Franco Cordelli per il Corriere della Sera - Roma
Luca Barbareschi ha annunciato la chiusura del teatro da lui diretto, l' Eliseo.
L' Eliseo non è un teatro come gli altri. Non lo è in ragione della sua storia.
Non lo è in questo momento della vita di Roma, di ciò che propone in fatto di spettacoli teatrali. I teatri di rango erano ridotti a tre, dal tempo della chiusura del Valle: lo Stabile, il Quirino e appunto l' Eliseo.
Possibile che in una capitale così grande non vi siano che tre teatri di alto livello?
Barbareschi ha gettato la spugna, probabilmente il pubblico è disilluso, lui stesso qualche scelta sbagliata l' ha fatta: su tutte l' orario anticipato alle 20. Con questa idea di europeizzare Roma quarant' anni fa fallì Romolo Valli e Roma, città ministeriale, è normale che sia restia a mutare abitudini di orario (e tralascio la controversa questione del bloccato emendamento che prevedeva il finanziamento per l' Eliseo, un teatro privato, di quattro milioni di euro).
Ma quanto adesso preme è cosa accadrà. Il Comune abbandonerà il teatro e il suo pubblico? Lo abbandoneranno la Regione e il Ministero? La storia del Valle non induce all' ottimismo. Da sempre il teatro è un capitolo di secondo piano. Sembra esserci una sola soluzione possibile: affidare l' Eliseo allo Stabile. Il direttore dell' Argentina, occorre dirlo, non è una garanzia. Ma sarebbe sufficiente dare indicazione di lavoro.
All' Argentina il cartellone sarà fatto con il teatro di tradizione. All' India, come è già, sarà fatto con il teatro di ricerca. All' Eliseo con il teatro privato, il teatro del circuito: affidandone la direzione a una persona indipendente e di alto livello professionale.
2. ELISEO (FORSE) CALA IL SIPARIO
Emilia Costantini per il Corriere della Sera - Roma
«Non posso imporre al ministro Franceschini un amore per il teatro che non ha. Posso riportarlo alle sue responsabilità di ministro: chiudere l' Eliseo, più antico anche del Piccolo di Milano, è una coltellata mortale alla cultura, alla storia del teatro, a Roma, al Paese intero».
Luca Barbareschi, esasperato da due anni di battaglie per ristrutturare e far rinascere un palcoscenico (anzi due, Eliseo e Piccolo Eliseo) che nel 2018 compie cento anni e di cui è direttore artistico, sferra un duro attacco nei confronti delle istituzioni. «Non ho problemi con Franceschini, gli invio messaggi chiedendo aiuto per non chiudere e lui rimanda sempre la questione. Ci ho rimesso 5 milioni di euro miei per ridare vita a questo teatro che è pubblico-privato e che senza l' apporto dello Stato non potrà rimanere in piedi. Ha un costo gestionale di 4 milioni di euro l' anno, ne incasserebbe 1,2 con i biglietti se ci fosse sold out tutti i giorni.
La differenza deve arrivare dal finanziamento pubblico, ciò che ci è dovuto». Poi aggiunge: «In base all' emendamento Milleproroghe il Mibact dispone di 12 milioni di euro in più, dei quali 4 mi erano stati promessi ma non sono mai arrivati: un contributo una tantum per risanare il debito accumulato. Proseguirò fino alla fine di questa stagione per rispetto alle compagnie che verranno saldate, poi calo il sipario, pur avendo già progettato spettacoli importanti per la celebrazione del prossimo centenario».
Ieri mattina una conferenza stampa a dir poco infuocata.
Presenti attori, registi, autori per sostenere il collega che, in palcoscenico, ha dato vita più che a una relazione di numeri a una vera e propria performance. «E non è vero che il resto dei teatranti sono contro di me!
- reclama l' attore - Tutto il teatro italiano è a mio favore. Qualcuno ha detto che i soldi a noi destinati vengono dirottati ai teatri terremotati. Ma Alessandro D' Alatri, direttore "terremotato" dello Stabile Abruzzese, ha negato questa circostanza, spiegandomi che usufruiscono di altri fondi speciali».
Barbareschi punta il dito contro l' inerzia ministeriale e non solo. Se la prende anche con l' assessore alla Cultura e vicesindaco capitolino Luca Bergamo: «L' ho chiamato più volte - continua - per un contributo riguardo ai nostri spettacoli che portiamo in teatri periferici come il Tor Bella Monaca: me lo ha negato. Il Comune ci dà solo 90 mila euro, quello che è costretto a darci. A questo si aggiungono 480 mila euro del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), 300 mila dalla Regione, 50 mila dalla Camera di commercio. L' Eliseo è una struttura che costa 8 mila euro al giorno e non ho nemmeno la possibilità dell' Art Bonus per invogliare gli sponsor a investire su di noi!».
La Direzione generale del Mibact in un comunicato ribatte che ha assegnato al Teatro 1,2 milioni di euro in due anni senza però fare riferimento ai 4 milioni reclamati da Barbareschi.
Il regista fa anche il paragone con altri «beneficiati»: «Qualche esempio? Il Piccolo di Milano gode di 13 milioni di euro, ma porta in tournée ancora l' Arlecchino , uno spettacolo di 50 anni fa, mentre noi portiamo in scena continuamente autori contemporanei, perché senza nuova linfa il teatro muore.
Il Teatro di Roma 8 milioni, e qui c' è anche una forte disparità con lo Stabile milanese. Per non parlare degli enti lirici: una macchina che macina soldi per riempire voragini politiche. Il problema infatti risiede proprio in questo: siamo amministrati da politici che non conoscono niente della vita di un teatro, perché non lo frequentano e badano solo a sistemare i loro amici. All' estero è il contrario».
Ancora applausi a scena aperta a Barbareschi, che chiude con un rinnovato appello al ministro: «Caro Franceschini, siamo nelle tue mani. Dici di non avere la bacchetta magica, ma non esistono bacchette magiche, esistono strumenti ministeriali per aiutare il teatro. Lo avete fatto per 50 anni, a volte forse con leggerezza. Se hai altre priorità, l' Eliseo chiuderà».