IL DIVANO DEI GIUSTI – GIUSTAMENTE PER LA FESTA DEL PAPÀ CINE 34 OFFRE AL PUBBLICO MASCHILE I NUDI DI CARMEN VILLANI CON LA DOPPIETTA “L’AMICA DI MIA MADRE” E IL GIÀ VISTO “LETTOMANIA” – CIELO PRESENTA IL BEN PIÙ CONTURBANTE, PERVERSO E RARISSIMO “PICCOLE LABBRA”, DOVE PIERRE CLEMENTI È UN UFFICIALE IMPOTENTE CHE SI INNAMORA DI UNA BIMBA DI TREDICI ANNI, KATYA BERGER – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

l'amica di mia madre l'amica di mia madre

Festa del papà. Non so se essere più scioccato dagli auguri, sul Corriere della Sera, del figlio Pier Silvio al papà Silvio (“…l’imprenditore, il Milan, la politica…”), fulgido esempio di padre magari un po’ meno di marito, o dalla paginata dedicata da Prostamol su Repubblica a tutti gli allegri papà, magari con qualche problema urinario.

 

carmen villani lettomania 3 carmen villani lettomania 3

Giustamente Cine 34 offre al pubblico maschile i nudi di Carmen Villani con la doppietta serale “L’amica di mia madre” di Mauro Ivaldi, e il già visto “Lettomania” di Vincenzo Rigo con Harry Reems.

 

Il primo film, “L’amica di mia madre”, segna il vero esordio di Carmen Villani nella commedia sexy a fianco della più celebre Barbara Bouchet, diretta da suo marito Mauro Ivaldi subito dopo “Anima mia” in questa strampalata coproduzione italo-colombiana.

katya berger piccole labbra katya berger piccole labbra

 

Accanto a lei c’è già il suo Alessandro Momo, cioè Roberto Cenci, con tanto di caschetto biondo, che sarà poi un elemento costante dei film della Villani, e che nella realtà si chiama Roberto Pace e diventerà un manager di Mediaset. 

 

Il film, interruzioni di censura a parte, incassò alla fine oltre un miliardo di lire. Ritenuto tremendo e volgarissimo e pieno di battute assurde un po’ da tutti, lanciò però la Villani, come spiega per tutti il titolo de “Il Messaggero”: “Un minuto di nudità in un film che si chiama L’amica di mia madre è bastato a rivelare Carmen Villani come bomba del sesso”.

carmen villani lettomania carmen villani lettomania

 

Francesco Savio, allora critico cattivissimo lo bolla senza pietà su “Il Mondo”: “La trivialità è, per sua natura, innocente. Ma nessun racconto è soltanto scurrile. Questo, per esempio, è anche inquinato da un sottile veleno razzistico e non nasconde il proprio qualunquismo. Barbara Bouchet e Carmen Villani gareggiano nel farci rimpiangere Laura Antonelli, ma il loro è un Peccato Veniale, commesso senza Malizia”.

 

nadia rinaldi moana pozzi amami nadia rinaldi moana pozzi amami

Ma non finisce certo qui il 19 marzo. Cielo tv alle 21, 20 presenta il ben più conturbante, perverso e rarissimo “Piccole labbra”, unico film diretto dal celebre fotografo di nudo Mimmo Cattarinich, dove nel dopoguerra Pierre Clementi è un ufficiale impotente che si innamora di una bimba di tredici anni, Katya Berger, bellissima figlia dell’attore William Berger e della cantante d’opera croata Hanja Kochansky, qui al suo esordio nel cinema, e Michele Soavi, futuro regista di horror, è un saltimbanco pronto a salvarla.

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Qualsiasi tono mitteleuropeo alla Joseph Roth è rovinato dalla presenza di caratteristi come Raf Baldassarre o Ugo Bologna, che ha pure una scena quasi-hard di sesso spinto!

 

In fondo è una specie di “Pretty Baby”, ma ebbe scarsa distribuzione al tempo. Katya Berger farà cinema fino a 17 anni, ricordiamo anche “Lo specchio del desiderio” di Jean-Jacques Beineix e l’horror di Dan Wolman “Nana-La chiave dei desideri” dove si scontra con Satana, interpretato dalla sorella Debra Berger. Lascerà il cinema e l’Italia, ora vive a New York, salva ricomparire in piccolissime produzioni.

 

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Cine 34 presenta poi alle 00, 45 “Amami” diretto da Bruno Colella, prodotto da Galliano Juso con Moana Pozzi figlia addirittura di Novello Novelli. Ultravisto, lo so. Ma ci sono Massimo Ceccherini e Alessandro Paci.

 

Meno visto “Mogliamante” di Marco Vicario, scritto da Rodolfo Sonego, con Laura Antonelli quando era l’Antonelli, Marcello Mastroianni come marito misteriosamente scomparso, Gastone Moschin e in un piccolo ruolo Hélène Chanel. Incasso enorme, quasi due miliardi di lire. Ricorda Rodolfo Sonego, nel libro di Tatti Sanguineti, “Il cervello di Alberto Sordi”: “E’ un copione che io avevo scritto su ordinazione per la Vides”.

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Franco Cristaldi cercava un buon soggetto per la moglie di allora, Claudia Cardinale. E Sonego tira fuori un “raccontino, poco più d’un ricordo d’infanzia”. E nasce il soggetto del film, che in un primo tempo si intitolava Alzati e cammina. Cristaldi lo propone a Marco Bellocchio.

 

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“Poi lo lesse Malle a cui piacque tantissimo. Mi disse che lo sentiva suo, che era come se l’avesse scritto lui, ma che lo voleva girare in Francia e che la Cardinale non c’entrava niente”. Poi fu la volta di Milos Forman. Intanto la Cardinale si lascia con Cristaldi. Il film parte per la regia di Gillo Ponetcorvo, che aveva già fatto i sopralluoghi in Veneto.

 

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A questo punto si chiude con Marco Vicario e Marcello Mastroianni e Laura Antonelli protagonisti. “Marco Vicario non era soltanto un regista non di sinistra, come il novantacinque per cento per cento della categoria dei registi in Italia, era considerato un reazionario volgare e retrivo, attaccato al denaro, alle chiappe, alle tette. (..) Quando Mogliamante uscì, la consegna prevalente fu il silenzio totale o il parlarne comunque molto poco. E se proprio se ne doveva parlare, meglio evitare lodi allo squallido Vicario.

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Ragion per cui critici che non mi avevano mai nominato in vita loro e che nulla sapevano di me, scrissero qualche mia timida lode”. Il film piacque moltissimo agli americani, tanto che la Lorimar comprò il soggetto per farne un remake.

 

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Per fortuna che nella notte, Rai Tre all’1,20, mette le cose a posto un film che piacque a tutti, “Baci rubati” di François Truffaut con Jean-Pierre Lèaud come Antoine Doinel che si muove nella Parigi del 1968, tra un titolo che rimanda a un celebre successo di Charles Trenet ("Que reste-t-il de nos amours ?), la Cinémathèque Françoise di Henri Langlois che trova chiusa nella prima scena, la fidanzatina Claude Jade e l’innamoramento per la fascinosa signora Tabard di Delphine Seyrig, sposata con Michel Lonsdale. Allora ne rimanemmo incantati.

 

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Non mi ricordo davvero nulla di “Ragione di stato” girato nel 1978 da André Cayatte con Monica Vitti e François Perier che cercano di far capire al mondo i traffici di armi del governo francese con due stati dittatoriali africani. I cattivi sono Jean Yanne e Michel Bouquet, Rete 4 all’1,55. 

 

Mi piacerebbe rivedere anche “Chi dice donna, dice donna” di Tonino Cervi, Cine 34 alle 2, 25, film a episodi con una serie di bellissime attrici. Ci sono Stéphane Audran e Françoise Fabian, stanche dei tradimenti dei rispettivi mariti, che decidono di aprire una casa di tolleranza dove loro saranno le uniche ragazze.

 

Giovanna Ralli, colpita da una amnesia, che pensa di essere moglie di un ricco signore e madre di tre bambini quando in realtà è un’operaia moglie di un disoccupato. Poi Adriana Asti che si affida a un manuale di erotismo per risolvere i suoi problemi sessuali. Papà e maman. Poi la coppia Lea Massari Gigi Proietti, è l’episodio più famoso, che fanno i travestiti in un locale e si ritrovano a dover cambiar vita perché la donna è incinta. Ma non ci sposano. Infine Gigi Proietti, italiano emigrato in Svezia, che si sposa con una bella donna prete, Janet Agren.

 

 

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Attenti che Rai Tre propone alle 2, 50 l’ultimo film di un maestro come Andrzej Zulawski, “Cosmos”, con Victoria Guerra, Sabine Azema, un specie di mistery d’autore tratto da un romanzo di Witold Gombrowicz.

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Nella notte ancora più fonda, Rai Movie alle 3, 10, uffa, arriva uno dei capolavori di Dino Risi tratto d aun romanzo di Piero Chiara, “La stanza del vescovo”, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Patrick Dewaere, Lia Tanzi. Un tempo il film apparteneva a Mediaset, ma non la davano mai in prima serata, malgrado il cast strepitoso, perché il personaggio del marito evirato di Ornella Muti che interpreta Max Turilli si chiama Berlusconi. Non per caso, inoltre, proprio un buffo scherzo che aveva fatto Dino Risi all’imprenditore.

 

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Ora, su Rai Movie, magari non passa prima per le battute volgarissime del protagonista Tognazzi come Temistocle Maria Orimbelli e perché spintissimo sui nudi femminili delle due ragazze francesi, Katia Tchenko e Karine Verlier, che porta assieme a Dewaere sulla barca chiamata “Viva la tinca”.

 

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E’ anche il film che Dino Risi “soffiò” al collega Luigi Comencini. Al punto che ci fu alla Fono Roma un vero scontro a pugni tra i due non più giovani signori, come ben ricordano ancora in molti. E la verità è che Dino non si comportò benissimo. Ma non so a pugni chi abbia vinto. Il problema era che il film, messo in piedi già in un periodo di crisi, era l’ultima commedia con grosso budget che si girava nella stagione e il piatto era particolarmente ghiotto.

 

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Risi e Tognazzi danno vita al folle personaggio di Orimbelli davvero assatanato e forse oggi poco presentabile con le sue battute. “In certi particolari momenti la tinca mi fa piangere, mi commuove. Anche le tette, eh. Il culo invece mi fa ridere”. Il film ha grandi fan e è uno spettacolo, ma certo, dopo anni di lotte femminili è difficilmente proponibile in prima serata…

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