Felice Cavallaro per il Corriere della Sera
La separazione delle salme di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, dopo due anni di malintesi, si trasforma in un divorzio tra le famiglie. Con spiacevoli effetti sulla vita della Fondazione che porta i loro nomi. La Fondazione che richiama ogni 23 maggio migliaia di giovani e le massime autorità dello Stato. La Fondazione dei cortei e delle navi della legalità. Appuntamenti in via di pianificazione per il prossimo anniversario. I 25 anni dalla strage di Capaci. Stavolta con l' amaro in bocca. Per tutti.
A cominciare da Maria Falcone, la sorella del giudice, stupita dalla scelta di Alfredo Morvillo, il fratello della magistrata dilaniata sulla stessa auto di Falcone, il marito seguito a Roma e, quel giorno, nel tragico ritorno a Palermo. Nell' apocalisse del tratto d' autostrada dove si salvò l' autista Giuseppe Costanza, ma saltarono in aria i tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo.
Una serie di incomprensioni ha convinto l' anziana madre di Francesca e il figlio Alfredo, magistrato pure lui, prima alle dimissioni dal consiglio direttivo della «Fondazione Giovanni Falcone e Francesca Morvillo» e, adesso, al ritiro del nome. Spiazzando la professoressa da sempre al vertice di una istituzione che si avvia così a mutare denominazione chiamandosi semplicemente «Fondazione Falcone».
Esito infelice di un tira e molla che va avanti in sordina da due anni e che ha visto nei panni di infruttuosi mediatori Giuseppe Ayala, Leonardo Guarnotta, Gioacchino Natoli, Ignazio De Francisci, i magistrati che lavorarono al fianco di Falcone, come peraltro accadeva anche con Morvillo, allora sostituto procuratore nella trincea antimafia, in arrivo a Trapani come procuratore capo.
Una frizione esplosa quando nel 2015 Maria Falcone accettò la proposta dei frati domenicani di trasferire la salma del fratello dal periferico cimitero di Sant' Orsola, dove riposava accanto alla moglie, all' interno della centralissima chiesa di San Domenico, il Pantheon dove campeggiano le sepolture dei grandi dell' isola, meta di studenti e turisti in quantità.
«Una scelta avallata dal consiglio direttivo nel quale figuravano Alfredo e la figlia, senza mai contestarla», sottolinea stupita la professoressa. Una scelta sempre osteggiata dalla madre e dallo stesso Morvillo, come il magistrato avrebbe ripetuto ai «mediatori». Adesso volano le voci sull' attrito. Confermate da uno scambio di battute colte la scorsa settimana alla festa della polizia, al Teatro Massimo.
Una breve conversazione fra il rettore dell' ateneo Fabrizio Micari e lo stesso Morvillo che proponeva di organizzare delle manifestazioni con gli studenti. Ma quando Micari ha risposto che ne stava discutendo in Fondazione con Maria Falcone, Morvillo è stato tranciante: «Noi non ne facciamo più parte...». Inutile chiedergli conferma, chiuso in uno stretto riserbo: «Un argomento del quale non vogliamo parlare».
Al di là di ogni incomprensione, la causa della rottura resta la separazione. Con Francesca rimasta per mesi nella tomba di famiglia dei Falcone a Sant' Orsola e poi trasferita da madre e fratello in un' altra sepoltura al cimitero dei Rotoli, parte opposta di Palermo.
Sepoltura dove mai nessuno depone un fiore, a parte un gruppo di assidui ex bersaglieri di Chioggia. Una sorpresa per lo stesso Morvillo. Unica luce nel buio che avrebbe avvolto la figura della sorella «anche il 23 maggio». Ma proprio questa interpretazione viene contestata da Maria Falcone: «Abbiamo sempre considerato un tutt' uno Giovanni e Francesca. E il suo nome campeggia nella targa del Pantheon con quelli dei caduti a Capaci e in via D' Amelio».
Pesa nell' epilogo della disputa il riferimento alla strage di via D' Amelio e all' inseparabile amico di Falcone, Paolo Borsellino, che i frati avrebbero voluto affiancare. Trovando un netto diniego nei figli del giudice, decisi a lasciare il padre accanto alla madre Agnese, deceduta nel maggio 2013. Una scelta che ha acuito la piaga della famiglia Morvillo, decisa al divorzio.