simona zecchi pasolini massacro di un poeta
LE FOTO MAI VISTE DELLA MORTE DI PASOLINI
Patrizio J. Macci per www.affaritaliani.it
Avvertenza per i lettori: le immagini a corredo dell'articolo e contenute nella gallery senza alcuna copertura sono estratte dagli archivi del Tribunale e mai pubblicate. Per il loro contenuto sono assolutamente sconsigliate ai minori e alle persone impressionabili. Affaritaliani.it ha deciso di pubblicarle perché costituiscono un documento inedito sulla ferocia che ha accompagnato l'esecuzione dell'intellettuale.
Le fotografie non lasciano spazio a dubbi, immagini che valgono più dei milioni di parole scritte fino ad oggi. Il sangue lava via le parole aride delle sentenze come fossero cachinni sguaiati. Un "rito tribale". Un'operazione stutturata e pianificata a tavolino, caratterizzata da una precisione e un'organizzazione inaudite. I killer sono un manipolo di fascisti che hanno usato scientemente gli attrezzi del mestiere della loro tradizione: catene, tondini di ferro, forse bastoni, una fragile tavoletta di legno già spezzata prima dell'aggressione con su scritto l'indirizzo delle baracche. Un commando nero.
foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 7
Non c'è solo la presenza di altre persone, ormai ammessa anche da Pelosi unico condannato per il delitto - esca in parte inconsapevole che all'omicidio non ha neanche preso parte- da dieci anni nei suoi continui cambi di versione, nella sua verità raccontata a corrente alternata forte del fatto di essere l'unico testimone oculare identificato del delitto e praticamente impossibile da smentire.
foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 6
Due automobili hanno sormontato il corpo di Pasolini, i segni del battistrada di motociclette sul corpo del Poeta e sul terreno dell'Idroscalo parlano inequivocabilmente della presenza di un gruppo nutrito di massacratori che gli urla "Jarruso", omosessuale in dialetto siciliano.
Non appena Pelosi e lo scrittore giungono sul posto, accompagnati già da qualcuno nel veicolo e seguiti a breve distanza da altri dalla stazione Termini e dal ristorante "Biondo Tevere" avvengono in successione sia il pestaggio che il sormontamento con più auto.
Pasolini non dovrà uscire vivo dal massacro, per questo ognuno degli intervenuti deve essere funzionale nel suo ruolo.
I convenuti hanno un obiettivo in comune: uccidere Pasolini. C'è la bassa manovalanza che vuole togliere un po' di soldi al "frocio" Pasolini, i picchiatori "neri" che vogliono oscurare la voce scomoda del "comunista", forse qualcuno che non accettava l'amore del Poeta per i "Ragazzi di vita". In alto, in cima alla piramide quello (o quelli?) che hanno commissionato il delitto. Un delitto a più livelli, compartimenti stagni nel quale a malapena i partecipanti conoscono i volti dei complici. Pino Pelosi, unico condannato pagherà per tutti.
foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 5
Quarant'anni dopo Simona Zecchi ha compiuto un'analisi filologica e cronologica delle carte processuali dell'omicidio Pasolini, rovistando per tre anni negli archivi polverosi di mezza Italia, interrogando e braccando gli sparuti testimoni ancora in vita, districandosi in una giungla di false piste, fonti aperte e coperte, mettendo la parola fine a quarant'anni di false notizie e speculazioni editoriali intorno a lacerti di manoscritti mostrati e poi nascosti (il famoso Appunto 21 mancante dal manoscritto del romanzo postumo Petrolio), azzerando quanto scritto in precedenza.
foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 3
Ha riversato il suo lavoro di ricerca nel volume Pasolini "Massacro di un poeta" (Ponte alle Grazie editore), un libro da leggere con devozione dove ha pubblicato foto e altri documenti inediti, ha rintracciato scatti della scena dell'omicidio mai visti finora. Ricostruendo con perizia e precisione, fino a dove è stato possibile, la dinamica del delitto, sbaragliando draghi e mitologie complottiste.
foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 2
Le foto, esplicite e violente dimostrano con inequivocabile certezza che ci fu una mattanza quella notte all'Idroscalo. Foto pubblicate perchè anche Pasolini nella sua instancabile e ossessiva ricerca della verità lo avrebbe voluto, perché come ha detto uno dei testimoni: "Se fosse stato un cane avrebbero avuto più pietà". Foto che vanno inserite come tessere di un puzzle nell'analisi rigorosa svolta all'interno del libro.
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Quarant'anni dopo alla domanda perché è stato ucciso Pasolini è ora possibile rispondere: per la forza delle sue parole, non per quello che aveva scritto ma per quello che avrebbe potuto continuare ancora a scrivere.
2. CARI AMICI
MORALISTI, NON SI SCAPPA –
Giuliano Ferrara per “il Foglio”
Filippo Ceccarelli è un vecchio amico. Lavora con tutto il suo rango di narratore e commentatore di costume a Repubblica, giornale che compro da quando principiò ad uscire. Ieri leggendo il suo pezzo su Pasolini mi sono stropicciato gli occhi.
Non ci credevo. Non credevo possibile che con tanta disinvoltura si potesse rigirare per Pier Paolo Pasolini la frittata cucinata in salsa velenosa, per anni, su quel giornale, e se ricordo bene anche dallo stesso Ceccarelli, frantumando al posto delle uova i preti e Berlusconi.
Direte. Ma sei impazzito? Ma di che cosa parli?
Esce un libro in cui è ricostruita l' espulsione per indegnità morale dal Pci, nel 1949, del giovane intellettuale e maestro di strada PPP. Il quale, costretto a fare le valigie con la madre e a trasferirsi a Roma nel disonore pubblico, replicò dicendo ai suoi compagni che restava comunista e che non capiva la loro disumanità.
Che cosa era successo? Pier Paolo, disordinatamente e compulsivamente omosessuale, si era portato non so dove due allievi di 15 e 16 anni e ci aveva fatto l' amore (o sesso, se preferite). La cosa era uscita fuori, anche per beghe di provincia tra democristiani e Pepponi, e fu "scandolo", come dicevano i rapporti dei carabinieri.
Ora, a quarant' anni dall' uccisione all' Idroscalo di Ostia del poeta friulano e vate nazionale e scrittore corsaro mirabile, torna lo "scandolo" a parti rovesciate. Com' era piccolo quel Pci!
Com' era brutta l' Italia disumana del comune senso del pudore, della polizia dei costumi! Così scrive senza tentennamenti e su Repubblica, il mio amico Ceccarelli.
Mannaggia a li pescetti, come diceva Totò in "Uccellacci e uccellini". Ma Ceccarelli e Ezio Mauro, suo direttore, si rendono conto di quello che si scrive su Repubblica e in quale contesto lo si scrive?
GIANNI LETTA FILIPPO CECCARELLI
Hanno dato la baia a Berlusconi per il sospetto che sapesse l' età minorile della signora El Mahroug, si sono fatti portavoce di Ilda la Rossa nelle sue tirate contro la "furbizia orientale" della pulzella, sono entrati nel lettone di Putin, hanno fatto carne di porco del buon gusto informativo frantumandocele con la lap dance di Arcore, hanno pubblicato qualunque intercettazione pelosa utile a scatenare l' Italia piccola del comune senso del pudore e della polizia dei costumi, e ancora continuano su questa strada resa difficoltosa dalle assoluzioni ma non definitivamente impercorribile sul piano dell' accanimento giudiziario (ora contro i testimoni a difesa).
Hanno messo in croce la chiesa cattolica e il clero di tre continenti, in compagnia della stampa liberal internazionale, addossando ai preti la pedofilia come una mostruosità di uso comune e sistematico, contro tutte le verità statistiche in contrario, salvo dimenticarsi del dossier non appena salita al trono pontificio la strategia dell' incontro misericordioso con il dorato mondo del divorzio e dell' aborto e dell' eugenetica.
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Hanno sostenuto fior di esperti della mutua nelle crociate fondate su incerte deposizioni di bambini ispirati dai più grandicelli alla caccia demoniaca al pedofilo, sulla base di sospetti fragili e infamanti, finiti nel nulla giudiziario (vedi il caso di Rignano su cui il Foglio e Cerasa fecero inchieste memorabili).
Hanno creato un clima culturale e civile impossibile, in cui personaggi come Salinger e Chaplin (Oona O' Neill era una minore quando cominciò ad amoreggiare con l' uno e con l' altro) o pittori come Balthus o scrittori come Nabokov devono essere censurati, deformati e negati con ipocrisia nella loro predilezione artistica per l' adolescenza, la quale è addirittura scomparsa dai radar della sua verità e rappresentazione nel mondo monitorato dai politicamente corretti e dalle loro polizie del costume.
processo ruby Ilda Boccassini e il presidente del tribunale dei minori Monica Frediani resize
E adesso celebrano la riabilitazione, che per libertini devoti e sposati a donne mature come noi non è un problema, di un giovane intellettuale comunista della provincia italiana che nel 1949 si faceva, per dir così, due pupi in età molto minorile, lui che andava per i trenta.
Ruby minorenne marocchina Berlusconi - Nonleggerlo
Qui ne avevamo già accennato quando si trattò dello scandalo di don Gelmini, a questo paragone, ma non c' è niente di sofistico o di polemico: ormai, dopo il pezzo di Ceccarelli e la celebrazione del Pasolini che amava i ragazzini, chiediamo la riabilitazione piena dei preti di mezzo mondo e del libertino di Arcore oppure la riconsacrazione dell' espulsione di Pasolini per indegnità morale. Non si scappa, cari moralisti.
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