Marco Giusti per Dagospia
lino guanciale – il commissario ricciardi 1
Per il pubblico da prima serata tv è imperdibile invece la prima puntata de “Il commissario Ricciardi” diretto da Alessandro D’Alatri, tratto dai romanzi di Maurizio De Giovanni, prodotto dalla Clenart di Gabriella Buontempo e Massimo Martino e interpretato da Lino Guanciale, in ottima forma devo dire, su Rai Uno alle 21 e qualcosa, intitolata “Il senso del dolore”.
Si inizia alla grandissima con il Teatro San Carlo e l’omicidio in camerino del tenore che deve cantare “I pagliacci”. Zac! Gola tagliata. Ricciardi e il suo assistente, un brigadiere sovrappeso con tanti figli, indagano. Ottima l’ambientazione anni ’30 con Ricciardi che deve stare attento a non pestare i piedi ai gerarchi fascisti.
Ottima Nunzia Schiano come cuoca e tata di Lino Guanciale con un civettuolo ricciolo sulla fronte. D’Alatri fa un gran lavoro visivo sulla serie, che è molto elegante, e illumina benissimo Napoli. Serie ultrasofisticata, di gran classe.
Se la vedrà stasera in chiaro con “La vita è bella” di Roberto Benigni finita su Cine 34 sia alle 21 che alle 22, 35. Non capisco perché Mediaset, che ha i diritti del film un tempo Cecchi Gori, lo abbia sparato su Cine 34 visto che avrebbe potuto metterlo meglio in chiaro. Mi sembra che non passi da qualche tempo, inoltre.
Su Rai Movie alle 21, 10 trovate il molto visto, ma sembra grande “Silverado” di Lawrence Kasdan con Kevin Costner, Kevin Cline e un cast stellare. Uno degli ultimi grandi western americani, che vidi nella Venezia di una vita fa, esattamente come “I cancelli del cielo” di Michael Cimino, da poco passato su Rai Movie e che da stasera potete vedere o rivedere su Rai Play. Lo dico a Dago che è rimasto incantato da “Il cacciatore” di Cimino. Non te lo perdere.
massimo boldi ma tu di che segno 6
In prima serata vedo che c’è anche su Nove alle 21, 25 il comicarolo già natalizio “Ma tu di che segno 6?” diretto da Neri Parenti e scritto e prodotto dai Vanzina brothers dopo più di vent’anni di cinepanettoni targati De Laurentiis. Si va da “Le faccio un bel clisterino!”. “Avvocato, ma questo è un cucciolo!” – “Sti cazzi!”. Sei episodi con comici più o meno freschi, da Gigi Proietti a Ricky Memphis, da Vincenzo Salemme a Pio e Amedeo a Aneglo Pintus, distribuito dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti con il marchio K Film.
All’uscita del film scrivevo che gli episodi di Massimo Boldi e di Gigi Proietti sono sublimi. Boldi qui è tal Carlo Rabagliati (“quando canta Rabagliati” è ovviamente citata), tipografo ufficiale del Vaticano e igienista maniaco che affronta il viaggio Milano – Roma in treno per parlare con un cardinale.
e io non pago – l’italia dei furbetti
Si fa un taglietto al dito e si fa trasportare all’ospedale, dove verrà scambiato per un paziente che si deve operare di emorroidi. Pesantino, eh? Si sa che la commedia italiana non è mai stata fine. Ma alle prese con un rozzo e corrompibile portantino (grandioso, chi è?), con il dottor Mosca, Luis Molteni, che deve operarlo e con un romanissimo infermiere, Nic Di Gioia nel ruolo comico di una vita, il rozzissimo sketch arriva a livelli comici sublimi.
gigi proietti ma tu di che segno 6
Gigi Proietti è invece un terribile avvocato romano, tal Giuliano De Marchis, pronto a difendere ogni genere di imbroglione e di ladrone da mafia romana. I Vanzina sono sempre sul pezzo, si sa.
“Ci sono due tipi di avvocati, quelli che conoscono le leggi e quelli che conoscono i giudici” è il motto di De Marchis, seguito da un ancora più elegante “Per me un cliente è innocente finché ha i soldi per pagarmi”. Parenti, Vanzina e Proietti riescono in pochi minuti a costruirci un ritratto perfetto dell’avvocato romano dei tempi der Cecato, generone romano e cafonal inarrivabile.
e io non pago – l’italia dei furbetti 1
In seconda serata vedo che si seguita con le commedie italiani recenti. La più trash non può che essere “E io non pago – L’Italia dei furbetti” diretta da Alessandro Capone e prodotto dal grande Andrea Iervolino, king degli Z-movies prima che passasse a Hollywood legandosi alla vedova Bacardi, quella del rhum, per produrre i film di James Franco e Al Pacino (insomma…), Nove alle 23, 30. Comunque, c’era solo da imparare da Iervolino che produsse una ventina di film in tempi incredibili alla Ed Wood, dove ritrovavamo quasi sempre gli stessi attori, da Valeria Marini a Enzo Salvi, da Jerry Calà a Maurizio Mattioli, e dove il modello produttivo sembra essere sempre lo stesso.
valeria marini e io non pago – l’italia dei furbetti
Set tutto in un albergo sul mare in bassa stagione, sponsor locali, attrici di solito reclutate tra le donne degli stessi investitori o degli sponsor o tra le ex raccomandate di Mediaset, sceneggiature non troppo lavorate, registi o alla prima esperienza o macinatori di professione.
In questo film, inoltre, c’era una fotografia possibile e un ruolo che offriva a Jerry Calà qualche battuta addirittura drammatica sulla propria professione di intrattenitore estivo: “Faccio il buffone per vivere!”. Mattioli e Casagrande, nel film, fanno due finanzieri in incognito che arrivano nell’albergo di Calà per stanare gli evasori fiscali. Enzo Salvi fa il ragioniere di furbetti e onorevoli corrotti, che aiuta i birbaccioni a portare i soldi all’estero .
Tra i momenti più trash Benito Urgu, comico e cantante sardo, che ha nascosto 300.000 euro nel pecorino. O Valeria Marini che recita in sardo assieme a un gruppo di veri sardi mentre prepara delle magiche pozioni di successo politico per un politico corrotto, Francesco Procopio.
LA GRANDE ABBUFFATA - LOCANDINA
Ma la perla della serata, anzi della nottata non può che essere “La grande abbuffata” di Marco Ferreri con Philippe Noiret, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e Andréa Ferreol su Cine 34 all’1, 50. Da registrare subito. Non so né che copia sia né se sia piena di tagli o meno. Quella integrale durava 130’ Speriamo bene. Ma è un film che non passa mai e che dalla sua uscita venne massacrato da ogni genere di critica. Eccessivo, sotto ogni punto di vista. Con i meravigliosi manifesti disegnati da Reiser.
Quando passò a Cannes, la presidentessa della giuria, Ingrid Bergman, lo bollò assieme a “La maman et la putain” di Jean Eustache come i più volgari film del festival. I giornali francesi urlarono all’oscenità. Girato in una villa Parigi dove ora è l’ambasciata del Vietnam. I piatti venivano da un celebre cuoco parigino, Fauchon. Per l’occasione Andréa Ferreol ingrassò 25 chili.
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