Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? In chiaro, vedo che passa l’ottimo “The Bourne Identity”, diretto non più da Doug Liman ma dal più impegnato e politicizzato Paul Greengrass con Matt Damon, Franka Potente, Joan Allen, Brian Cox, Julia Stiles, Karl Urban, Canale 20 alle 21, 05, ambientato a Berlino, dove il nostro Jason Bourne deve risolvere un caso complesso. Greengrass gira tutto con la camera a mano. Lo sapete. Ma è un buon film, con grandi riscontri critici.
Su Canale 27 alle 21, 10 passa “Una notte da leoni 2” di Todd Phillips con Bradley Cooper, Mason Lee, Jamie Chung, Zach Galifianakis, Ed Helms, Justin Bartha. Il primo è meglio. Leggo. Anche il primo Joker era meglio del secondo. Rai Movie alle 21, 10 passa la commedia a più episodi “Mother's Day” di Garry Marshall con Jennifer Aniston, Kate Hudson, Julia Roberts, Jason Sudeikis, Britt Robertson. Leggo commenti terribili, “rivoglio 1h 58secondi della mia vita indietro”, “Sembra un regalo dell’ultimo minuti che tutti sanno che è riciclato”. 8% di gradimento critico. Comincia a interessarmi.
Andate sul sicuro col vecchio Ken Loach. Su Rai Storia alle 21, 10 passa “Jimmy's Hall – Una storia d’amore e libertà”, diretto appunto da Ken Loach, scritto da Paul Laverty con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Brian F. O'Byrne, Andrew Scott, Francis Magee. La storia è ambientata nell’Irlanda del 1933, quando torna, dopo dieci anni di esilio in America, Jimmy Gralton, e decide di aprire una locanda dove si possa bere e ballare. Ma l’Irlanda del 1933 non è progressista come l’America.
La7 alle 21, 15 passa il “Vajont – La diga del disonore” kolossal storico diretto da Renzo Martinelli ormai vent’anni fa con Michel Serrault, Daniel Auteuil e Leo Gullotta che fanno i tre ingegneri, Laura Morante come giovane Tina Merlin in versione giornalista che capisce i pericoli della diga, Jorge Perrugorría e Anita Caprioli come fidanzati in quel di Longarone. Leggo recensioni terribili del film, dal costo pauroso, 18 miliardi di lire!, ma non l’ho visto. Ho visto però gli altri film di Martinelli, scomparso da quando disse che non era più leghista.
Su Iris alle 21, 15 preparate i fazzoletti per un filmone acchiappone come pochi, “Lion -.La strada verso casa” diretto da Garth Davis con Dev Patel, Nicole Kidman, Rooney Mara, David Wenham, Priyanka Bose, Sunny Pawar. C’è un bambino che si perde nel nodo ferroviario più popolato del mondo. Una mamma che lo aspetta nel suo villaggio. Ma lui, cresciuto in Australia da una coppia di genitori di gran cuore, quando decide di ritornare a casa, non sa neanche dove sia esattamente questo villaggio.
Sa solo che la mamma trasportava le pietre e che il treno che ha preso per sbaglio lo ha portato a migliaia e migliaia di chilometri lontano da dove era partito. Sì. Si piange parecchio. E preparatevi a viaggiare sulle mappe di Google Earth. Perchè abbiamo capito che per ritrovare la mamma sperduta in un lontanissimo villaggio nel nord dell'lndia solo Google Earth ci può essere d'aiuto.
Perfetto melodramma moderno acchiappapubblico internazionale, diretto dall'emergente Garth Davis, scritto da Luke Davies e tratto dal romanzo autobiografico di Saroo Beirsly, “Lion” In pratica è la sua vera e lacrimosissima storia a metà tra lndia e Tasmania. Nei primi 40 minuti, la parte migliore del film, seguiamo il piccolo Saroo, Sunny Pawar, un minuscolo e bellissimo bambino indiano, che aiuta il fratello maggiore Guddu a rubare carbone dai treni in corsa per scambiarlo con due buste di latte per la mamma, analfabeta e poverissima.
Poi una notte, alla stazione di chissaddove Saroo non ritrova più il fratello, si infila in un treno che lo porta a Calcutta, a 1600 chilometri da casa. Saroo non sa spiegare a nessuno esattamente da dove venga, né il nome della mamma, "la mia mamma si chiama mamma". Finisce così in un istituto e da lì viene dato in affidamento a una Nicole Kidman coi ricci rossi, improponibile, e da David Wenham con la zazzera bionda.
fuochi d’artificio bud spencer
Venti anni dopo è diventato un ragazzone, lo interpetata il Dev Patel già protagonista de The Millionaire, che si fidanza con l'americana Rooney Mara, ma entra in crisi quando pensa alla mamma e al fratello Guddu. Così decide di ritrovarla con Google Earth basandosi sui suoi pochi ricordi di quando era bambino.
Su Cine 34 alle 21, 15 occhio a “Fuochi d’artificio” di e con Leonardo Pieraccioni Con Vanessa Lorenzo, Massimo Ceccherini, Barbara Enrichi, Bud Spencer. Primo film di Roberto Brunetti detto Er Patata, fidanzato di Monica Scattini, professione pesciariolo romano, scelto da Pieraccioni casualmente. Strepitoso il cammeo di Bud Spencer che canta Serenata Rap. Se non sbaglio.
Cielo alle 21, 20 propone “La bonne”, non una commedia sexy, ma un dramma erotico ambientato nella Vicenza del 1956, diretto da Salvatore Samperi con Florence Guérin che per sfuggire alla noia del suo matrimonio e della vita di provioncia, si innamora della bella cameriera, Trine Michelsen. Il marito inutile è Cyrus Elias. Per Samperi, dopo “Malizia” e “peccato veniale”, è un tardo erotico d’autore con la coppia Florence Guerin e Trine Michelsen, poi musa di Lars Von Trier, nel ruolo della servetta che non è affatto l’ingenua che sembra.
Mentre i maschi sono presi dalla politica, loro si rifugiano una tra le braccia dell’altra. Ricordo una grande scena di sesso dove la Michelsen si guarda le parti intime riflesse in uno specchio, poi la Guerin che si masturba in guepiére. Niente di entusiasmante, ma nel softporno patinato anni 80, il film ha un suo perché e ancora funziona. Tagliato già all’epoca, non so cosa sia rimasto di questo film scorretto e dominato dalla bellezza delle due attrici.
Su Rai4 alle 21, 20 avete il bellissimo thriller psicologico con difficile rapporto madre-figlia, quando questa scopra i sinistri segreti della prima, “Run”, diretto nel 2020, opera seconda di Aneesh Chaganty con una strepitosa Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Bradley Sawatzky, Onalee Ames, Erik Athavale.
Passiamo alla seconda serata con l’horror “Escape Room” diretto da Adam Robitel con la Taylor Russell di “Bones and All”, Logan Miller, Deborah Ann Woll, Jay Ellis, Tyler Labine, Nik Dodani, Rai4 alle 22, 50. Così così. Cine 34 alle 23, 10 propone un vecchio film di Giovanni Veronesi, “Viola bacia tutti” con Asia Argento in viaggio con Massimo Ceccherini, Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo. Asia era fantastica, ma il film gira molto a vuoto.
Ottime le apparizioni di Daria Nicolodi, Daniela Poggi, Enzo Robutti, Franco Califano come padre di Mastandrea, Leonardo Pieraccioni. Ricordo che per vederlo persi un cappellino di lana. Mai più ritrovato. Ci rimasi malissimo. Su Cielo alle 23, 15 ci sarebbe “L’ingenua” di Gianfranco Baldanello con Ilona Staller, Giorgio Ardisson, Daniele Vargas, Ezio Marano.
Secondo di tre film girati uno di seguito all’altro, con cast fisso - Giorgio Ardission, Daniele Vargas, Orchidea De Santis - dalle produzioni di Armando Bertuccioli nel Veneto. Si legge della lavorazione del film, nel padovano, a Montegrotto, in un articolo della Stampa Sera intitolato «Ingenua che bidona: è la giovane ungherese Ilona Staller».
Il regista, Gianfranco Baldanello, dice: «Le premesse del racconto sono direttamente ispirate alla realtà veneta di questi giorni. Abbiamo cioè un industriale che da poco è stato costretto a dichiarare fallimento, il quale non sapendo come superare i suoi giorni difficili, tenta il colpo del ‘bidone’. Al suo fianco, certamente per sfruttare una situazione che si presenta favorevole, troviamo un tipo che si fa passare per antiquario e che invece è soltanto un gabbamondo (interpretato da Giorgio Ardisson)».
Il giornalista, P.Z., probabilmente Piero Zanotto, chiude il suo articolo così: «un film schiettamente veneto, con diversi attori veneti, girato da un veneziano, Baldanello, è sicuro che divertirà». Tutto l’interesse dell’articolo sta però nella scelta della giovane, 24 anni, Ilona Staller come protagonista nel ruolo dell’ingenua. Giorgio Ardisson ricordava di averla scelta lui grazie ai suoi contatti. «Aveva lo sguardo giusto, il sorriso ingenuo giusto. Senza scordare un gran corpo».
Rai4 alle 0, 35 presenta un ottimo horror ungherese, “Post Mortem” di Péter Bergendy con Viktor Klem, Fruzsina Hais, Judit Schell, Andrea Ladányi, Zsolt Anger, Gábor Reviczky, dove un fotografo di morti si aggira in un villaggio ungherese nel 1918 e scopre che i morti tornano come fantasmi. Scappa, poi torna. Io sarei scappato e basta. Su Rete 4 alle 0, 50 abbiamo un buon film australiano, “The Dressmaker” diretto da Jocelyn Moorhouse con Kate Winslet, Sarah Snook, Liam Hemsworth, Hugo Weaving, Judy Davis, Caroline Goodall.
Vediamo cosa ne scrissi. “Bastardi, sono tornata!”, dice minacciosa Kate Winslet quando scende nella sua cittadina natale di Dungatar nell’outback australiano in cerca di vendetta. Un po’ come Clint Eastwwod nei suoi grandi western. Solo che al posto delle colt dello straniero senza nome, la ragazza ha una macchina da cucire Singer.
Perché in questo The Dressmaker, tratto da un bestseller di Rosalie Ham, la vendetta passa attraverso gli abiti delle grandi firme internazionali che cuce la protagonista facendo impazzire non solo tutte le ragazze del posto, ma anche il sergente di polizia del posto dedito a vestirsi da femmina e interpretato alla grande da Hugo Weaving. Da tempo il cinema australiano si è dedicato, grazie alle sue agguerrite registe, da Gillian Armstrong a Jane Campion alla stessa Jocelyn Moorhouse a grandi personaggi femminil.
E ha grandi attrici, come dimostrano anche qui Kate Winslet nei panni di Myrtle “Tilly” Dunnagle e Judy Davis, che fa la sua mamma, Molly la pazza, che ricordiamo dai tempi di La mia brillante carriera. E’ un piacere solo vederle assieme come madre e figlia che si incontrano dopo anni di separazione in questa Australia rurale del 1951 e è ancora più un piacere vederle recitare con Hugo Weaving e con il bellone Liam Hemsworth, pazzo di Kate Winslet.
Visto che siamo in un revenge movie totalmente ispirato ai nostri spaghetti western, anche nella musica, Tilly, cioè la Winslet, è tornata nel paesello miserabile di Dungatar per vendicarsi di chi l’aveva ingiustamente incolpata di aver ucciso un bambino quando aveva dieci anni e l’aveva cacciata via per sempre. Anche se, proprio fuggendo da Dungatar, Tilly è diventata una vera stilista, ha lavorato a Milano, a New York, a Parigi e conosce la moda del momento. Cosa che farà presto impazzire le sue nemiche. Le riveste, cercando di capire qualcosa del suo passato, soprattutto quale fosse la sua colpa nella morte del ragazzino.
un'altra italia era possibile il cinema di giuseppe de santis
Su La7 all’1, 45 passa il documentario di Steve Della Casa dedicato a Giuseppe De Santis, “Un’altra Italia era possibile. Il cinema di Giuseppe De Santis”. Credo sia una cafonata senza fine “Cyborg”, diretto nel 1989 da Albert Pyun con Jean-Claude Van Damme, Deborah Richter, Vincent Klyn, Rai4 alle 2, 35. Occhio che su Cine 34 alle 4 passa un capolavoro di Brunello Rondi, fratello del potente critico democristiano, “I prosseneti” con Alain Cuny, Juliette Mayniel, Luciano Salce, Stefania Casini, Ilona Staller.
E’ un erotico di denuncia (ma pieno di nudi) con la coppia borghese perversa, Alain Cuny Juliette Mayniel, che protegge i depravati e li rifornisce di ragazze disponibili. Grande sfoggio di bellezze d’epoca, Rondi era davvero un maniaco in questo, da Stefania Casini a Ilona Staller, da Sonia Jeanine a Silvia Dionisio a Marina Pierro. C’è di tutto, la sana lettura di Jacula, Luciano Salce che corregge gli accenti della prostituta (“sùggerla e non suggérla”). Un delirio.
Iris alle 4, 15 propone una vecchia commedia francese molto carina, “Confetti al pepe” diretta da Jacques Baratier con Guy Bedos, Jean-Paul Belmondo, Simone Signoret, Claude Brasseur, Sophie Daumier. Chiuderei con una commedia di Antonio Pietrangeli meno bella del presvisto, “Un magnifico cornuto” con Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Gian Maria Volonté, Salvo Randone, Bernard Blier.
Chiudo con un vecchio spaghetti western che ho visto un secolo fa e mi ricordo vagamente, ma ricordo di averlo visto al cinema Ristori di Ferrara in una caldissima estate, “Killer Kid” di Leopoldo Savona, il regista che avrebbe dovuto a spiegare a Pasolini come girare “Accattone”, con Anthony Steffen, Liz Barrett, Fernando Sancho, Ken Wood. Dopo aver fondato la Garfilm, Sergio Garrone si lega al distributore Ottavio Poggi per questo film, dove compare come sceneggiatore e coproduttore (ma sui titoli è direttore di produzione).
“Io ho montato il film”, ricorda Garrone, “e poi sono andato da Poggi, che era un grande personaggio, per la distribuzione”. Al posto di Giuseppe Vari, regista del precedente western prodotto e scritto da Garrone, troviamo Leopoldo Savona. “Un regista molto serio, un professionista” (Garrone). Anche Sandro Mancori lo ricorda come una persona di grande mestiere e di grande sensibilità. “Era stato aiuto di Giuseppe De Santis, ma non aveva avuto una grande fortuna, proprio come De Santis, forse proprio perché era un signore. E nel cinema, purtroppo, se sei così ti fregano tutti”.
La cosa più interessante, comunque, è il modello produttivo che aveva in testa Ottavio Poggi. Lo spiega Mancori, che era a contratto con Poggi per ben nove film, e con lui anche un bel po’ di attori, come Ken Wood e Luisa Baratto. “Poggi era uno che ha insegnato a fare il cinema a tutti. Ne ho incontrato solo un altro come lui, Peppino Amato.
Poggi vendeva il film in tutto il mondo a basso prezzo ancora prima che si iniziasse a lavorare assieme a un altro gruppo di film. Vendeva i film con le storie e i protagonisti. E riusciva sempre a avere qualche buon attore, che portava lui. Il suo ragioniere era Elsio Mancuso, che era anche musicista. Smise col cinema per amore. Si era messo con la cugina della moglie e si divideva fra le due donne. Alla fine non riuscì più a seguire anche il cinema”.
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