Marco Giusti per Dagospia
Annamo bene. Le ultime tre puntate di “House of the Dragon”, Sky, mi sono sembrate una gran noia in attesa degli eventi. E il finale non ha convinto nessuno. Peggio del finale di The game of thrones, leggo ovunque. I fan della serie sbuffano. E davvero non capisco come possano andare avanti così per una prossima stagione. Hanno puntato troppo sui draghi, che a me spettatore sembrano tutti uguali e invece sono sedici e di diverse misure e, ovviamente, chi ce l’ha più grosso vince, e meno sulla storia, che è tutta un attendere mosse che non arrivano.
Almeno alla fine della sesta puntata c’è un’aperturina lesbo di Emma D’Arcy… Devo dire che invece non è male la nuova serie messicana di Appletv+ “Las azules”, creata da Fernando e Alfonso Pineda Ulloa con Barbara Mori, Ximena Sariñana, Natalia Téllez, Amorita Rasgado, ispirata alla costruzione della prima squadra di poliziotte donne nel Messico repressivo del 1970 a caccia di un serial killer di ragazze chiamato “lo svestitore” perché le sveste e le uccide. Il lato interessante della serie è che invece di darci il solito quadro di caccia al mostro con le poliziotte coraggiose, tenta un ritratto sociale della vita delle donne in Messico dopo il 68 e il loro prendere coscienza si scontra con la mentalità maschile di padri e mariti.
E in chiaro stasera cosa vediamo? Iris alle 21, 10 propone un classico di Alfred Hitchcock che andrebbe visto in 3D, perché per il 3D era stato ideato, e se lo vedete senza l’effetto 3D non capire il ruolo fondamentale del telefono che domina tutta la commedia. Parlo ovviamente di “Delitto perfetto”, con Ray Milland, che la Warner Bros preferì a Cary Grant, perché non voleva fargli fare un ruolo da cattivo, la perfetta e algida Grace Kelly, l’inutile Robert Cummings, il killer Anthony Dawson, John Williams che riprende il personaggio che aveva a teatro, l’ispettore.
Va detto che la decisione del 3D fu della Warner, Hithcock pensava che sarebbe stato distribuito da subito “piatto”. E così andò. Ma il blue-ray col 3D che venne distribuito qualche anno fa era una bomba, perché Hitchcock si era servito perfettamente del 3D per raccontare una storia totalmente claustrofobica di trappole e di colpi di scena con gli oggetti che trionfano sul tavolo dello studio di Ray Milland. Fu il solo film che fece in 3D.
Cercò di imporre i suoi gusti sul guardaroba a Grace Kelly, che invece volle scegliere lei. A cominciare dalla veste rosso che il regista voleva imporle quando esce dal letto per rispondere al telefono. Nessuno si mette quella roba per dormire, sosteneva Grace Kelly. Il film nasce dalla commedia di Frederick Knott, che fu un successo a Broadway nel 1952, ma era nato prima come teleplay per la tv inglese, la BBC. Anthony Dawson e John Williams erano già nella commedia a Broadway. Per i protagonisti Hitchcock pensò a William Holden e Deborah Kerr, poi a Olivia De Havilland, che voleva troppo.
Andrebbe rivisto “Caro papà” di Dino Risi con Vittorio Gassman, Stefano Madia, Andrée Lachapelle, Aurore Clément, che venne presentato al Festival di Cannes e fruttò un premio come miglior attore non protagonista a Stefano Madia (pure doppiato da Massimo Giuliani), che non fece poi molti altri film (“Camping del terrore”, “Vigili e vigiolesse”). Madia fu poi autore televisiva nei programmi di Gianni Minoli. Il film, scritto da Dino Risi col figliol Marco e Bernardino Zapponi, è tutto costruito sui rapporti padre-figlio tra Gassman e Madia con complicazioni politiche del tempo. Non ci sembrò, allora, un capolavoro di Risi, girato in Canada con attori del Quebec che vennero doppiati. Ma andrebbe rivisto.
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Rai Movie alle 21, 10 propone il film più noto di Luciano De Crescenzo “Così parlo Bellavista” con Luciano De Crescenzo, Renato Scarpa, Isa Danieli, Lorella Morlotti, Riccardo Pazzaglia, Antonio Allocca, Lucio Allocca, primo di una serie di due titoli che De Crescenzo trasse dai suoi libri dedicati alla filosofia di vita dei napoletani. Fu un successo, magari non come “Il Papocchio”, che De Crescenzo mi disse avere in gran parte diretto lui stesso. E l’idea del milanese, Renato Scarpa, che arriva a Napoli e si fa spiegare la napoletanità da Bellavista comunque funzionò.
Gli attori napoletani, mettiamoci anche Benedetto Casillo, Tommaso Bianco, Renato Rutigliano, le favolose sorelle Nuccia e Nunzia Fumo, Marina Confalone. Su Canale 27 alle 21, 10 arriva un altro film di Woody Allen, “Café Society” con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively, Steve Carell, Corey Stoll, Parker Posey. Devo dire che non è male, parte benissimo, e in certi punti fa parecchio ridere, alla fine è caruccio, con una poeticuccia alla Pupi Avati e un respiro da raccontino già sentito. Ma non è né Blue Jasmine né un ritratto della Hollywood classica come Ave, Cesare dei Cohen.
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Indeciso, come il suo protagonista, Bobby Dorfman, interpretato da Jesse Eisenberg come un giovane Woody Allen, tra New York e Los Angeles, il film si sposta da una città all’altra mentre regnano ovunque i meravigliosi anni trenta, quelli del jazz e dei gangster cresciuti nelle strade e quella dei divi e dei sogni di Hollywood. Tutto sotto il segno della frase “La vita è una commedia scritta da uno sceneggiatore sadico”. Bobby, giovane ebreo del Bronx, viene mandato in cerca di fortuna a Los Angeles dallo zio Phil, un quasi irriconoscibile Steve Carell, potente agente di Hollywood.
E’ proprio lo zio Phil, per cercare di farlo crescere, a metterlo nelle mani della sua bella segretaria Vonnie, una incantevole Kristen Stewart. Bobby si innamora subito di Vonnie, non sapendo che è l’amante dello zio, sposatissimo. Da parte sua Vonnie, dichiara di avere qualcuno, ma quando viene lasciata da Phil, promette a Bobby di sposarla e andare a vivere a New York con lui. Non andrà così, perché Phil ci ripensa e le chiede anche lui di sposarlo. E lei lo sposerà, obbligando Bobby a tornare da solo a New York. Lì farà fortuna nel club del suo loschissimo fratello Ben, Corey Stoll, vitalissimo gangster che seguita a mettere i nemici dentro il cemento armato.
Bobby si sposerà con la bella Veronica, una statuaria, bellissima, anche se un po’ inespressiva Blake Lively, avrà un figlio, ma poi un giorno tornerà Vonnie… Si ride, diciamolo subito, perché la famiglia ebrea newyorkese di Bobby è fenomenale, perché il fratello gangster è uno spasso, perché la Hollywood degli anni ’30 di Woody Allen è piena di brio, ma quando la storiellina dell’amore contrastato prende corpo, ma il film perde consistenza e perde il fascino delle citazione del vecchio cinema di Adolphe Menjou e Barbara Stanwick.
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Cine 34 alle 21, 15 risponde al cinema di Woody Allen con la commedia sexy, “La liceale nella classe dei ripetenti” diretto da Mariano Laurenti con Gloria Guida, Alvaro Vitali, Lino Banfi, Gianfranco D'Angelo, Rodolfo Bigotti. Gloria Guida entra di peso nella commedia sexy dopo l’esordio di La liceale. Ma nel sequel non la dirige Michele Massimo Tarantini, bensì Mariano Laurenti, che cuce il tutto in maniera sostanzialmente più comica che sexy.
L’idea di Luciano Martino, il produttore, era probabilmente di fare della serie qualcosa di più visibile a tutti e meno erotico. Oltrettutto aprendo alla coproduzione con la Francia, anche in maniera occulta. A questo servono Laurenti e il suo fido sceneggiatore Francesco Milizia. Per Laurenti è il film che incassò talmente tanto da dare il via a tutto un filone: «Luciano Martino mi incontrò e mi disse che voleva fare un’altra liceale», ricordava Laurenti «Luciano è un produttore stupendo, perché ti commissiona un film e poi lo vede quando è finito. Da allora scattò un meccanismo tra noi autori: a insaputa sua e dei noleggiatori, capovolgemmo pian piano la situazione facendo in modo che il film fosse più comico e meno erotico.
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Il prodotto piacque lo stesso, per fortuna, e dal canto nostro ottenemmo che la gente lo andasse a vedere per divertirsi e non soltanto per guardare un bel corpo». Riguardo alla Guida, Laurenti pensa di «aver contribuito al suo successo. Ci ho lavorato spesso. Allora era una ragazza molto bella, bella dentro, voglio dire: molto sana moralmente, molto semplice». Il cast dei fedelissimi della commedia sexy di Luciano Martino c’è tutto, o quasi (manca Renzo Montagnani). Alvaro Vitali, studente nel film precedente, è qui professore di musica.
Jimmy il Fenomeno è il bidello, Carletto Sposito il professor Morlupo, semicieco, pronto a sganciare scorregge dappertutto, soprattutto nella stanza dei professori, Lino Banfi è il padre di Gloria Guida, mentre D’Angelo, con baffetto hitleriano, è un professore pazzo e nazista, nonché padre del bel Carlo interpretato da Sylvain Green, giovane attore lanciato da Max Pecas ne I ragazzi fic fic solo l’anno prima. Probabilmente si pensava al mercato francese. Come spiegava Giovanni Buttafava su Il Patalogo: «il film di maggior successo della serie erotico-soffice della stagione, basato, come per gli altri esemplari, sulle alte frequenze nelle città meridionali; gli spettatori di Catania equivalgono numericamente a quelli di Milano, quelli di Bari superano di qualche migliaio quelli di Roma».
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Su Mediaet Italia 2 alle 21, 15 passa un classico come “L’esorcista” di William Friedkin con Jason Miller, Linda Blair, Ellen Burstyn, Max Von Sydow, Lee J. Cobb, Jack McGowran. Rai4 alle 21, 20 non sottovaluteri il giallo danese “Paziente 64: il giallo dell’isola dimenticata” di Christoffer Boe con Nikolaj Lie Kaas, Fares Fares, Nicolas Bro, Elliott Crosset Hove, Anders Hove. Rai Tre alle 21, 20 si affida a “Per qualche dollaro in più” di Sergio Leone con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté, Klaus Kinski, Mario Brega. Funziona sempre.
Cielo al meno nobile “La commessa” di Riccardo Garrone con Femi Benussi, Tiberio Murgia, Enzo Pulcrano, Renato Cecilia, Yvonne Harlow. Opera seconda di Riccardo Garrone, girato subito dopo, La mafia mi fa un baffo, con lo stesso cast. Anche qui lascia il ruolo da protagonista al comico post-decameroniano Renato Cecilia. Per fortuna che c’è la verace Femi Benussi a tener su il morale. A suo fianco la neostellina di poca durata Yvonne Harlow, lanciata come parente (forse…) della grande Jean Harlow. Un disastro. Culto nullo. «Senza un attimo di originalità o di invenzione visiva» (Aldo Viganò).
Rete 4 alle 21, 25 si affida invece a “Se son rose”, commedia di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Michela Andreozzi, Elena Cucci, Caterina Murino, Claudia Pandolfi. Ma il vero evento della prima serata potrebbe rivelarsi il bellissimo film tv in due parti, qui unite in una versione unica da 192 minuti, “It”, tratto dal best seller di Stephen King, diretto da Tommy Lee Wallace, protetto di John Carpenter, con Tim Curry come il clown assassino Pennywise, John Ritter, Annette O'Toole, Tim Reid, Richard Masur, Dennis Christopher. Venne visto da 17 milioni di spettatori, la parte uno, e da 20 milioni la parte due.
La prima parte, ambientata nel 1960 coi sette ragazzini spaventati da Pennywise è considerata, anche dal regista, migliore della seconda, ambientata trent’anni dopo coi sette ragazzini diventati trentenni. Passiamo alla seconda serata con il documentario di Peter Stein “Sulle tracce di Goethe in Sicilia”, Rai Storia alle 22, 50. Piccola storia di guerra con gli inglesi in Afghanistan è “Kilo Duo Bravo” di Paul Katis con Mark Stanley, Malachi Kirby, David Elliot, Paul Luebke, Ali Cook, Andy Gibbins, Rai Movie alle 22, 55. Cine 34 alle 23, 10 propone “La minorenne” di Silvio Amadio con Gloria Guida, Rosemary Dexter, Marco Guglielmi, Luciano Roffi. Secondo film in assoluto di Gloria Guida, appena maggiorenne e molto nuda.
Iniziato a girare nel giugno 1974, mentre il primo film, La ragazzina, è stato appena sequestrato. Delirio di Silvio Amadio che perde la testa dietro alla giovanissima protagonista come fosse Brigitte Bardot e le fa fare sogni stravaganti conditi da pruriti da cattolico represso. Un delirio che lanciò ancora più in alto il mito della Guida, circondata da maschi adulti arrapati. Raymond Léfevre su La Revue du Cinéma osserva che «questa insignificante commedia italiana è stata riempita di inserti pornografici filmati in dettaglio con dei figuranti anonimi (si riconoscono qua e là delle starlette del porno francese e qualche stallone che fa loro frequentemente da partner)».
Léfevre segnala anche una scena interessante; quando la Guida decide di perdere la verginità con l’amante della madre, un maniaco che la fa vestire da deportata mentre lui si cala nei panni di torturatore delle SS: «Per sfuggire a questa prova impervia la bella ragazza si lancia in questa risposta di un candore disarmante: ‘Ma… io non sono ebrea’. Tutto il resto è senza interesse». Trovo adorabile “L’anima gemella” di Sergio Rubini con Michele Vanitucci conteso da Valentina Cervi e Violante Placido nel Salento, Sergio Rubini, Dino Abbrescia, piccolo film magico pugliese pieno di idee.
Iris alle 23, 15 passa il legal drama “L’ultimo appello” di James Foley con Gene Hackman condannato alla sedia elettrica, Chris O'Donnell, avvocato che cerca di salvarlo, Faye Dunaway, Lela Rochon. Mediaset Italia 2 alle 23, 15 passa l’horror “Verità sepolte” di Phil Joanou con Jessica Alba, Thomas Jane, Lily Rabe, Shannon Woodward, Reid Scott, Aleksa Palladino. Non ha nessuno status. A vostro rischio e pericolo.
Su Italia 1 alle 23, 55 la cazzatona coi ragni giganti “Arac Attack: Mostri a otto zampe” di Ellory Elkayem con David Arquette, Kari Wuhrer, Scott Terra, Scarlett Johansson. Mi sembra parecchio interessante, Rai Tre alle 0, 10, “Come prima” di Tommy Weber con Francesco Di Leva, Antonio Folletto, Paolo Casella, Massimiliano Rossi, Hugo Dillon, storia di due fratelli procidani che si dividono quando uno dei due va al nord a combattere con i repubblichini legati a Mussolini. Quando il padre dei due fratelli muore, il fratello rimasto a Procida va a recuperare il fratello nascosto in Francia. Tommy Weber è un regista che ha molto lavorato in Francia, ma non aveva mai girato un film in Italia. Bel cast. Pochissimo visto.
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Iris all’1, 25 passa “Il colombiano - Miami Vice Pilot” diretto nel 1984 da Thomas Carter con Don Johnson, Philip Michael Thomas, Saundra Santiago, Michael Talbott, John Diehl. Occhio al giallo diretto da Anthony Mann che pssa su Rai Tre alle 2, cioè “Il coraggio delle due” (sembra un gioco di parole ma è così, passa alle due il coraggio delle due…) con Tom Conway, Ann Rutheford, Richard Lane, Jane Greer. Mai visto. Yum Yum Cine 34 alle 2, 45 seguita con le commedie sexy a basso costo, “Quella provincia maliziosa” di Gianfranco Baldanello con Karin Well, Andrea Nova, Gianluigi Chirizzi, Lidia Costanzo.
Rai Movie spara alle 2, 30 un capolavoro come “Il braccio violento della legge” di William Friedkin con Gene Hackman, Fernando Rey, Roy Scheider, Marcel Bozzuffi, Tony Lo Bianco. Rai Tre alle 3 si gioca uno dei migliori film della nottata, il noir di Nicholas Ray “Neve rossa” con Robert Ryan poliziotto violento che si innamora della ragazza cieca Ida Lupino che lo placherà. Musica di Bernard Herrmann.
Iris alle 3, 05 passa l’altro grande film pugliese di Sergio Rubini regista, “Tutto l’amore che c’è” con Michele Vanitucci, Damiano Russo, Teresa Saponangelo, Vittoria Puccini, Margherita Buy, Gérard Depardieu, Sergio Rubini. Cioè crescere nella Puglia dell’interno, dove è nato Rubini, negli anni ’70. Strepitose sia Teresa Saponangelo, la ragazza del posto, sia Vittoria Puccini, al suo esordio, la bella ragazza fiorentina che arriva lì in vacanza con le amiche. Grande sceneggiatura di Domenico Starnone, che sviluppò con Rubini un grande cinema che andrebbe studiato.
Nella notte passa di tutto, da “Il gaucho” di Dino Risi con Vittorio Gassman, Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini, Nino Manfredi, Nelly Panizza, Rete 4 alle 3, 10, al noir di Robert Wise “perfido inganno” con Claire Trevor, Lawrence Tierney, Walter Slezak, Audrey Long, Rai Tre alle 4, 20, da “L’aldilà! E tu vivrai nel terrore” di Lucio Fulci con Catriona MacColl, David Warbeck, Sarah Keller, Antoine Saint John, Veronica Lazar, Italia 1 alle 4, 25, a “Morbosità”, erotico ambientato a Modena di Luigi Russo con Eva Czemerys, Gianni Macchia, Paul Muller, Jenny Tamburi.
il braccio violento della legge
Chiuso con “Desiderio” di Anna Maria Tatò con Fanny Ardant, Francesca De Sapio, Leonardo Treviglio, Carlo Giuffrè, Rai Movie alle 5, definito al tempo da Giovanni Buttafava come “Una tranvata chiamata Desiderio”, “Tatò cerca casa”, un film Gaumont che al tempo i recensori, come Kezich, non potevano stroncare pubblicamente, con tanto di scena madre di sesso tra Fanny Ardant e il tenebroso Leonardo Treviglio reclamizzata come inaudita, insolita, audace e “al femminile” che finisce con una botta in testa di lei a lui. Tié.
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il braccio violento della legge