Fulvia Caprara per “la Stampa”
Sullo sfondo c'è la mamma. Una bella signora bionda che veglia sull'intervista, pronta, se necessario, a intervenire. Lo fa una sola volta, quando sua figlia Diletta Leotta sta per rispondere su come abbiano reagito i genitori alla sua scelta di lanciarsi nel mondo dello spettacolo: «Le siamo sempre stati addosso, non l'abbiamo mollata un momento». La conduttrice sorride e rettifica: «È vero, i miei sono molto presenti, ma io mi sono presa la mia libertà, a 20 anni ho lasciato Catania e sono andata a vivere a Roma da sola». I
l fenomeno Diletta Leotta, catanese, 30 anni, ospite del «Filming Italy Sardegna Festival» risale alle prime apparizioni su Mediaset, prosegue con Sky, esplode sulla piattaforma Dazn, dilaga al cinema con il film di Alessandro Siani Chi ha incastrato Babbo Natale?.
A nutrirlo è soprattutto il rapporto simbiotico con il mondo dei social dove Leotta, con le curve ben in vista, combatte a viso aperto la sua battaglia di popolarità, da una parte i commenti osannanti sull'aspetti fisico, dall'altra gli strali avvelenati degli haters: «Ho costruito una barriera, una specie di armatura, cerco di non farmi troppo influenzare da quello che le persone scrivono e dicono di me. Quello è un mondo a parte, noi viviamo sulla terra, e io sto sempre con i piedi piantati nella realtà».
La bellezza è sempre solo un vantaggio oppure può diventare fonte di problemi?
«Secondo me è un dono e poi, certo, se fai questo mestiere, non guasta. Poi, però, quello che conta è studiare, lavorare su se stessi, impegnarsi. All'inizio della mia carriera cercavo di essere sempre perfetta, era quasi un'ossessione, poi mi sono accorta, che facendo così, perdevo un po' di autenticità che invece è la cosa più importante. Ma questo lo capisci dopo, con l'esperienza».
Essere famosi comporta lati negativi, per lei quali sono?
«Mi viene abbastanza naturale essere sempre sorridente, carina, truccata, vestita bene, però a volte fai un po' fatica, ci sono giornate in cui non vorresti sorridere per niente, non vorresti truccarti e ti piacerebbe restare chiusa a casa, ma se scegli questo mestiere è una cosa un po' difficile da gestire».
Se dovesse descrivere Diletta quali aggettivi userebbe?
«Serena. Competitiva, ma solo con me stessa, a me chiedo sempre il massimo».
Ha detto che i suoi familiari l'hanno sempre supportata. Senza chiederle nulla?
«L'unica condizione era che mi laureassi e infatti mi sono laureata in Giurisprudenza. L'università ti insegna l'etica del lavoro, ti prepara all'entrata nel mondo professionale, ti fa capire il modo con cui superare gli ostacoli. Poi, chissà, potrei decidere di fare l'avvocato, magari la procuratrice calcistica».
Quando deve decidere come vestirsi, qual è il suo criterio guida?
«Non sono così "addicted" rispetto alla moda, in realtà mi piace vestirmi comoda. Dopo i due anni di pandemia in cui passavo le giornate in tuta, dico la verità, faccio un po' più fatica a vestirmi diversamente. Certo, poi ci sono le occasioni in cui devi tirar fuori il capo più carino che hai, ma, nella quotidianità, se potessi, starei in tuta tutto il giorno».
diletta leotta MARCELL JACOBS CON DILETTA LEOTTA E ROSSELLA FIAMINGO diletta leotta Diletta LeottA DI DAZN diletta leotta 1 diletta leotta 1 diletta leotta