Gabriele Villa per Il Giornale
Dino Boffo direttore dell'"Avvenire"«Articlo 660 del Codice penale, molestia alle persone. Condanna originata da più comportamenti posti in essere dal dottor Dino Boffo dall'ottobre del 2001 al gennaio 2002, mese quest'ultimo nel quale, a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall'autorità giudiziaria, si è constatato il reato».
Comincia così la nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore, alias il direttore del quotidiano Avvenire, disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto del 2004.
0pap62 ruiniCopia di questi documenti da ieri è al sicuro in uno dei nostri cassetti e per questo motivo, visto che le prove in nostro possesso sono chiare, solide e inequivocabili, abbiamo deciso di divulgare la notizia. A onor del vero, questa storia della non proprio specchiata moralità del direttore del quotidiano cattolico, circolava, o meglio era circolata a suo tempo, per le redazioni dei giornali. Dove si chiacchiera, anche troppo, per tirar tardi la sera. C'è chi aveva orecchiato, chi aveva intuito, chi credeva di sapere.
Ma le chiacchiere non bastano a crocefiggere una persona. O meglio bastano, sono bastate, solo nel caso di due persone: Gesù Cristo per certi suoi miracoli e, più recentemente, Silvio Berlusconi per certi suoi giri di valzer con signore per la verità molto disponibili.
Ma torniamo alle tentazioni, in cui è ripetutamente caduto Dino Boffo e atteniamoci rigorosamente ai fatti, così come riportati nell'informativa: «...Il Boffo - si legge - è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione.
Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un'ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione. Precedentemente il Boffo aveva tacitato con un notevole risarcimento finanziario la parte offesa che, per questo motivo, aveva ritirato la querela...».
VITTORIO FELTRI - copyright PizziDino Boffo, 57 anni appena compiuti, è persona molto impegnata. O, come si dice quando si pesca nelle frasi fatte, vanta un curriculum di rispetto. È direttore di Avvenire da quindici anni, direttore e responsabile dei servizi giornalistici di Sat 2000, il network radio-televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo, nonché membro del comitato permanente dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che detta le linee guida delle Università Cattolica del Sacro Cuore.
Acuto osservatore della vita politica italiana e delle vicende che segnano il mutamento dei tempi e dei costumi, recentemente, in più d'una occasione, Boffo si è sentito in obbligo, rispondendo alle pressanti domande dei suoi smarriti lettori, di esprimere giudizi severi sul comportamento del presidente del Consiglio. E, turbato proprio da quel comportamento, è arrivato a parlare di «disagio» e di «desolazione».
Persino, e dal suo punto di vista è assolutamente comprensibile, di «sofferenza». Quella sofferenza, per citare testualmente quanto ha scritto ancora pochi giorni fa, sul giornale che dirige «che la tracotante messa in mora di uno stile sobrio ci ha causato». Questa riflessione l'ha portato a esprimere, di conseguenza, più e più volte il suo desiderio più fervido, ovvero il «desiderio irrinunciabile che i nostri politici siano sempre all'altezza del loro ruolo».
Silvio BerlusconiNell'informativa, si legge ancora che della vicenda, o meglio del reato che ha commesso e delle debolezze ricorrenti di cui soffre e ha sofferto il direttore Boffo, «sono indubbiamente a conoscenza il cardinale Camillo Ruini, il cardinale Dionigi Tettamanzi e monsignor Giuseppe Betori».
I primi due non hanno bisogno di presentazione, l'ultimo, per la cronaca, è l'arcivescovo di Firenze. Si dice che le voci corrono. Ma, alla fine, su qualche scrivania si fermano.
Pierre de Nolac per ITALIA OGGI
MINEO FA COME FEDE: IN RAI DA' VOCE SOLO A BERSANI
«Corradino Mineo crede di essere Emilio Fede», dice un franceschiniano doc, commentando la mossa del numero uno di Rainews24. Ma pure i seguaci di Ignazio Marino non hanno preso bene la decisione di Mineo, che ieri nel pomeriggio ha mandato in onda, in diretta da Genova, tutto l'intervento di Pier Luigi Bersani alla festa del Partito democratico. «Per sentire frasi come 'la raccolta non la fai quando semini' e 'non bisogna gettare con l'acqua sporca' e altre simili, tipiche del candidato piacentino», raccontano nei due schieramenti che fronteggiano Bersani nella corsa alla segreteria. E ora, per quella "par condicio" che tanto piaceva a Oscar Luigi Scalfato, anche Franceschini e Marino dovranno godere dello stesso trattamento. Così la programmazione di Rainews24 diventerà un megafono della festa genovese: e all'appuntamento con le votazioni nel Pd di tempo ne manca ancora tanto, con la direzione Mineo. Notando che le proteste, quando al Tg4 di Fede veniva diffuso un discorso di Silvio Berlusconi, raggiungevano livelli elevatissimi, con le dichiarazioni scandalizzate del sindacato...
Berlusconi beato tra le donneI SONDAGGI DANNO MARINO PERDENTE, MA LUI VA AVANTI
«Bersani 42, Marino 32 e Franceschini va male», ha detto ieri Ignazio Marino, pronosticando i risultati per la corsa alla segreteria del Partito democratico. Non fa i sondaggi perché «la mozione Marino non ha i soldi», ma sa di perdere: nella trasmissione di Radiodue "Un giorno da pecora", il candidato chirurgo ha usato il bisturi nei confronti dell'attuale segretario, che non ama. Ma alla domanda, esplicita, sul motivo della partecipazione alla gara, sapendo già che per lui la sconfitta è assicurata, Marino ha risposto con sincerità, raccontando che in una sala operatoria spesso si interviene su un malato anche se è gravissimo e certamente morirà. E con lo stesso spirito lui si è messo a correre contro Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini. Ha dato pure i numeri, Marino: con l'ex ministro vincente, e il segretario in carica all'ultimo posto. Ribadendo che sulle nomine alla terza rete Rai e al telegiornale «il Pd di ne deve fare zero», cambiando le regole e togliendo alla politica la scelta dei dirigenti, lasciando il compito al cda ma comunque tenendo conto del pluralismo"...
LA CUFFARO TARDA MA BALLA IL TANGO CON L'AMICO GILETTI
Ha ballato il tango, Maria Cuffaro, l'altra notte. La telegiornalista sicula, per "il piacere di stare con Massimo Giletti", vecchio amico con il quale si fa vedere spesso insieme a feste e cerimonie, si è sobbarcata una trasferta estenuante per raggiungere in Puglia la premiazione dell'Argos Hippium 2009, manifestazione giunta alla sua edizione numero sedici. C'era un piccolo problema organizzativo da risolvere: la Cuffaro conduceva il tg delle ore 19, e l'autista l'aspettava con ansia per raggiungere, di corsa, la basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto. Solo alle 19.31 è iniziato il viaggio, ma la serata cominciava alle 21.30: impossibile arrivare in orario, anche a costo di battere il record delle multe, e solo alle 23.30 l'ex santoriana ha potuto salutare Giletti e i premiati. Lei poi non c'entrava niente con quei "figli della Daunia" insigniti nel foggiano, ma ha voluto esserci. Fino al coinvolgente tango notturno, prima di tornare a Roma per un'altra giornata di lavoro, nel tg diretto da Antonio Di Bella e condurre la edizione serale, con il vestito usato per il ballo...
apr08 camera20 berlusconi donneGLI ZINGARETTI DANNO VOCE AGLI OMOSESSUALI
Andrea Camilleri sa bene che tante lettrici sono ancora sconvolte da "L'età del dubbio", il testo nel quale il commissario Montalbano tradisce la sua Livia, eterna fidanzata continuamente presa in giro dal poliziotto che lavora in Sicilia. Ma ora le stesse clienti delle librerie avranno un trauma: il loro beniamino televisivo, Luca Zingaretti, sarà impegnato nel film "L'amore e basta", dedicato al mondo dell'omosessualità. Distribuito dal prossimo 4 settembre, il documentario intervista nove coppie gay e lesbiche in tutta Europa, ed è introdotto dall'attore Zingaretti che legge un testo di Aldo Nove. E curiosamente l'altro Zingaretti, il presidente della Provincia di Roma, Nicola, dopo il fatto di cronaca nera legato all'aggressione a due omosessuali si recherà al Gay Village sabato, e animerà una fiaccolata. Nelle sale cinematografiche, poi, ci sarà modo di apprezzare il fratello, anche se qualcuno sta pensando di proiettare il film anche all'Eur, teatro del fattaccio, magari riunendo nell'occasione tutta la famiglia Zingaretti e sperando nella presenza dello scrittore Camilleri...
MISTERO BOFFO - DA DAGOSPIA DEL 12 AGOSTO 2009
ETICA E COTICA SU PAPI SILVIO (SENTI UN PO' CHI PARLA) - QUAL È L'"INTERESSE" PERSONALE O INCOFFESSABILE PARTIGIANERIA DI CUI PARLA DINO BOFFO OGGI SULL'"AVVENIRE" ("NESSUNO PENSI CHE PARLIAMO O TACCIAMO PER...") - AH, SAPERLO...
Repubblica.it
"La gente ha capito il disagio, la mortificazione, la sofferenza che una tracotante messa in mora di uno stile sobrio" ha causato alla Chiesa cattolica. Lo sottolinea, nel suo terzo intervento in poche settimane, il direttore di Avvenire, Dino Boffo, rispondendo a una nuova lettera di un sacerdote sul dubbio che i pronunciamenti ecclesiastici sulle "vicende morali" del presidente del Consiglio "non siano stati sufficientemente netti".
Per don Matteo Panzeri, da parte dei vescovi ci sono state "mille prudenze" e i messaggi della Chiesa "appaiono segnali assai debolucci se raffrontati alla conclamata sfacciataggine con cui ciò che dovrebbe essere messo in discussione viene invece sbandierato".
"Nessuno dei potenziali interlocutori dovrebbe trovarsi a pensare che parliamo o tacciamo per 'interesse' personale, per qualche esplicita o inconfessabile partigianeria", ribatte Dino Boffo. Il direttore del quotidiano dei vescovi chiarisce quindi che "la domanda che conta in queste circostanze è" se "la gente è riuscita a individuare le riserve della Chiesa.
Ebbene, la risposta che a me sembra di poter dire è che la gente ha capito il disagio, la mortificazione, la sofferenza che una tracotante messa in mora di uno stile sobrio ci ha causato. I più attenti hanno compreso anche i messaggi specifici lanciati fino ad oggi a più riprese". Non è vero, dunque, che "quelli degli esponenti della Chiesa italiana siano stati interventi casuali o accenni fugaci impastati dentro a testi di tutt'altro indirizzo. Ciò che si è detto lo si voleva dire. Esattamente in quei termini".