Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Se siete a Torino preparandovi alla 41° edizione del Torino Film Festival, che inizierà domani, vi consiglio il convegno pomeridiano sul cinema di Sergio Citti, mai abbastanza studiato. Se siete a casa stesi sul divano, il film più divertente, cioè quello che vi tiene svegli dopo aver visto la Gruber, tanto lo so che la vedete, tra un Mario Sechi e un Andrea Scanzi,è “Lucy” di Luc Besson con Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Min-sik Choi, Amr Waked, Pilou Asbæk, Claire Tran.
scarlett johansson in lucy di luc besson
Scarlett, che nella vita reale, e so di darvi un dispiacere, ha appena compiuto 39 anni, qui è una ragazzetta americana che grazie a una superdroga blu che le hanno infilato a sua insaputa nella pancia diventa capace di controllare prima il 20, poi il 30, poi il 40 per cento delle proprie facoltà mentali. Non ha più sentimenti, anche se bacia così, a buffo, Pierre Del Rio, cioè Amr Waked, il macho poliziotto francese che cerca di aiutarla nella sua missione. Certo, si dirà, se sei così intelligente, perché fai un film con Luc Besson che non ne imbrocca uno buono da anni?
Eppure questo “Lucy”, 40 milioni di dollari di budget, almeno per un’ora, prima che diventi una follia mistica alla “2001: odissea nello spazio”, e prima che Lucy arrivi al 100 per cento delle proprie facoltà, è un gran bel divertimento. Quando cioè Scarlett si risveglia in una prigione con i coreani cattivi che se la vogliono fare in quel di Taiwan e da supereroina con superpoteri inizia a sparare a tutti. Poi si fa togliere dalla pancia la droga rimasta e intanto chiama la mamma in America e si mette a piangere.
E il supercattivo è il geniale Min Sik Choi, l’eroe di “Old Boy”, una specie di Gigi Burruano coreano, magnifico. E’ lui che controlla il traffico della droga blu che è stata messa nella pancia di Lucy e di altri quattri disgraziati che sono stati inviati in Europa. Lucy cercherà di recuperarli perché, grazie alla droga, vuole arrivare al 100 per cento delle sue facoltà e vedere un po’ che succede, complice il geniale professor Norman di Morgan Freeman. Sì, è un polpettone incredibile dove c’è di tutto, da “Leon” a “Nikita”, ma Scarlett come Lucy è magnifica e quando spara o blocca i maschi in aria solo con la forza del pensiero ci fa impazzire.
Tra un “Rocky IV” di Sylvester Stallone con Sylvester Stallone, Dolph Lundgren (“Io ti spiezzo in due”) e Brigitte Nielsen, Iris alle 21, o “Io & Marilyn” di e con Leonardo Pieraccioni con Luca Laurenti, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Biagio Izzo, Cine 34 alle 21, o “Parto col folle” di Todd Phillips con Robert Downey jr., Zach Galifianakis, Jamie Foxx, Juliette Lewis, Michelle Monaghan, Canale 27 alle 21, 10, vi consiglio di rifuardavi il trascissimo “House of Gucci” di Ridley Scott con Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Al Pacino, Jack Huston, Jeremy Irons, Camille Cottin, Rai Movie alle 21, 10, stracultissimo trashione come antipasto al “Napoleon” di Ridley Scott in sala questa settimana.
Ve lo rinfresco un attimo, con qualche battuta. “Il verde non si intona al mio rossetto”, spiega Lady Gucci/Lady Gaga alla maga della tv Signora Pina/Salma Hayek/Lady Pinault rispetto ai colori da mettere. “Non sapevo di aver sposato un mostro”, fa ancora Lady Gaga/Lady Gucci al marito Maurizio/Adam Driver. “No. Hai sposato un Gucci”, fa lui. Diciamo che c’è da divertirsi a vedere questo pur interminabile fumettone camp diretto da Ridley Scott a 80 anni inoltrati che si ostina a ricostruire l’Italia degli anni ’80, anzi qui la Milano da bere degli anni ’80 e il celebre delitto Gucci, come se fossimo a Roma negli anni ’60.
Un film, insomma, che avrebbero diretto magnificamente sia Martin Scorsese che Luca Guadagnino, che astutamente declinarono l’offerta, per non parlare della buonanima di Carlo Vanzina. Perché c’è da divertirsi, ripeto, e Lady Gaga come Patrizia Gucci è strepitosa in versione mora alla Carmen e Adriana Russo, donnetta avida (“Non mi ritengo una persona particolarmente etica…”) e piena di brillocchi, sembra una star della commedia sexy del tempo, e Adam Driver come Maurizio Gucci, così rigido, così poco interessante, è perfetto, ma il problema morale che ha giustamente tirato fuori Tom Ford, che con Maurizio ha lavorato, cioè rendere camp e trash comica una storia così tragica e sanguinosa, esiste.
E, a parte i personaggi di Maurizio e Patrizia Gucci, gli altri sono dei pupazzi terrificanti. E parlo di star del calibro di Jeremy Irons come il vecchio Rodolfo Gucci, padre di Maurizio e vecchia star dei telefoni bianchi col nome di “Maurizio D’Ancora” (ma come si fa a confondere “Treno popolare” di Matarazzo con “Rotaie” di Camerini, il film che lo lanciò?!). Di Al Pacino che fa di Aldo/Al Gucci, lo zio di Maurizio, una sorta di gangster italo-americano eccessivo e cialtrone. Per non parlare di Jared Leto, in versione calva e truccata, come Paolo, il figlio idiota di Aldo che vorrebbe aprire una sua linea di moda perché si sente artista.
Ma non funzionano nemmeno gli altri attori eccellenti usati qui come manichini vanziniani, Camille Collin, la “nasona” (lo ha detto l’Aspesi) di “Chiami il mio agente”, come la modella Paola Franchi, amante di Maurizio, Jack Huston come il fedele Domenico, uomo di Rodolfo, la stessa Salma Hayek come la “sederona” (lo ha detto l’Aspesi) Signora Pina che aiuta Lady Gucci prima nelle macumbe contro il marito e poi nell’assoldare i killer. Scena sì, ha ragione l’Aspesi, clamorosa, perché sembra una citazione delle Brigate Pecorine di “Paolo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento” di Nando Cicero, con le due star, che sembrano Totò e Peppino quando sono Lady Gaga e Lady Pinault truccate da donne del popolo un po’ buzzicone (mi sa che non si può dire), che portano la borsa piena di soldi ai due balordi.
Ovvio che in un film così ricco e con un cast così forte, alcune scene funzionino e facciano ridere. Anche se rimane il problema di fondo del perché rendere una storia vera così tremenda del tutto camp con punte di comicarolo imbarazzanti. Magari la moglie e co-produttrice di Ridley Scott, Gianina Facio, che ben si ricorda la Milano da bere craxiana e le feste del tempo, già attrice in “Vacanze di Natale 90” di Enrico Oldoini e star dei capolavori cinematografici di Anna Carlucci, poteva dargli una mano. Ma Ridley Scott non solo non riesce a uscire dagli stereotipi di come gli americani vedono gli italiani, ci costruisce proprio tutto il film.
Su La5 alle 21, 10 potrebbe sorprenderci “L’amore non va in vacanza”, commedia romantica natalizia diretta da Nancy Meyers con l’americana Cameron Diaz che scambia casa con l’inglese Kate Winslet, e una serie di situazioni romantiche complici Jude Law, Jack Black, Eli Wallach, Edward Burns, Rufus Sewell. Me lo ricordo molto gradevole. Rai Due alle 21, 20 prova a acchiappare qualche spettatore con “L’intruso” di Deon Taylor con Dennis Quaid che fa lo psicopatico, Meagan Good, Michael Ealy, Joseph Sikora, Alvina August, Lili Sepe.
La7D alle 21, 30 ci ricorda che Ridley Scott fu uno strepitoso regista con “Thelma & Louise” con Susan Sarandon, Geena Davis, Harvey Keitel, Michael Madsen, Brad Pitt, Inutile che vi dica che fu il primo film femminista con fuga dai maschi e dalla società patriarcale. Molte coppie di attrici avrebbero voluto i ruoli delle due protagoniste, come Goldie Hawn e Meryl Streep, Callie Khouri, la sceneggiatrice, avrebbe voluto Holly Hunter e Frances NcDormand, mentre Scott aveva già scelto Michelle Pfeiffer e Jodie Foster, ma a causa di una lunga pre-produzione, le perse.
A quel punto vennero chiamate Susan Sarandon e Geena Davis. Leggo invece che Brad Pitt venne scelto dopo una lunga lista di giovani attori provinati. George Clooney, William Baldwin, Mark Ruffalo. Il ruolo sarebbe andato a Robert Downey Jr, ma era troppo basso rispetto a Geena Davis, così venne richiamato Brad Pitt. Leggo anche che era stata chiamata una body double per le scene di sesso con Brad Pitt che rimpiazzasse Geena Davis. Come l’attrice se ne accorse, disse che le avrebbe fatte senza body double.
clint eastwood lee van cleef per qualche dollaro in piu'
Benché il film avesse entrambe le due protagoniste candidate all’Oscar, nessuna di loro vinse, e il premio come migliore attrice protagonista andò a Jodie Foster per “Il silenzio degli innocenti”. Warner Tv alle 21, 30 propone il sempre favoloso “Per qualche dollaro in più” diretto da Sergio Leone con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté, Klaus Kinski, Mario Brega.
Passiamo alla seconda serata con “I laureati”, opera prima di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Gianmarco Tognazzi, Maria Grazia Cucinotta, Massimo Ceccherini, Cine 34 alle 23, 05. 7Gold alle 23, 20 propone un thriller canado-tedesco di una ventina d’anni fa, “Liberty Stands Still” di Kari Skogland con Wesley Snipes, Linda Fiorentino, Oliver Platt, Martin Cummins, dove un cecchino prende di mira una donna responsabile di aver prodotto una bomba che ha ucciso sua figlia. Storia complessa.
Rai Movie alle 23, 55 propone un altro recente kolossal di Ridley Scott dedicato al rapimento di John Paul Getty, “Tutti i soldi del mondo”, con Michelle Williams, Mark Wahlberg, Christopher Plummer, Charlie Plummer, Timothy Hutton. Ricordiamo solo, ma tanto lo sapete benssimo, che Christopher Plummer rigirò tutte le scene che aveva già girato Kevin Spacey come vecchio Getty. Dopo i problemi dell’attore col #metoo, si decise di eliminarlo completamente dal film. Cine 34 alle 0, 55 passa il primo film da regista e protagonista di Maccio Capatonda, “Italiano medio” con Maccio Capatonda con Herbert Ballerina alias Luigi Luciano, Enrico Venti, Lavinia Longhi, Barbara Tabita. Scombinato ma molto divertente.
“Amechecazzomenefregaame!” Ricordate? Un film italiano sgradevole, cattivo, volutamente di pessimo gusto, dove gli ideali sono “la famiglia, la prostituzione, la gazzosa”, altro che “Dio, patria e famiglia”, e un bambino si può presentare, per esigenze di gag, con la cacca fumante in testa o si può assistere alla scorreggia più lunga mai sentita nel cinema italiano (sembra che se la batti con quella di Pierino il fichissimo). Talmente a rischio che venni invitato a una proiezione di cortesia con un pubblico allibito e curioso che guardava le mie reazione da cavia a ogni peto e a ogni battuta pesante come se le avessi fatte io. E mia moglie seduta accanto a me mi lanciava terribili sms (“Mai più”).
Le battute chiave sono “scopare”, “mobasta”, “a me che cazzo me ne frega”. Si vive solo per partecipare alle finali del reality “Mastervip” e la volgarità televisiva è sovrana. Maccio interpreta il mostruoso Giulio Verme, troppo intelligente e antitelevisivo per vivere bene nella società di oggi, in una Milano già rovinata dall’Expo e dall’avidità dei costruttori. Vegano, pazzo per ogni forma di rispetto dell’ambiente, inutilmente laureato col massimo dei voti (“110 e basta!”), pronto a lottare per la sopravvivenza dei babbuini, ma finito a riciclare monnezza di ogni tipo, Maccio ha trovato la sua anima gemella, Franca, interpretata da Lavinia Longhi, e con lei si eccita solo leggendo il testo del Protocollo di Kyoto, ma è inquieto.
I due litigano e lei gli rimprovera di non riuscire a concludere niente, nemmeno a cacare. Rimasto solo in casa, depresso, in una Milano da incubo youtubbistico, Giulio apre al suo vecchio amico un po’ stupido, Alfonzo Scarabocchi detto l’Usciere, cioè Herbert Ballerina, perché ha la capacità di far uscire tutti, che gli propone una strana pillola. Il nostro cervello sfrutta solo il 20 per cento delle sue capacità, con la pillola dal 20 le capacità si ridurranno al 2 per cento e Giulio Verme diventerà finalmente l’italiano medio. Come tutti.
Un uomo che dopo trent’anni che non scorreggiava per rispettare il buco dell’ozono se ne può uscire con un peto gigante metafora della propria condizione di frustrato e di stitico. E subito capisce di aver poche, ma chiare idee in testa. Scopare. E poi ancora scopare. “Stasera esco con una maiala che ho conosciuto su fasbuk e…”. Intanto riesce a distruggere ogni forma di rispetto per l’ambiente, come un Mr Hyde qualunque rispetto al suo Jekyll. Si mette, anzi sposa, la cafonissima vicina di casa, Barbara Tabita, mentre la fidanzata Franca è andata a “salvare i neri” in Africa, e fa ogni tipo di scorribande notturne con l’amico Alfonzo correndo sui macchinoni.
Non ha soldi? Se li fa prestare dall’orrenda Banca Micidiale, di proprietà dello stesso mostro che ha la televisione e sta eliminando il verde dal centro di Milano al grido di viva “il bello che avanza”, un vecchio azzimato simil-berlusconi interpretato dal geniale Franco Mari. Curiosamente le sue azioni eccessive si trasformano in atti di ribellione contro la società e verranno esaltate da un piccolo gruppi di militanti verdi che si muovono al grido di “mo basta” e dividono uno stanzone con un gruppo di jihadisti.
italiano medio di maccio capatonda 7
Approdato finalmente in tv nella finale del reality di “Mastervip”, stupirà tutti nella gara di “PippoTutto”, sniffando una striscia di coca con una carta da 500 euro e facendola poi uscire dal naso a forma di cuore. Dovrà poi nell’ultima gara abbandonare il proprio passato, la moglie, la fidanzata, l’amico del cuore. Un delirio. Mettiamoci anche un Nino Frassica chirurgo, Raul Cremona che si trasforma in Roberto Salviamolo, sorta di Roberto Saviano tarocco, perfino Andrea Scanzi in un minuscolo cammeo. Inutile raccontare troppo.
italiano medio di maccio capatonda 5
Italiano medio, scritto da Maccio e “altri cinque”, che sono Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Danilo Carlani, Daniele Grigolo e Luigi Luciano, racconta in maniera brutale e sgradevole l’Italia orrenda di questi anni trascorsi fra tv e sogni inutili, in una Milano dominata da personaggi mostruosi dove si gira solo col macchinone e ci si incazza se si trova uno in bicicletta. Maccio non tenta nemmeno di addolcirla con una sorta di racconto tradizionale e di bella fotografia. Ma davvero c’è anche Guia Soncini? Non ricordo.
Rete 4 alle 0, 55 propone invece il film di guerra “Jarhead” di Sam Mendes con Jake Gyllenhaal, Peter Sarsgaard, Scott MacDonald, Jamie Foxx, Kevin Foster, Rai Movie alle 2, 20 l’ormai lontano “Tequila Connection” scritto e diretto da Robert Towne con Mel Gibson, Kurt Russell, Michelle Pfeiffer, Raul Julia. Assolutamente da registrare. Non passa mai. Cine 34 alle 2, 50 passa il parodistico “Ringo e Gringo contro tutti” di Bruno Corbucci con Raimondo Vianello, Lando Buzzanca, Maria Martinez. Il primo dei due spaghetti comici interpretati da Lando Buzzanca dopo il successo di James Tont di Corbucci e Grimaldi.
raimondo vianello lando buzzanca ringo e gringo contro tutti
Fa coppia con Raimondo Vianello, prendendo quindi il posto di Walter Chiari, per questa produzione italo-spagnola messa in piedi da Emo Bistolfi con la Fenix di Madrid. “Mi avevano molto divertito questi film western comici con Tognazzi, Vianello e Chiari”, mi disse Buzzanca. “Quindi accettai volentieri, anche perché non era una parodia. Inoltre non ero stato mai in Spagna e il regista era Bruno Corbucci, mio amico.
i caldi amori di una minorenne
Con lui avevo appena girato il primo James Tont. Con Raimondo Vianello abbiamo avuto un buon rapporto professionale, certo lui era più anziano mentre io ero un comico ancora giovane, ma avevo grande stima.” Chiudo col rarissimo “I caldi amori di una minorenne” mystery/thriller di Julio Buchs con Romina Power, Brett Halsey, Marilù Tolo, Fabrizio Moroni, Cine 34 alle 4, 25. Davvero mai visto da nessuno.
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