Silvia Fumarola per www.repubblica.it
"Il compenso di Fabio Fazio è molto elevato". Il presidente della Rai Marcello Foa, ospite al Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, condivide l’opinione del vicepremier Matteo Salvini. "Il compenso è molto elevato, al di sopra di qualunque valutazione di merito sugli ascolti - spiega a margine dell’incontro - Nella Rai del cambiamento, rispettosa del canone pubblico, è chiaro che, per quanto vincolato da un contratto che la Rai naturalmente deve rispettare, si pone un problema di opportunità".
Foa dice che è un caso di cui si sta occupando l’amministratore delegato Fabrizio Salini, poi aggiunge che "Che tempo che fa va in onda dal 2003", che "non ha portato grandi ascolti a Rai1", alla fine, stretto sul tema di stipendio, parla di "problema di opportunità".
Ma Foa interviene anche sul servizio dedicato alla commemorazione a Predappio, che ha portato alle dimissioni del caporedattore della Tgr dell’Emilia Romagna Antonio Farnè: "È un evento ricorrente ogni anno che in un’ottica di telegiornale locale va coperto. In termini giornalistici su un quotidiano equivale a 30 o 40 righe, in un telegiornale locale è un servizio da 10, 20 secondi perché è una notizia piccola, ma una notizia. In questo caso c'è stato un eccesso di copertura, si è dato troppo spazio, c'è stata una sproporzione. C’è stato un errore".
Durante l'incontro, moderato dal direttore della Stampa Maurizio Molinari e da Paolo Conti (Corriere della sera) Foa ha detto che "bisogna incrementare la presenza di giornalisti e opinionisti cattolici in Rai. La voce cattolica non ha abbastanza rappresentanza oggi nel mondo giornalistico del servizio pubblico".
Ha spiegato che lavora per cambiare la Rai, che "è in ritardo rispetto al digitale". Il confronto con Netflix? "Netflix è una realtà molto importante ma non sappiamo con certezza quanti spettatori abbia" ha detto Foa. "Nell'era della globalizzazione mediatica può raccontare l'Italia solo un servizio pubblico italiano italiano, Netflix è interessata alla produzione italiana solo se ha riflessi sul mercato globale. Riusciremo a contrastare se accentueremo la nostra italianità".
Il presidente della Rai ha difeso l’idea del canale in lingua inglese "perché la Rai oggi, come tutti i media italiani, non ha una visibilità diretta nel mondo internazionale. France 24 trasmette le news in inglese. Anche Iran Cina e Russia parlano inglese... Noi non siamo una grande potenza internazionale ma abbiamo la nostra da dire. Se la diciamo solo in italiano quanti ci ascoltano?".
Dice che il servizio pubblico deve essere "una spugna" che assorbe tutto, ma respinge l’idea che La7 faccia servizio pubblico. "Noi abbiamo una rete all news e le Tgr, investiamo e siamo sul territorio. La7 è una tv privata che produce molti talk". Però, quando il direttore Molinari gli fa notare che la Rai non racconta il disagio del Paese, concorda con lui: "La rappresentazione del Paese non c'è ancora come io vorrei. Se sviluppi una forma di giornalismo che non nasconde i problemi, se fai giornalismo responsabile allora raggiungi il tuo scopo. È un cantiere che ancora va costruito".