FOR EVER YOUNG (NEIL) - IN CONTEMPORANEA ALL'USCITA DEL NUOVO ALBUM DI BOB DYLAN, ARRIVA 'HOMEGROWN', IL DISCO DEL ‘SOLITARIO’ ATTESO DA 45 ANNI. CONTIENE SUPERCLASSICI E INEDITI - L'ARTISTA: “QUESTO ALBUM È IL LATO TRISTE DI UNA STORIA D'AMORE, AVEVO IL CUORE INFRANTO, NON RIUSCIVO AD ASCOLTARLO. A VOLTE LA VITA FERISCE…” - IN QUEL PERIODO IL CANTANTE AVEVA UNA FORTE DIPENDENZA DA EROINA E DERIVATI - VIDEO

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ANTONIO LODETTI per Il Giornale

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 In contemporanea all'uscita del nuovo album di Bob Dylan, arriva oggi nei negozi (ma anche in download) Homegrown, il disco di Neil Young, atteso da tempo, che originariamente avrebbe dovuto uscire nel 1975 e fare da ponte (scusate se è poco) tra Harvest e Comes a Time.

 

Con la pandemia e la maggior parte dei dischi in arrivo rinviati all'anno prossimo (quando va bene) non si sapeva se il vecchio Neil avrebbe dato finalmente alle stampe queste canzoni, ma lui non è tipo da fare calcoli.

 

 Mentre i suoi fan aspettano l'iperannunciato e mai pubblicato testamento sonoro del periodo 1972-1975 (dovrebbe trattarsi di un cofanetto di dieci cd tratto dai suoi archivi che viene continuamente rimandato) possono sognare con questo album che, nonostante gli anni, suona fresco e attuale come non mai. Sono canzoni tristi, dolenti e dolorose che lasciano il segno nell'ascoltatore.

 

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«Questo album - dice Neil - avrebbe dovuto uscire un paio d'anni dopo Harvest; ma era troppo doloroso, è il lato triste di una storia d'amore, è il danno fatto, è il cuore infranto. Non riuscivo ad ascoltarlo. Volevo solo andare avanti, quindi l'ho tenuto solo per me... ma avrei dovuto condividerlo invece, è un album molto bello.

 

A volte la vita ferisce, sapete com' è. Questo è quello che è scappato». Dodici brani intensi, di cui cinque già pubblicati, ma qui per la prima volta in versione originale, per raccontare un uomo e un artista, «the loner», il solitario come veniva chiamato dal titolo di un suo celebre brano, alle prese con la tristezza del quotidiano.

 

Neil è sempre stato un uomo problematico e sensibile (lo ha dimostrato anche nel suo rapporto ondivago con Crosby Stills & Nash) e in quella metà degli anni Settanta lo era particolarmente, con il sovraccarico di una forte dipendenza da eroina e derivati. Homegrown - come è tradizione nei dischi di Neil Young - si alterna tra suoni acustici ed elettrici ma tiene altissimo il tasso di adrenalina.

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«La musica e i testi non sono passati di moda perché canto temi universali e suono sempre quel rock graffiante che - salvo alcuni esperimenti - ha caratterizzato la mia carriera», spiega. Homegrown, per esempio, il pezzo che dà il titolo all'album, è un'energica ballata elettrica come quelle dei bei tempi, suonata con i fedeli Crazy Horse, che in un'altra versione aveva visto la luce su American Stars' n Bars (disco del 1977 che conteneva il poderoso classico Like a Hurricane) così come Stars of Bethlehem, altro classico nelle esibizioni dal vivo. La vivace White Line è uno dei pezzi più tormentati ed è stata incisa (sempre con i Crazy Horse) anche nel 1990 in Ragged Glory.

 

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È un bel brano e una vera chicca, perché inciso alle chitarre acustiche insieme a Robbie Robertson di The Band in uno struggente duetto. È uno di quei pezzi cui Neil teneva di più e di quelli particolarmente sfortunati, perché compariva anche in Chrome Dreams, altro album rimasto inedito (Young deve avere centinaia di ore di musica nei suoi archivi, per questo aspettiamo con ansia il cofanetto e altri memorabilia). C'è poi Little Wing, forse la più nota, in una versione differente da quella uscita nel 1980 su Hawks and Doves.

 

Tra i brani inediti spicca Separate Ways, arricchita dal glorioso Levon Helm (sempre di The Band) alla batteria e Ben Keith alla chitarra. «In quel periodo ero molto vicino spiritualmente alla ricerca di The Band, al loro modo di tenere viva la tradizione in modo contemporaneo», ha detto Neil.

 

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Ed è ciò che fa alla perfezione nello psycho-blues (sempre alla sua maniera) We Don't Smoke It No More, che avrebbe ben figurato in Tonight' s the Night. Try ha un taglio decisamente country con la pedal steel e le armonie vocali della sempre perfetta Emmylou Harris, dedicata all'antica fiamma Carrie Snodgress, fedele compagna e mamma del figlio Zeke (ci vuole coraggio a guardarsi dentro così intimamente).

 

Non mancano, come dicevamo, i brani acustici voce-armonica-chitarra cui Young ci ha abituato nel tempo, come Mexico e Florida, ad aumentare la melanconia e il senso di solitudine dell'artista. Si sa che dall'album sono rimasti fuori molti brani, alcuni dai titoli «geografici» come Mediterranean o Hawaii che, ci scommettiamo, troveranno posto in una ulteriore pubblicazione di alto livello come questa.

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