Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Certo, sempre dopo aver visto la partite dei Mondiali, la seconda puntata registrata di Fiorello col mio amico Biggio, “Viva Rai Due”, di fatto il miglior spettacolo della Rai che si sia visto da molto, molto, molto tempo, anche se preferivo quasi la versione spartana al baretto “aspettando viva rai due”…, vi dico subito che in chiaro, in tv, è un trionfo di repliche, mentre almeno sulle piattaforme c’è una bella scelta. Avrete sicuramente visto “Wednesday/Mercoledì” di Tim Burton con Jenna Ortega, vera star del momento.
Credo di essermi addormentato a ogni puntata e infatti non mi ricordo quasi niente della complessa trama (che noia…) e dovrò rivederla. Ma a stento riconosco la mano esperta di un genio come Tim Burton, anche se la costruzione della protagonista Mercoledì è clamorosa per non parlare del ruolo di Mano o della presenza della gigantessa Gwendoline Christie che Fellini avrebbe amato e fatta arrivare subito in Italia così eccessiva.
Vi consiglio di cuore, ne ho viste due puntate ieri da sveglissimo, la seconda stagione, anche più forte della prima, dello spettacolare “Slow Horses” su Apple tv, diretta da Jeremy Lovering e tratta dai romanzi di Mark Herron, con un Gary Oldman da paura come Jackson Lamb, celebre spia inglese in disarmo, zozzo, dedito all’alcool e al cibo sbagliato, malvisto dalla più efficiente e ambigua Kristin Scott Thomas, che guida una compagnia di giovani spie problematiche, come il River Cartwright di Jack Lowden, figlio di un’altra vecchia spia, interpretata da un grande Jonathan Pryce, all’interno di una sorta di palazzina fatiscente chiamata il Pantano.
Nella seconda stagione ci sono le vecchie spie russe dormienti in Inghilterra e lo strano omicidio di un collega di Gary Oldman su un autobus. Non solo le storie sono benissimo costruite, ma i dialoghi e i personaggi sono tutti di gran divertimento e questa Londra triste, piena di pioggia, dove Gary Oldman muove le sue pedine nascondendosi sotto un barbonismo da vecchia star è favolosa. Da vedere in originale, please.
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Su Apple tv trovate anche “Emancipation”, filmone diretto da Antoine Fuqua con Will Smith invadente protagonista e produttore come lo schiavo Peter in fuga durante la Guerra di Secessione, il cattivissimo Ben Foster, Charmaine Bingwa. Massacrato dai critici, che lo trovano più un progetto trombone unidimensionale di Will Smith che un film di Antoine Fuqua, andrà comunque visto, ma non promette nulla di buono.
Bellissimo invece, me lo ha segnalato Ciro Ippolito, il documentario “Sr”, diretto da Chris Smith, appena uscito su Netflix, che Robert Downey jr ha prodotto per il padre, appunto Robert Downey Sr, bizzarro regista anti-Hollywood, scomparso l’anno scorso, attore e autore di piccoli capolavori come “Putney Swope” e “Greaser’s Palace”, che rivive qui anche nei racconti di amici e fan eccellenti come Alan Arkin, Norman Lear, Paul Thomas Anderson. “E’ uno dei migliori film dell’anno, imperdibile anche se non hai visto neanche un film di Downey Sr”, scrive Robert Levin su “Newsday”. Downey Sr ha diretto ben sedici film e in Italia uscì solo, e malamente, “Putney Swope”.
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