IL DIVANO DEI GIUSTI - CARI CINEFILI E CARI POLTRONISTI STASERA POTETE SCEGLIERE TRA DUE BELLE PRIME VISIONI IN CHIARO. “IL SOL DELL’AVVENIRE", CHE È MOLTO PIACIUTO AI VECCHI FAN DI NANNI MORETTI, ANCHE A DAGO, MOLTO MENO A ME. E "CRIMES OF THE FUTURE" CON DAVID CROENENBERG CHE TORNA AL BODY HORROR. VI AVVERTO CHE NON È UN FILM NÉ FACILE NÉ GRADEVOLE - IN SECONDA SERATA SI RESPIRA QUALCOSA DI DIVERSO COL FILM MUSICALE “ZIGGY STARDUST AND THE SPIDERS FROM MARS”. MA FERMI TUTTI CHE TORNA “ATTILA FLAGELLO DI DIO"… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

nanni moretti il sol dell'avvenire 2 nanni moretti il sol dell'avvenire 2

 

Che vediamo stasera? Cari cinefili e cari poltronisti stasera potete scegliere tra due belle prime visioni in chiaro. “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti, Rai Tre alle 21, 20, e “Crimes of the Future” di David Cronenberg, Rai Movie alle 21, 10. “Il sol dell’avvenire” è molto piaciuto ai vecchi fan di Nanni Moretti, anche a Dago, devo dire, molto meno a me. Ma forse sono stato un po’ cattivo. Credo che il problema vero è che non mi piace vedere Nanni Moretti così invecchiato. E’ un po’ come vedere noi stessi invecchiati. Vediamo cosa ne scrissi.

 

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Che tristezza, cari compagni. E, spesso, che imbarazzo, nel vedere il bel set su un film sulla crisi del PCI del 1956, ambientato tra una sede del Pci del Quarticciolo e il circo Budavari, un film che mi sarebbe piaciuto vedere, massacrato dalle continue canzoncine della voglia di musical morettiano (ancora Battiato…), che sono invece continue vie di fughe dalla realtà, anche dalla realtà del cinema, e dalle lezioncine sulla violenza post-tarantiniano dei giovani registi (stupidi) con testimonial eccellenti come Renzo Piano al telefono con un effetto da sketch di Fiorello, Corrado Augias che spiega “L’amor sacro e l’amor profano” di Tiziano come fosse uno Sgarbi usa-e-getta, e Chiara Valerio, magari per far contente le tre fedeli amiche sceneggiatrici, i momenti più terribili di tutto il film.

 

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Il mio imbarazzo è un po’ quello, mischiato a un vecchio affetto, di Margherita Buy, la moglie-produttrice che non sa come dirglielo a Nanni che lo vuole lasciare dopo 40 anni e ha bisogno dello psicanalista Teco Celio per farlo. No. “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti non è un capolavoro. E mi dispiace. Non fa né piangere né ridere. Mentre fanno ridere e piangere quasi tutte le critiche esaltanti che ho letto (non abbiamo più una critica, ridatemi i tromboni di prima oggi defunti che ho sempre odiato, please, almeno scrivevano meglio).

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Eppure ero andato a vedere il film preparatissimo, leggendomi tutto, anche le esaltazioni più assurde e seguendo i vecchi rituali. Quartiere Mazzini, come nella scena dei monopattini con Mathieu Amalric, qui usato come figurina da coproduzione, senza senso. Pranzo all’una alla Nuova Fiorentina col mio amico Ciro per celebrare il girare attorno a Piazza Mazzini di Nanni. Poi spostamento alla sala 1 dell’Eden di Piazza Cola di Rienzo a vedere il film alle 14, 45. Insieme a una trentina di morettiani e morettiane fedelissime, tutti vecchi e vecchie come noi ma anche più vecchi. Mancavano solo le bandiere rosse in sala.

 

nanni moretti e margherita buy in il sole dell'avvenire nanni moretti e margherita buy in il sole dell'avvenire

 Mentre già si piangeva nella hall coi manifesti originali della Dolce vita. Ottimo. Ma dopo quindici minuti ha cominciato a ronzarmi la malsana idea che stavo vedendo solo una versione più acculturata e (purtroppo) post-comunista del cinema di Pupi Avati. Con un protagonista che, facendo un film ogni cinque anni, invecchia molto di più degli altri attori della stessa età. E questo, ahimé, sullo schermo si vede. E l’unica idea di messa in scena è quella di interrompere ogni cinque minuti l’azione e inserirei una canzone da cantare in macchina o in una scena importante. Lo hai fatto sempre, no? Perché vuoi rifarlo ancora e ancora e ancora?

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Non basta aggiungerci una canzone di Noemi per fare un film moderno. No. Ma forse non voleva fare un film moderno. Mi ha fatto ridere la scena con la figlia, Valentina Romani, brava, che invita i genitori Moretti e Buy a casa del fidanzato, Jerzy Stuhr, che alla domanda di Nanni, “Quando arriva suo figlio?”, risponde “Io non ho figli”. Ecco in quel camera-look, un procedimento che nel cinema comico americano è parte fondante dello slow-burn (citato da Moretti nel film), ho ritrovato il Moretti che preferisco.

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Magari anche nel personaggio martoriato di Margherita Buy, bravissima, la moglie che se ne vuole andare dopo 40 anni. Ma è l’unico personaggio che abbia un vero sviluppo nel film, gli altri rimangono tutti nello sfondo, anche il fedelissimo Silvio Orlando, o Barbora Bobulova, che ha un paio di grandi momenti e osa mettersi i sabot, con la feroce reazione da vecchio repertorio morettiano.

 

 Ma la vera mazzata al film è la lunga, eccessiva, sequenza di Nanni che spiega al giovane regista col ciuffo perché le scene di violenza fanno male al cinema, dove si incarta in una serie di spiegazioni fumose coi testimonial importanti. Possibile che le tre sceneggiatrici, le tre parche che dovrebbero aiutare Nanni non gli abbiano detto nulla? Le scene brutte vanno eliminate perché sono brutte. Non puoi citarmi Kieslowski e poi farmi quel montaggio con l'insert di Renzo Piano preso come fosse un collegamento di Otto e mezzo della Gruber. 

 

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Tutta quella inutile, lunga sequenza, inoltre rovina la credibilità di quello che viene dopo. Non me lo meritavo io spettatore e non se lo meritava Moretti. Come non mi meritavo la citazione del finale della Dolce vita che a qualche genio della critica ha ricordato Ettore Scola. Ma se ti ricorda Scola e non ti ricorda Fellini, allora siamo arrivati a qualcosa di derivativo che non ci può piacere. Aiuto.

 

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A parte il finalone alla Bob Fosse (quindi testamentario) con le bandiere rosse più veltroniane che bertolucciane e i tanti suoi attori che salutano, da Gigio Morra a Renato Carpentieri, dal grande Fabio Traversa a Alba Rohrwacher (e Laura Morante?). Perché il film non è, come forse mi sarebbe piaciuto, un cosa sarebbe capitato al nostro paese se il PCI non avesse tradito i suoi iscritti nel 1956. No. Magari lo fosse. E’ cosa fa Nanni prima di arrivare al 90° minuto del film in attesa di cambiare il corso della storia e il finale del film nel film. Nanni, nella scena più vera e sentita, gioca a pallone sul set del Quarticciolo. Palleggia. Da solo. Neanche male. Ecco. Forse andava fatto quello di film. 95 minuti di palleggi.

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Passiamo a “Crimes of the Future” di David Cronenberg con Kristen Stewart, Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Scott Speedman, Tanaya Beatty, Rai Movie alle 21, 10. Vi avverto che non è un film né facile né gradevole. “Surgery is the new sex”/”La chirurgia è il nuovo sesso”. Ci siamo. “Crimes of the Future” ci racconta non tanto il futuro, ma i suoi crimini, in un film scritto vent’anni fa, quando ancora la body art estrema di Orlane, una cara amica, e di Oleg Kulik, andavano davvero di moda.

 

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E’ un film povero, prodotto da Robert Lantos, che per Cronenebrg aveva prodotto “Existenz” e “Crash”, il suo capolavoro, girato in Grecia con un caldo bestiale, che ripercorre tutta la filosofia del regista già sentita, ma ogni inquadratura è una meraviglia, la musica di Howard Shore non è mai stata così bella. E i suoi attori, da Viggo Mortensen come il body artist del futuro Saul Tenser a Léa Seydoux come la sua assistente-compagna-chirurga Caprice con sei cornini sulla fronte proprio come i due di Orlane, a Kristen Stewart come la stravagante Timlin, che cerca di scoparsi Saul e riceve per risposta un clamoroso “I’m not good at the old sex”, sono tutti perfetti.

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E lasciano perfino spazio a un po’ di commedia. Anche perché, malgrado ci siano un’autopsia a un ragazzino di 10 anni, tagli su tagli su tutti i corpi, il solito repertorio di strumenti chirurgici da feticisti, mani che penetrano le ferite come se fossero le nostre e come se per questo dovremmo sentire piacere, Cronenberg si prende sul serio solo nello sviluppare un discorso del rapporto fra desiderio di penetrazione del corpo, cambiamento del corpo rispetto al cambiamento della nostra conoscenza e leggi antiquate fatte secoli fa. Cronenberg torna dopo più di vent’anni da “Crash”, alla body fiction o al body horror. Non il sesso, ma l’idea del sesso, l’interno. Dentro la nostra pancia, come la mano di James Woods che si esplora in “Videodrome”.

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Magari vi divertite di più con “The Rock” di Michael Bay con Sean Connery, Nicolas Cage, Ed Harris, David Morse, Michael Biehn, Claire Forlani, Canale 27 alle 21, 10. Direi che è piuttosto divertente il primo film del Milanese imbruttito, costruito sui video Youtube e sullo spazio Facebook nato nel 2013, “Mollo tutto e apro un chiringuito”, diretto dal collettivo IL terzo segreto di Fatima, cioè Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi con Germano Lanzoni, Valerio Airò, Laura Locatelli, Leonardo Uslengo, Paolo Calabresi, Cine 34 alle 21.

 

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Di fronte a un film diretto da un’intera comunità ti chiedi davvero chi di questi sia il regista. Ma se non avete mai visto i i video, devo dire che il film è divertente, e il milanese imbruttito di Germano Lanzoni sembra una specie di Guido Nicheli, il Dogui, dei giorni nostri. Magari è un bel po’ più sofisticato “Non c’è posto per lo sposo”, commedia Universal con fuga sentimentale diretta da Douglas Sirk con Tony Curtis, Piper Laurie, Don DeForé, Spring Byington, Lilian Bronson. Tony Curtis aveva un pessimo ricordo di Sirk, freddo, distante. Chissò cosa pensava Sirk di lui…

la preda perfetta la preda perfetta

 

Su Canale 20 alle 21, 05 passa un thriller diretto da Scott Frank, grande sceneggiatore, “La preda perfetta” con Liam Neeson, Dan Stevens, Boyd Holbrook, Astro, David Harbour, Adam David Thompson. Iris alle 21, 10 passa un vecchio western anni’50 in Technicolor, “I trecento di Fort Canby” diretto da Joseph M. Newman, il regista di “Cittadino dello spazio”, scritto da uno specialista come James Warren Bellah, lo sceneggiatore dei film sulla Cavalleria di John Ford, con Richard Boone, George Hamilton, Luana Patten, Richard Chamberlain, Slim Pickens.

 

Red Joan 1 Red Joan 1

All’epoca fu un terribile flop, malgrado cast e sceneggiatura. Ricordo che non mi sembrò bellissimo, c’era qualcosa di mollo nel cast e nella regia. Troppo televisiva. Newman non era adatto al western. Su Rai 5 alle 21, 15 passa “Red Joan” di Trevor Nunn con Judi Dench, Sophie Cookson, Tom Hughes, Stephen Campbell Moore, Tereza Srbova, Ben Miles, biopic di Joan Stanley, funzionaria del governo britannico, che per cinquant’anni fu una vera spia che passava informazioni ai russi.

the tank the tank

 

Su Rai4 alle 21, 20 abbiamo un horror neozelandese, “The Tank” di Scott Walker con Luciane Buchanan, Mark Mitchinson, Matt Whelan, Jaya Beach-Robertson, Ascia Maybury. Bellissimo? No, le critiche internazionali me lo danno come bruttissimo, con una terribile creatura carnivora che mangia i protagonisti.

valeria marini abbronzatissimi 2 un anno dopo valeria marini abbronzatissimi 2 un anno dopo

Passiamo alla seconda serata con “Il sipario strappato” di Alfred Hitchcock con Paul Newman, Julie Andrews, Lila Kedrova, David Opatoshu, Tv2000 alle 22, 20. Non è il miglior film di Hitchcock, non c’è Bernard Herrmann, e si sente, politicamente è terribile, ma ha tre o quattro scene magistrali. Su Cine 34 alle 22, 55 passa “Abbronzatissimi 2. Un anno dopo” di Bruno Gaburro con Jerry Calà, Eva Grimaldi, Valeria Marini, Vanessa Gravina, Brando Giorgi. Lo odiava anche Gaburro. Gli avevano riempito il film di amiche e amichette dei dirigenti Mediaset.

ziggy stardust and the spiders from mars ziggy stardust and the spiders from mars

 

 Rai5 alle 23, 20 ci fa respirare qualcosa di diverso col film musicale “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” diretto da un maestro del documentario come D.A. Pennebaker con David Bowie, Mick Ronson, Trevor Bolder, Mick Woodmansy. Cielo alle 23, 20 passa “Un pesce che nuota sottosopra", triangolo amoroso tra una donna, un padre e un figlio diretto da Eliza Petkova con Henning Kober, Anna Manolova, Marton Nagy, Nina Schwabe, Theo Trebs, Leon Ullrich.

 

femmine contro maschi 1 femmine contro maschi 1

Su Canale Nove alle 23, 35 avete “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi con Claudio Bisio, Francesca Inaudi, Nancy Brilli, Chiara Francini, Giorgia Wurth. All’epoca funzionavano benissimo i film di Brizzi. Italia 1 alle 23, 35 spara un filmone come “Godzilla” di Gareth Edwards con Bryan Cranston, Aaron Taylor-Johnson, Ken Watanabe, Elizabeth Olsen, Juliette Binoche. Avvertiamo i fan che anche in questo “Godzilla” americano diretto da Gareth Edwards, giovane e inventivo regista inglese di “Monsters”, c’è grande rispetto per il vecchio Godzilla re dei mostri nato alla Toho nel 1954.

 

godzilla godzilla

 Grande rispetto per la statura del personaggio, per i suoi rumori, per la sua camminata, anche per il suo sguardo, che Edwards ha voluto un po’ da aquila (no, laziale no, vi prego…). E Godzilla, che entra in campo dopo quaranta abbondanti minuti, funziona benissimo. E’ una forza della natura, mena i due mostri cattivi chiamati M.U.T.O., che sta per Massive Unidentified Terrestrial Organism, cioè una coppia di insettoni giganti non particolarmente belli che seminano il terrore per ben quattro città e vorrebbero riempire San Francisco di figlioletti brutti come loro, a uno dei M.U.T.O. gli spara pure un’alitata in piena bocca che lo fa stramazzare. Non solo.

 

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Edwards preferisce darci di Godzilla e dei suoi scontri coi mostri delle visioni non precise, ma quasi dei particolari, piedoni, code che si agitano, come se fosse lo sguardo degli esseri umani presenti sul posto a raccontare e non il regista a mettere in piedi il teatro dei burattini della Toho. Allora, diciamolo subito, anche se il film è mediamente piaciuto parecchio ai critici americani, 88 % su Rotten Tomatoes. Le scene dei mostri e di Godzilla in particolare sono tutte molto belle, specialmente quando non c’è dialogo.

 

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 Anche l’attacco al treno di uno dei mostri è grandioso, per non parlare di Godzilla in giro per San Fancisco o che esce o rientra nel Pacifico. E il lavoro sul suono di Erik Ardahl, che recupera anche i vecchio suoni dei film della Toho, è strepitoso. Ma non c’è proprio nulla della poesia del vecchio Godzilla della Toho e la storia, di David Callahan, ideatore dei “Mercenari”, e la sceneggiatura di Max Borenstein, per non parlare dei dialoghi, non sono proprio all’altezza della visionarietà di Edwards, che porta al film, assieme al direttore della fotografia Seamus McGarvey (lo stesso del recentissimo “M”), una grande freschezza di immagini.

 

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Fermi tutti. Torna su Cine 34 all’1, 10 “Attila flagello di Dio” di Castellano & Pipolo con Diego Abatantuono nei panni d Attila (“A come Atrocità…”), Rita Rusic al suo esordio come Uraia, Angelo Infanti come Fusco il romano), Mauro Di Francesco, Franz Di Cioccio, Armando Marra, il mitico Enrico Antonelli come centurione burino. Quando uscì fu un disastro assoluto. Anzi uno dei più grandi disastri natalizi del cinema italiano.

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Girato in gran fretta per avere un film con Diego Abatantuono a Natale non fece una lira e venne smontato prima di Capodanno. Crolla il mito del Terrunciello, che si prende un periodo di pausa allontanandosi da quel tipo di cinema. Ma il disastro stesso trasforma il film in uno degli esempi più stracult di tutto il nostro cinema. Fa ridere proprio perché è girato in fretta, è trash e le battute, anche le più stupide, vanno a segno. Trionfo del Babbaro Attila alla faccia di Attila…

jennifer lawrence un gelido inverno winter's bone jennifer lawrence un gelido inverno winter's bone

Iris all’1, 30 propone “Una donna: una storia vera”, vera storia di Marie Ragghianti, interpretata da Sissy Spacek, che si ritrova invischiata suo malgrado dagli affari loschi del suo governatore. Diretto da Roger Donaldson con Jeff Daniels, Keith Szarabajka, Morgan Freeman, Fred Dalton Thompson. Su Rai Movie alle 2, 50 il grande film che lanciò Jennifer Lawrence ancora giovanissima, “Un gelido inverno - Winter's Bone” di Debra Granik con Jennifer Lawrence, John Hawkes, Lauren Sweetser, Kevin Breznahan, Isaiah Stone, dove la Lawrence è una ragazzina povera dei monti Appalachi alla ricerca del padre tra bifolchi borderline e distillatorio clandestini.

 

una vergine in famiglia una vergine in famiglia

Rete 4 alle 2, 50 spreca “Puccini”, biopic del grande compositore diretto da Carmine Gallone con Gabriele Ferzetti, Marta Toren, Nadia Gray, Paolo Stoppa. Alla stessa ora Cine 34 passa l’erotico “una vergine in famiglia” di Mario Siciliano con Franca Gonnella, Femi Benussi, Gianni Dei, Georges Ardisson, Mario Colli, Carla Calò. Cimne 34 alle 4, 25 lancia “Bye Bye Baby”, commedia della Milano da bere diretta da Enrico Oldoini con Luca Barbareschi, Carol Alt, Brigitte Nielsen, Jason Connery, Alba Parietti. Cultissima.

L uovo del serpente L uovo del serpente

 

Ma la notte non è finita. Visto che alle 4, 45 Iris propone “L’uovo del serpente”, bellissimo dramma sulla Berlino già piena di nazisti diretto da Ingmar Bergman, prodotto da Dino De Laurentiis con Liv Ullmann, David Carradine, Heinz Bennent. Speriamo sia una copia buona, quella che circola è terribile.

 

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E visto che Rete 4 alle 4, 50 passa “New York chiama Superdrago”, eurospy decisamente psycho-pop diretto da Giorgio Ferroni dove Ray Danton, buon attore americano, è l’agente Superdrago che combatte, assieme al fido Baby Face di Jess Hahn, un’organizzazione criminaloide che ha intenzione di diffondere nelle università americane quintali di dolciumi drogati con il Syncron 2 (boh…) per rincoglionire gli studenti. Superdrago, che si era ritirato dall’attività, è stato convinto a riprendere le armi dopo la morte di un vecchio amico.

new york chiama superdrago new york chiama superdrago

 

Il capo è il venezuelano Fernand Lamas (più o meno come l’attore…), interpretato da Carlo D’Angelo e Marco Guglielmi il suo mad doctor. Grande cast femminile, con Margaret Lee e Marisa Mell che si presentano con dei colori di capelli assurdi. Chiudo con Rai Movie che alle 5 propone il peplum di Duccio Tessari che lanciò Giuliano Gemma biondissimo in coppia col nero Serge Nubret, “Arrivano i titani” con Antonella Lualdi, Pedro Armendariz, Jacqueline Sassard.

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