatura delle persone, ma del meccanismo di legge che risponde a logiche partitiche e determina la sudditanza della Rai al governo». Quasi a dire che, in fondo, l'ok dei Cinque stelle e di Avs potrebbe facilmente arrivare in commissione di Vigilanza, nella seconda metà di ottobre, se FdI sarà in grado di saziare i loro appetiti.
Sempre ieri, in Parlamento, si è affacciata la riforma della Rai: al Senato parte ufficialmente l'esame di cinque disegni di legge, tra i quali due del Pd, uno del M5S, uno della Lega e uno di Forza Italia, mentre una sesta proposta, di Avs, è in fase di inserimento. Non c'è ancora, invece, un testo firmato Fratelli d'Italia. Il lavoro sui testi dovrà portare a una riforma entro agosto 2025, per allinearsi alle richieste del Media Freedom Act dell'Unione europea ed evitare che arrivi, altrimenti, una sanzione da Bruxelles. […]
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