Alessandra Comazzi per “la Stampa”
Il giro del mondo sul sofà. Cieli, mari, terre, usi e costumi, basta un telecomando che porti a Netflix. Certo non così fu il viaggio di Phileas Fogg, un gentiluomo inglese come lo poteva raccontare un francese, Jules Verne, che a questo bizzarro personaggio fa compiere il Giro del mondo in 80 giorni.
Non si sa nulla, di Phileas Fogg, gli si conosce solo il fido maggiordomo, Passepartout. E poi che è socio del Reform Club. Qui scommetterà di poter compiere il giro del mondo, per l'appunto, in 80 giorni. E Verne approfitta di questa sfida per mostrare al lettore le mirabolanti invenzioni tecnologiche dell'epoca, siamo nel 1872, positivismo e fiducia nel progresso. Adesso, 150 anni dopo, il giro del mondo lo facciamo senza salire su nessun piroscafo.
Come la diffusione di libri gialli ha permesso di approfittare della trama «crime» per conoscere le ambientazioni locali, la Sicilia di Camilleri insegna, così attraverso le serie si possono conoscere usi, costumi e tendenze dei paesi che le realizzano. Perché, ormai, non di sola America vive la fiction tv. Anzi, i prodotti americani stanno soffrendo un periodo di appannamento e omologazione. Ma non il resto del mondo. Vediamo qualche esempio.
FRANCIA
Niente di più francese di Chiami il mio agente, titolo originale Dix pour cent, dieci per cento, la percentuale che tradizionalmente va agli agenti degli attori. C'è Parigi, ma c'è la Francia, anche il profondo Nord, essendo i protagonisti gli artisti veri nel ruolo di se stessi, e mica sono tutti parigini. Si sente il profumo delle baguette e della ratatouille, si respira la grandeur repressa del colonialismo che fu, si conoscono le nuove vie dei rapporti tra «intellos» consapevoli di contare molto meno.
INGHILTERRA
Tappa su The Crown. Un passaggio attraverso le storie della Corona aiuta moltissimo a capire il paese. Le vicende di regine, principi e re, non sono superelitarie, ma un paradigma utile a rendersi conto del perché l'Inghilterra sia l'Inghilterra, compresa di brutte figure quando gli italiani vincono gli Europei di calcio, o i cento metri alle Olimpiadi. In quella sceneggiatura regale c'è tutto, le contraddizioni di un popolo mai invaso, e le debolezze di chi sa di aver perso il predominio sul mondo.
SPAGNA
La Casa di Carta, prima serie, quella in cui il Professore organizza il piano perfetto: la rapina nella zecca di Madrid, compresa la stampa di denaro. Il Professore, Sergio Marquina, è un hidalgo, un eroe di Cervantes ai giorni nostri, combatte contro i mulini a vento delle multinazionali, contro le ingiustizie sociali e intanto ne fabbrica altre. Lui incarna la Spagna di Carlo V e quella di Juan Carlos malandrino ma pure salvatore della Patria. Con una punta di Felipe, largo ai giovani e alla Ispanidad.
NORD EUROPA
Un paese simbolo, la Danimarca, in fondo sarebbero partiti tutti di lì, i popoli del settentrione. Aperti, all'avanguardia, con una migliore parità tra i sessi. Ecco Borgen. Il potere: macchinazioni e intrighi di palazzo con un primo ministro donna. E uno sguardo disincantato sul contesto sociale, colori desaturati, per far vedere, anche iconograficamente, che il Mediterraneo è un'altra cosa.
TURCHIA
Grandissimo mercato televisivo, che talvolta privilegia i luoghi, talvolta i temi. Uno sguardo fondamentale sulla Turchia di oggi lo fornisce Ethos. Nell'era della psicoanalisi divulgata in tv, questa serie si staglia. Persone di diversa estrazione sociale si incrociano in un girotondo alla Schnitzler. Conosciamo anche inconsuete realtà urbane e rurali.
ISRAELE
L'industria israeliana della tv è ricca di spunti e di primogeniture, da In treatment a Fauda all'ultima, Hit & Run: ma quella da cui si impara di più, la più esotica, se vogliamo, è Unorthodox, dove una ragazza di famiglia ultraortodossa, sposata giovanissima, va a Berlino per sfuggire al matrimonio combinato. Un'antologia di usi e costumi inconsueti, ma anche un sottilissimo lavoro di introspezione.
EMIRATI ARABI UNITI
Protagonista di Justice è una ragazza col velo, però avvocata, che ovviamente sfida i pregiudizi per affermarsi come professionista, ma con giudizio. Uno sguardo particolare, dove però non deve essere ininfluente la volontà del paese arabo, promotore della fiction, di dare di se stesso una nuova rappresentazione.
Tv e politica, insomma, ancora una volta. Un'osservazione dettata dall'attualità: le serie dedicate all'Afghanistan certo non abbondano. Nel 2011, su Fox Life, era andata in onda Combat, protagonista la sanità militare nel teatro delle operazioni di guerra. Una sola stagione, subito cancellata.
INDIA
Da una storia vera: una poliziotta caparbia riesce a catturare gli autori di uno stupro di gruppo. La serie, Dehli Crime, ci racconta anche le contraddizioni dell'India contemporanea, che non è solo fatta di telefilm con il balletto finale.
COREA
Grande industria dell'intrattenimento, che sta dando i suoi superbi frutti, Paradise in testa. Ci sono «drama» di ogni genere che raccontano il paese nel presente e nel passato. Il mio favorito è Mr. Sunshine, perché dice qualcosa sulla sorprendente storia della Corea, sulla sua rivalità con il Giappone, ti fa capire perché il Paese sia così, ora.
CILE
La serie El Presidente, ispirata allo scandalo della Fifa nel 2015, ci fa respirare tutto il Sudamerica, l'intrigo, il potere. Il volto nuovo delle telenovelas. Perché il Paese, lungo lungo, schiacciato tra la cordigliera delle Ande e l'oceano Pacifico, è una terra di contraddizioni e differenze. Qui si racconta con umorismo un complotto da 150 milioni di dollari. Splendida descrizione dei protagonisti.
BRASILE
Attraverso Omniscient serie di fantascienza in cui si immagina che un'intelligenza artificiale controlli le vite di tutti i cittadini, si possono visitare gli angoli di una megalopoli come San Paolo. Con il pretesto che nel futuro non potremo più vederli. -